L’uomo è pronto per ricomporre la chiave? Deduciamo la domanda quale fil rouge del prossimo disquisire. Riportiamo qualche piccolo indizio, anzi un paio. Ora frasi d’uso comune e poi riflessioni d’autore. Molte volte le cose sono quelle che sembrano. Molte volte le cose non sono come sembrano. Molte volte le cose sono il nulla. Molte volte le cose sono più di come sembrano. Un viaggio di trasformazione, quasi nell’atto di espiazione; un percorso di purificazione articolato fra realtà e immaginazione, magia, sogni, passato e fantascienza, corso degli eventi e leggende e misteri sono gli strali del nuovo film di Louis Nero, The broken key.
Dopo l’anteprima nazionale, del 14 novembre scorso, al cinema Ideal Cityplex Torino, a quando la prima tutta romana di The Broken Key? Quali gli artisti, interpreti di The Broken Key, saranno presenti alla presentazione e proiezione del film? Ci sarà gran parte del cast eccezionale, a dir poco, di cui ricordiamo, per esempio, qualche nome, dal regista Louis Nero agli attori Franco Nero, Marc Fiorini, Andrea Cocco, Diana Dell’Erba, Rutger Hauer, Michael Madsen, Geraldine Chaplin, Christopher Lambert, William Baldwin, Maria De Medeiros, Kabir Bedi, Marco Deambrogio, Walter Lippa, Alex Belli, Chiara Iezzi e Ariadna Romero? L’appuntamento, intanto, è per stasera, dalle 20.30, al Cinema Multisala Lux.
Il Cinema nasce per far sì che il Pubblico si identifichi con l’Eroe: nel mio Film Tu sei il Protagonista, Tu sei Arthur J. Adams, tuona fin dal web, la voce del regista italiano di chiaro imprinting esterofilo. The broken key è una coproduzione, protagonisti poco conosciuti accanto ad un cast internazionale, guidati dalla produzione indipendente L’Altrofilm e la neonata Torino Film Production, la Red Rocks Entertainment (UK) e l’americana Fantastic Films International, con la collaborazione di Film Commission Torino Piemonte. Film che detta i tempi da subito. Una volta accomodati in sala e il caso di dire agli spettatori Allacciate le cinture!. L’azione gira, quasi palesemente, attorno alla locuzione Conosci te stesso e conoscerai il tuo Dio, proferita da Louis Nero, curatore di soggetto, sceneggiatura e regia del film.
L’attacco desueto, fuori da ogni regola aurea del giornalismo, è la fisiologica ottemperanza per la matinée ascritta all’esperienza di un’interpretazione ad personam – non un giudizio, né tantomeno una spiegazione da critico cinematografico, né un commento da cinefilo – in modo semplice, potente ed intuitiva, nel percorso sintomatico e su consiglio del regista stesso per l’approccio dello spettatore alla sua opera filmica. Passiamo oltre, dunque, e mettiamo ciò in pratica, stilando una breve nota sul lungometraggio, suscettibile di discussione critica in fase di interpretazione e, che si presta pertanto a diverse letture. Ecco la prima.
