Torino – Dopo 115 anni per la FIAT si chiude un’ epoca. Lo scorso lunedì, si è infatti svolta l’ultima assemblea ordinaria italiana prima del trasferimento dell’azienda in Olanda e in Gran Bretagna.
Con la fusione con Chrysler, la Fiat è diventata Fca, acronimo di Fiat Chrysler Automobiles. La nuova Fca trasloca all’estero e lascia il Lingotto di Torino, città dove l’11 luglio 1899, in una sala del palazzo residenziale dei Bricherasio, viene firmato da un gruppo di nobili e borghesi, l’atto di nascita della società. Quando il documento viene redatto la società si chiama Fia, la “t” viene aggiunta qualche mese dopo, per consolidare il legame con Torino.
“La nascita di Fiat Chrysler Automobiles metterà fine alla vita precaria di Fiat; non dobbiamo più giocare una partita per la sopravvivenza, in fondo alla classifica, senza sapere se ci sarà un domani. Oggi con Fca abbiamo la possibilità di giocare una vera partita”. Con queste parole John Elkann, presidente della Fiat, ha salutato i soci del gruppo.
Mentre l’ad Sergio Marchionne, confermando gli obiettivi 2014 del gruppo, ha ricordato che “nel 2003 Fiat e Chrysler erano rispettivamente al decimo e al dodicesimo posto nella classifica dei costruttori mondiali, e oggi invece sono al settimo posto. Anche dieci anni fa i volumi di vendita erano accettabili, ma la differenza è che entrambe le aziende erano in profondo rosso, mentre oggi hanno un utile della gestione ordinaria di 3,4 miliardi. Tra gli obiettivi dei prossimi mesi c’è la crescita in Asia, dove a breve si farà un nuovo annuncio per la Jeep”.
Alla comunicazione del bilancio 2013, chiuso con un utile netto di 2 miliardi di euro è subito arrivato il via libera dal 99,9% degli azionisti che hanno rinnovato anche l’autorizzazione all’acquisto di azioni proprie fino a 1,2 miliardi di euro.
Ernesto De Benedictis