Giacomo Bevilacqua fa parte della nuova generazione di fumettisti, nati sul web e poi approdati nell’editoria vera e propria. In realtà, l’autore romano classe ‘83 ha iniziato lavorando come autore su John Doe per Eura editoriale, ma è innegabile che la notorietà gli sia arrivata con A Panda piace, web-comic pubblicato in volumi dalla Panini. Con Il suono del mondo a memoria, Bevilacqua sale un altro gradino, segnando il suo esordio nel mondo delle graphic novel, con questa storia lunga, pubblicata da Bao Publishing, di cui ha curato sceneggiatura e disegni.
Samuel Page è a New York per lavoro, ma soprattutto per sfidare sé stesso. Nei due mesi che passerà nella Grande
Mela, la città che non dorme mai, per scrivere il suo primo articolo del giornale di cui è co-fondatore, non dovrà parlare con nessuno all’infuori del suo editor. La brulicante massa di persone che si sposta da un lato all’altro della città 24 ore su 24, non dovrà e non potrà appartenere all’esperienza di Sam se non in maniera distaccata, tramite barriere autoimposte e filtrata dall’obiettivo della sua macchina fotografica. Le onnipresenti cuffie lo aiuteranno a non infrangere queste regole. Lui solo, ed una colonna sonora costantemente in sottofondo. Una colonna sonora in cui tre diversi strati si compenetrano e con cui anche il lettore si confronta, tenuto per mano da Sam. Il primo strato, quello della superficie, è la voce narrante del protagonista, tormentato da un episodio del suo passato di cui solo New York può lenire il dolore. Una voce che ci accompagna pagina dopo pagina, permettendoci di penetrare nei pensieri di Sam e, per estensione, in quelli di Bevilacqua. Difatti, l’autore ha qui trasmesso al suo personaggio parte della sua sensibilità, dei suoi pensieri, proiettando in lui anche il suo sconfinato amore per la città che fa da sfondo alle vicende narrate. New York è, nei fatti, il secondo strato della colonna sonora de Il suono del mondo a memoria, con i suoi rumori, i battiti sconnessi dei passi e dei cuori dei suoi abitanti, il rumore di quegli ingranaggi sotterranei e di quelle vibrazioni descritti così bene dall’autore. E qui arriviamo alla dimensione più intima del racconto, una sonorità udibile solamente dal protagonista, di cui il lettore è messo a conoscenza ma, allo stesso tempo, nella condizione di non poterne far parte, perché è un suono che appartiene a Sam e solamente a lui. Un suono che fa parte della sua infanzia, del suo primo ricordo, della sua memoria, note che si porta dietro da tutta la vita. Un ritmo che scandisce ogni suo movimento.
Sam scatta fotografie, attenendosi alle sue regole e alle sue condizioni, fino a quando si rende conto che un minuscolo granello di polvere è finito negli ingranaggi che ne determinano il movimento, mandando tutto in panne. Sarà quello il momento in cui le barriere cederanno, in cui New York si farà viva ed in cui, forse, il protagonista inizierà veramente a riconoscere ciò che lo circonda.
Bevilacqua imbastisce una storia intima, attingendo dalla sua esperienza emozionale e costruendoci attorno una struttura a tratti forse troppo barocca, di cui New York è il cuore pulsante. Con le sue strade, i suoi panorami, ma soprattutto le persone che ne animano le strade, la Grande Mela diventa parte integrante di Sam. I disegni sono
perfetti per ciò che raccontano, e si diversificano fra loro seguendo le varie fasi del racconto. Dettagliatissimi panorami della città si alternano a momenti in cui l’assenza degli sfondi rende i personaggi e le loro emozioni i protagonisti assoluti della scena. L’autore gioca con diversi stili, spezzando la linea continua realistica dello stile con delle scene disegnate in 8bit, nel momento in cui anche il racconto degli eventi viene messo in pausa intervallato da un excursus “filosofico” sulla casualità delle vite dei personaggi e, per estensione, di tutti noi.
Le regole sono fatte per essere infrante, anche quelle che ci autoimponiamo. Sono dettami che seguiamo solo fino a quando non ci si rende conto che superarli, aggirarli, è il modo migliore per andare avanti. Sono parte di un percorso destinato, ad un certo momento, a prendere bivi che non ci aspettavamo di incontrare ma che, proprio per questo, sono ancora più interessanti da percorrere. La casualità fa parte delle vite di tutti, di quella di Sam e delle nostre, e seguire una routine i cui pilastri sono stabili ed inamovibili non ci salverà da un cambio di traiettoria improvviso, inaspettato, capace di modificare radicalmente tutto ciò a cui eravamo ancorati. È questo che l’autore descrive nella sua storia, ci dice che anche una struttura regolare come può essere quella ritmata di una canzone che da tutta una vita abbiamo dentro la testa – uno, due, tre, quattro – può mutare improvvisamente l’oggetto a cui è rivolta. Quattro battiti che il momento prima tenevano il conto di una quotidianità sempre uguale a sé stessa, quello successivo diventano una melodia dedicata ad un nuovo incontro, ad una persona da cui si rifuggiva, ad un viaggio in treno in cui tutto scompare, tranne due anime che si sono unite.
Un’ottima prova quella di Bevilacqua, che si candida per entrare nella classe dei migliori fumettisti in circolazione, se qualcuno avesse ancora bisogno di conferme. Una prima graphic novel che, sotto tutti i punti di vista, si è dimostrata essere davvero un ottimo esordio.
Andrea Ardone