Servì la traversata dello stretto di Messina. Servì che in quel mite ottobre di cinque anni fa Grillo arrivasse a nuoto per sostenere lo sbarco ufficiale del movimento sull’isola e la sua corsa per le regionali. L’impresa pentastellata, ambiziosa ma ancora agli albori, non bastò per compromettere la presidenza di Crocetta, sostenuto dal PD e da “Il Megafono”, su Nello Musumeci appoggiato da PdL, CP e Lista Musumeci. A Cancelleri, allora già candidato, spettò il 18, 17 % dei voti e per il M5, 15 seggi su 90.
E se gli attori sulla scena a distanza di 5 anni, rimangono in parte gli stessi, il susseguirsi di due legislature, la bocciatura della riforma costituzionale, il clima di attesa misto a stallo che si respira nella penisola, e la spaccatura tra Dem e Mdp non può che averne ribaltato i ruoli.
Mancano ancora una decina di sezioni ma i dati parlano chiaro. Le 5211 schede esaminate su 5300 mostrano Musumeci, candidato sostenuto da un’ampia coalizione comprendente Forza Italia, Fratelli d’Italia, Noi con Salvini, UDC, e persino Sgarbi al primo posto con il 40 % dei voti e 817.330 voti; Cancelleri del M5s lo segue con il 36,4 % e 707.219 preferenze. Al terzo posto il rettore dell’Università di Palermo, Micari sostenuto da PD e AP al 18,6 %. Conquista il 6% Claudio Fava, la scelta di Sinistra Italiana, Mdp e Possibile . Come c’era da aspettarsi solo uno 0,7 % va’ all’indipendentista Roberto La Rosa.
La modifica dello statuto speciale per la prima volta ha portato il numero dei deputati a scendere da 90 a 70 ma quello che più stupisce è che a riuscir premiato dal sistema del voto disgiunto sia risultato alla fine Cancelleri visto che molti di quelli che hanno scelto una coalizione di centro sinistra, alla fine hanno indicato lui come presidente. La decisione di procrastinare lo spoglio al giorno successivo, più che alimentare l’attesa, sembra essere servita invece a prolungare ulteriormente le polemiche interne Pd e il duello sul web tra Renzi e Di Maio.
Già Giachetti, stamane alla luce degli exit poll, parlava già di “risultato scontato” come scontati i titoli dei principali giornali, tra tutti Repubblica che apriva in prima pagina con il titolo” Il crollo della Sinistra”. Mentre c’e’ stato chi come Faraone, deputato del Pd, che nel tentativo di ricercare un capro espiatorio per la Waterloo democratica profetizzata in anticipo, ha accusato Grasso di non essere sceso in campo come governatore della Sicilia al posto di Micari. Ma la risposta del Presidente non si è fatta attendere :«patetica scusa utile solo per impedire altre e più approfondite riflessioni di carattere politico e non personalistico»- ha riportato il suo portavoce.
Ma i riflettori a metà mattinata sono stati tutti puntati per Di Maio che dai social ha espresso la volontà di annullare il confronto con Renzi previsto da Floris per domani. Tutto normale se non fosse stato proprio a lanciare il guanto di sfida al premier democratico qualche giorno fa. In modo sprezzante ha definito il Movimento 5 stelle come “la vera grande forza politica del paese” e il PD “un partito politicamente defunto”. Ha aggiunto di volersi confrontare con la persona che sarà indicata come premier del partito o della coalizione perché a suo dire “ il competitor per il Movimento 5 stelle non è più Renzi”.
Renzi ha risposto con un post su Facebook ribadendo, nonostante tutto, la sua presenza su La 7 domani e con una stoccata finale si è rivolto a di Maio :« Se un leader che vuole governare l’Italia con queste sfide ha paura di uno studio televisivo, semplicemente non è un leader».
Clima non meno rilassato nel quartier generale di Cancelleri a Caltanissetta oggi pomeriggio. Di fronte al sorpasso della destra Cancelleri ha detto di non voler congratularsi con Musumeci e ha insinuato l’ipotesi della vittoria degli “impresentabili” e il rischio che le elezioni siano state oggetto di brogli.
L’esito della giornata politica odierna, oltre che per il ritorno di Berlusconi e della destra unita sulla scena politica, non può lasciare il resto dell’Italia indifferente per un semplice motivo : il laboratorio politico siculo sembra anticipare alcune delle complesse dinamiche delle future elezioni politiche del 2018 . La più spaventosa delle quali, è il rischio di ingovernabilità dell’Italia per l’assenza di alleanze stabili . Variabili temibili queste che, insieme con l’immaturità politica e la mancanza di dialogo possono costare caro alla democrazia.
Valentina Pigliautile