È una delle voci più amate nel panorama del doppiaggio italiano ed è allo stesso tempo attivo come attore nel cinema, in teatro e nella fiction. La versatilità sembra essere il suo punto forte sia quando si tratta di modulare la voce al microfono per donarla a qualche personaggio, sia quando si tratta di interpretare un ruolo in prima persona. Ha doppiato attori come Sylvester Stallone (del quale è la voce ufficiale dopo la morte di Ferruccio Amendola) Vin Diesel, Laurence Fishburne (Matrix, Otello, Mystic river…), Harvey Keitel (Le iene) e ancora Jean Reno, Bruce Willis, Ray Liotta, Tom Sizemore, Forest Whitaker (Smoke, Ghost dog, Il codice del Samurai), Jeff Bridges, Benicio Del Toro, Al Pacino (Sfida senza regole), Samuel L. Jackson (Django unchained), George Clooney, Kevin Spacey (L.A. Confidential), Russel Crow (Insider-Dietro la verità), Daniel Day Lewis (L’ultimo dei mohicani), Tom Berenger, Bruce Willis, Jeremy Irons (Il mercante di Venezia), Liam Neeson e moltissimi altri… Nel doppiaggio dei cartoni animati ha al suo attivo interpretazioni memorabili come ad esempio Pietro Gambadilegno in “I tre moschettieri”, Jafar in “Aladdin”, Bombo in “Alla ricerca di Nemo”, la Bestia ne “La Bella e La Bestia” e Fujimoto nel meraviglioso Ponyo sulla Scogliera… Le televisioni se lo contendono e a lui non rimane che dividersi: speaker ufficiale del canale Fox Crime, voce fuori campo per il seguitissimo Report, protagonista in serie tv di grande successo come “Il capitano”, “Butta la luna”, “Squadra antimafia”, “Il maresciallo Rocca”. Stiamo parlando naturalmente di Massimo Corvo. È lui l’artista con il quale abbiamo deciso di aprire una serie (speriamo lunghissima) di interviste dedicate ai personaggi della cultura e dello spettacolo. Il progetto è ambizioso ma, come si dice: ”Chi ben comincia è a metà dell’opera”…
-Massimo, come è cominciata per te l’avventura in questo mestiere?
M. Corvo: All’età di tre anni mia nonna mi portò a un provino per una pubblicità e lo vinsi.
-Di questa prima esperienza ricordi qualche cosa in particolare?
M. Corvo: Si, ricordo ancora la donna che mi teneva in braccio e il suo profumo.
-Sappiamo dalla tua biografia che in giovanissima età hai preso parte a film di grandi maestri che hanno scritto la storia del cinema…
M. Corvo: Ho lavorato con Federico Fellini in “Otto e mezzo” dove ero uno dei bambini di una classe piuttosto turbolenta e con Marco Ferreri. Tra l’altro, la scena del film di Ferreri all’epoca fu tagliata e non si trova più. E’ il motivo per cui non posso ancora andare in pensione…
-Quando hai veramente deciso in maniera cosciente di fare questo lavoro?
M. Corvo: A 17 anni facevo già parte di una compagnia di teatro che aveva sede in San Lorenzo. Facevamo, tra le altre cose, un teatro di strada fantasioso e innovativo e il mio cavallo di battaglia consisteva nel recitare sugli autobus ”Una stagione all’inferno” di Arthur Rimbaud.
-Sei legato emotivamente in egual misura a doppiaggio, cinema e teatro?
M. Corvo: Sono legato in egual misura a tutto ciò che ti da la possibilità di esprimerti e amo ogni ramo del mio mestiere (sennò che Corvo sarei!).
-Un attore doppiatore trova più difficoltà ad essere scelto per ruoli di cinema e televisione? Se si, perché?
M. Corvo: Credo che ci siano più possibilità, talent a parte, di vincere un provino di doppiaggio. La scelta da parte dei committenti e’ libera e non ci sono i canali di preferenza che si trovano quando si cerca di lavorare in presa diretta (fiction e cinema).
-Nella tua carriera hai vinto un nastro d’argento per le interpretazioni de “Le iene”, “La bella e la bestia” e “L’ultimo dei mohicani”. Quando hai immaginato o sognato la prima volta di diventare doppiatore?
M. Corvo: Già nel periodo della mia adolescenza il doppiaggio mi interessava e appassionava moltissimo tanto che, quando ho cominciato a farlo, mi è sembrata una cosa del tutto naturale.
-Tutto facile quindi?
M. Corvo: Non direi… Come tutti i mestieri anche il doppiaggio ha bisogno di molta pratica e di buoni maestri. Sento di essere stato fortunato perché ho potuto disporre di entrambe le cose. I miei maestri sono stati soprattutto Renato Izzo e Fede Arnaud ma ho imparato molto anche lavorando al leggio con grandissimi doppiatori come Peppino Rinaldi.
-Massimo, nonostante i numerosi impegni sei molto attivo in teatro e dal 15 al 27 Aprile porterai al Teatro dell’Orologio di Roma un tuo spettacolo: “La belva e la bestia”; ce ne vuoi parlare?
Intanto devo dire che nella scrittura del testo sono stato coadiuvato dai giovani Gabriele Galli e Daniele Esposito che cura anche la regia. I protagonisti della storia sono Bestia (il nome ricorda il personaggio del film d’animazione dal quale non riesco a liberarmi dal 1993) , un uomo abbrutito da tragiche vicissitudini che non sa più come andare avanti e Belva (interpretata da Annabella Calabrese), una donna che lotta come una belva contro un destino avverso. Sarà proprio la sofferenza a creare un’empatia tra Bestia e Belva.
Angelo Sorino