Nel 1974 uscì nelle sale il film Profumo di donna, diretto dal maestro Dino Risi ed interpretato, fra gli altri, da uno straordinario Vittorio Gassman. La pellicola ebbe un grandissimo successo anche oltreoceano dove, nel 1976, fu candidata agli Oscar come miglior film straniero e migliore sceneggiatura non originale, tanto che ne fu girato un – non riuscitissimo, per la verità – remake, con protagonisti Al Pacino e Chris O’Donnel. Ora, a più di quarant’anni di
distanza, le stesse atmosfere del film rivivranno sul palcoscenico del teatro Anfitrione dal 7 al 12 novembre, con lo spettacolo Profumo di donna. L’adattamento teatrale è stato scritto da Carlo Selmi e sarà diretto da Marco Bonamoneta i quali, sotto l’egida della FITA provincia di Roma, hanno messo insieme da zero un gruppo di attori, tutti facenti parte di altre compagnie della Federazione di teatro amatoriale più importante d’Italia.
Il testo teatrale riesce a regalare le medesime atmosfere dipinte da Dino Risi, sebbene come punto di riferimento sia stato preso, insieme al lungometraggio, anche il romanzo da cui fu tratto, quel Il buio e il miele di Giovanni Arpino che, ancora oggi, è considerato uno dei libri più belli del secondo dopoguerra.
Lo spettatore verrà preso per mano in un viaggio che attraverso tutta l’Italia, da Torino fino a Napoli, passando per Genova e Roma, svelerà piano piano cosa si cela dietro la spessa corteccia di Fausto, un ex capitano dell’esercito oramai in congedo il quale, durante il servizio militare, perse l’uso degli occhi e di una mano a causa di una granata difettosa. Già coriaceo prima, a seguito dell’incidente diventerà sempre più intrattabile, in costante lotta con il mondo che lo circonda, assillato da un senso di colpa implacabile, dovuto al fatto che, nel tragico fato che lo ha colpito, ha trascinato con sé anche Vincenzo, suo commilitone ma soprattutto amico, diventato cieco anch’esso.
A fargli da accompagnatore sarà Giovanni, timido ed impacciato soldatino che nulla sa del mondo che si trova al di fuori della sua piccola bolla d’esistenza. Ciccio, questo il soprannome affidato da Fausto al suo accompagnatore, dovrà scontrarsi con il carattere rude dell’ex soldato, dovrà sopportare la sua violenza verbale accentuata sempre più dalla spirale d’alcolismo in cui si è rintanato. Dopo varie tappe, la prima a Genova dove Fausto sfogherà le sue voglie con la prostituta Marisa, e la seconda a Roma, per cercare un conforto ed una benedizione da Carlo, Monsignore, cugino dell’ex capitano, il quale, pur provandoci, proprio non riesce ad alleviare l’intimo dolore da cui Fausto è mangiato dentro, i due arriveranno a Napoli. Lì troveranno Vincenzo con il suo gradasso attendente Raffaele, i quali si sono stabiliti a casa di una signora e delle sue figlie, Candida e Sara. Quest’ultima è un’anima costantemente in pena, respinta dall’unico uomo che ama e dall’unico incapace di amare: Fausto. “Questo viaggio ti resterà impresso”, dice Fausto a Ciccio all’inizio dello spettacolo. E sarà proprio qui, a Napoli, che il peregrinare dei due verrà marchiato a fuoco non solo nell’anima dell’ingenuo soldatino, ma in quella di tutti i presenti.
La Nave dei folli, S.P.Q.M, Anta&Go, La rive gauche, Aquerò, La bottega dei RebArdò, Baracca e burattini, La compagnia del delfino, Granatina. Sono queste le nove compagnia della FITA che hanno prestato i loro attori per questa piéce, uno spettacolo che scava a fondo nell’animo umano, nelle mille facce che un uomo può nascondere a tutti, persino a sé stesso, almeno fino a quando non viene scosso nel profondo. È quello il momento in cui tutte le maschere calano, si distruggono, e la vera natura umana si palesa in tutta la sua fragilità.
Dopo il libro ed il film, ecco la terza versione di un’opera che è parte integrante della narrativa italiana, affresco di un’epoca, di un momento storico e delle persone che quel periodo l’hanno vissuto. Tutto questo è Profumo di donna.
Andrea Ardone