Roma, 4 aprile. Libreria Feltrinelli di Via Appia Nuova.
Alla Feltrinelli di Via Appia Nuova, Licia Troisi, scrittrice italiana di romanzi fantasy, ha raccontato il successo di Hunger Games e la trasposizione cinematografica del secondo capitolo della trilogia best seller di Suzanne Collins. Sono stati presentati anche contenuti extra tratti dall’edizione Blu-ray. È stato un evento esclusivo dedicato a tutti i fan della saga e a tutti gli appassionati del genere fantasy.
Licia Troisi ha iniziato a narrare storie già all’età di due anni e mezzo ed ha cominciato a scrivere da quando ha imparato a leggere. All’inizio, confessa, è iniziato come un gioco, si ispirava a storie raccontate o che vedeva per televisione e nell’adolescenza ha scritto un diario. A vent’anni, esattamente nel 2004, ha esordito con Nihal della terra del vento, primo libro della trilogia fantasy Cronache del Mondo Emerso e da questo episodio ha iniziato a scrivere per mestiere. Tutti i filoni dei suoi libri sono basati su personaggi femminili: eroine immaginarie frutto della sua fantasia. Chi, se non lei, poteva presentarci il successo di Hunger Games: La ragazza di fuoco.
Dal 3 aprile è uscito il secondo dvd dell’omonimo best seller scritto da Suzanne Collins, diretto dal regista statunitense Francis Lawrence. Le parole di Licia Troisi: «Hunger Games è uno dei pochi casi di cui la trasposizione cinematografica mi piace molto perché secondo me è riuscita nell’aspetto più importante, che è quello di cogliere lo spirito del libro. Il grande schermo è riuscito a veicolare gli stessi messaggi e la stessa atmosfera del libro. Ci sono alcuni accorgimenti che fanno capire come il film è aderente al testo: la fotografia molto livida riesce a rendere perfettamente quello che sulla carta è l’idea di miseria, di vita ai limiti dell’umanità, estremamente disperata, e contemporaneamente il confronto con le scene ambientate nella capitale che sono piene di colori, opulente, eccessive e anche vagamente grottesche. Nel film la colonna sonora è estremamente minimale e riesce a trasporre la scrittura della Collins che è incisiva e secca. C’è un giusto equilibrio tra il libro e il film».
La differenza tra il libro e il film sta nella rapidità con la quale qualcosa colpisce a fondo e si sedimenta dentro. La parola scritta è una capacità di penetrazione molto forte però agisce lentamente. L’immagine è estremamente immediata, questo è anche il suo limite perché alcune volte si perde. Quando un’immagine, come nel caso di tante scene di Hunger Games, è fatta bene, costruita nel giusto modo, riesce a essere estremamente incisiva. Il regista ha rispettato molto il filo rosso del libro inserendo la sua sensibilità e la sua poetica, c’è stato da parte di molte persone un duro lavoro e un confronto di pareri e pensieri.
Licia Troisi ha letto il primo romanzo cinque anni fa e ha un legame particolare con la saga perché lesse in anteprima il testo in inglese per fare lo “strillo” in copertina in caso le fosse piaciuta. I testi di Hunger Games sono ricchi di significati. I temi trattati non sono banali ma problematici e insinuano molte domande. Uno degli aspetti centrali è l’immagine dei giochi, frutto di uno spettacolo dove l’apparenza è molto più importante della sostanza. È un tema di grandissima attualità dove è molto più importante comunicare con ogni mezzo possibile tutto quello che ci accadde piuttosto che concentrarsi sul nostro vissuto. Il tutto si è accentuato con i social media: in Ucraina, durante la guerra, una ragazza viene colpita al collo e, mentre altri corrono in suo soccorso, lei posta su Twitter la frase “sto morendo”, immagine che viene usata come mezzo propagandistico nella società contemporanea.
Hunger Games è lo specchio della realtà, dove Katniss, interpretata da Jennifer Lawrence, pur piegandosi alle regole del gioco, rimane autentica. Troisi la paragona a Nihal, un personaggio del suo romanzo: una ragazza “tosta” che non si abbatte facilmente, ha un atteggiamento ruvido verso l’esterno ed è molto fragile all’interno. Molte ragazze si riconoscono nella figura di Katniss, vedono in lei tutto quello che è il loro immaginario: un mondo di valori, di sacrifico ma anche ricco di punti fermi. Da una parte c’è la superficialità mediatica e dall’altra parte c’è la concretezza dell’individuo che rimane. Colpisce perché è una figura femminile attiva, che combatte e addirittura cerca di salvare il ragazzo. Si capovolge la visione del mondo classico data dai media, dove la donna rappresentava la dama di corte e l’uomo il principe azzurro che correva in suo soccorso.
La scrittrice di Hunger Games è stata accusata di aver copiato il testo di un’ autore giapponese, Koushun Takami, da cui è stato tratto un manga e poi conseguentemente anche un film, Battle Royale di Kinij Fukasaku. L’idea di base è simile perché si tratta di un gruppo di ragazzi di quattordici anni che vengono portati su un’isola per poi uccidersi tra di loro. È differente il modo e l’intento in cui la storia viene raccontata: in Battle Royale il punto centrale è dimostrare che mettendo venti persone in un contesto, dove non ci sono freni inibitori e la morale non esiste, finiscono per ammazzarsi nei modi peggiori, anche questa vicenda già raccontata da un testo Il signore delle mosche di William Golding. In Hunger Games il gioco è uno spunto per parlare: di come le società totalitarie utilizzino lo strumento della propaganda, il rapporto tra l’immagine e la verità, come e perché ci si ribella, cosa sono i simboli, il percorso di crescita di un adolescente in condizioni difficili.
È una polemica infondata perché da uno stesso nodo vengono fuori realizzazioni completamente diverse, quello che conta è il punto di vista dell’autore, del lettore e dello spettatore, che portano la loro reinterpretazione della storia attraverso il loro vissuto. La Collins ha detto che l’idea per Hunger Games le venne facendo zapping in televisione dove c’era un diverso uso dell’immagine: il corrispondente programma americano del Grande Fratello, una scena di guerra, due persone che si baciavano.
Per quanto riguarda Lisa, dal punto di vista visivo, molti dei suoi testi possono essere idea di trasposizioni cinematografiche come Nashira in cui dominano l’immagine degli alberi giganteschi, dei due soli e del deserto. Esiste un progetto della realizzazione di una serie televisiva delle Cronache del Mondo Emerso e, anche se i suoi libri non sono stati tradotti in inglese, alcuni media, come i fumetti, hanno fatto una loro trasposizione molto interessante. Realizzare film fantasy è un’impresa molto onerosa e molto rischiosa soprattutto in Italia, dove, attualmente, dopo Nirvana di Salvatores, nel 1995, non esiste una cultura di genere cinematografica. La fantascienza è stata sempre un genere di nicchia, anche se in questo periodo, grazie al successo di Hunger Games, sono usciti molti libri italiani come Inferno di Francesco Gungui e Multiversum di Leonardo Patrignani.
di Donatella De Stefano