Plus scheda tecnica flash. Pellicola dalla durata di centoventi minuti, realizzata in tre anni di lavoro – di cui non si conosce il budget di spesa nonostante l’esplicita richiesta, formulata al regista, in sede di conferenza stampa (perché poi farne un mistero; ma è un mistero o una sorpresa?) – con titolo in inglese (ordini di scuderia e/o scelta di mercato a parte) in programmazione in Italia, dal 16 novembre 2017, poi destinata a varcarne i confini con la distribuzione internazionale in 60 paesi. In Italia, Egitto e Inghilterra i set di produzione. In Piemonte si è girato a Torino, alla Sacra di San Michele sulla vetta del monte Pirchiriano all’imbocco della Val Di Susa, alla reggia di Venaria Reale, a Saliceto, a Rosazza, alla Riserva Naturale delle Grotte di Bossea. Schema flash. Una chiave spezzata. Uomini alla ricerca di. Omicidi, orrori, delitti per il lato noir della storia, insaporita da un dietro le quinte di macchinazioni, intrighi e episodi inspiegabili, arzigogolata di arte e cultura, ecologia, conoscenza e saperi, verità e miti, unitamente a iniziati, dotti, mistici, vati e imbonitori. Joseph Conrad, lo scrittore polacco naturalizzato britannico, proferì che L’idea di una fonte sovrannaturale del male non è necessaria, gli uomini da soli sono capaci di ogni nequizia. Annuncio flash. L’obiettivo del film era quello di creare un mondo legato al mito. (…) Per me, il film è un qualcosa che non serve semplicemente all’intrattenimento. Credo, ancora, che il Cinema sia Arte, e l’Arte, com’era anticamente per il teatro, ha una funzione. Questa funzione è quella di confrontarsi col pubblico; far sì che il pubblico si faccia delle domande – e questo per me è già un successo. Il film può anche non piacere, ma in quanto Arte, generalmente, permette di farci delle domande. Se il pubblico avrà voglia di approfondire, basterà leggere i titoli di coda e scoprirà cosa celano. Così Louis Nero, multitasking del cinema e dell’audiovisivo, durante l’anteprima per la stampa, alla Casa del Cinema di Roma (ndr. 7 novembre 2017, dalle 10.00 in poi).
Aspettando il giorno della resurrezione – come pronosticato dal film – collaudiamo l’imbeccata di regia e seguiamo la via creativa per la decrittazione, non per statuire soluzioni originali, ma perché accettare le sfide vivaci è positivo e salubre, senza nessuna eccezione. La strada per il Paradiso è piena di ostacoli. L’asserzione d’apertura, sintattica e sinottica, è la chiave del film? Come nel gioco degli scacchi, la mossa è stata fatta è tocca spostare le pedine all’avversario. Nella domanda precedente, il gioco linguistico non è casuale, parafrasando i termini di analisi logica e di struttura della proposizione nella lingua italiana, che esamina gli svariati modi in cui le singole parole si legano a formare intere frasi o proposizioni, le quali, a loro volta, unendosi, formano i periodi, così avviene per il complesso di elementi ordinati del canovaccio de La chiave spezzata – ripetendo l’aforisma del filosofo statunitense Ralph Waldo Emerson – Tutto è un enigma e la chiave di un enigma è un altro enigma.
Proseguiamo. Che dire di The broken key? Canoni del genere fantascienza-thriller esauditi. E’ parso di cogliere varie altre sfumature tra rompicapo e puzzles. Continuiamo pure, sulla falsariga di un’ipotetica fantacomprensione letteraria stilistica e allegorica dell’opera cinematografica.
In Italia si è abituati poco a produrre film fantascientifici nel segno dell’effetto speciale tout court. Potrebbe essere anche un lungometraggio appartenente a quel filone d’introspezione psicologica con qualche accenno alla fantascienza? Atteniamoci ai dati sulla scheda tecnica fornitici, la quale etichetta The Broken Key Sci-Fi Thriller History. Saggiamo il piacere di fare una sintesi personalizzata della pellicola con i caratteri, più o meno, di un tweet. Non è semplice, ma tentare non nuoce. Anno 2033. Torino, York, Il Cairo. Terra e spazio. Vita e morte. Immortalità. Resurrezione. Codice di Torino. Toth. Dante. La Divina Commedia. Bosch. Coordinate celesti si confondono e fondono ai tratti di pittura e tattoo a cui s’intrecciano esoterismo, allegorie, sacro, profano. Buona visione.
Quali potrebbero essere i punti di forza di The broken key? La sceneggiatura non passa in secondo piano, al primo posto – nonostante diversi effetti meccanici o quelli eseguiti sul set – non ci sono gli effetti speciali (anche se ne sono presenti 650 da confessione di regia). Si presume, nell’utilizzo di quest’ultimi, un orientamento generale per trarre il meglio da entrambe le esperienze, sia materiale sia digitale: uso di un dato strumento nel modo e nei tempi giusti, e non perché si scorge nella cassetta degli attrezzi. Dominio della tecnologia. Natura, territori e flora da Paradiso. Simbologia imperante: è un’irresistibile ascesa al simbolismo. Figura di spicco la musica: orchestra di 100 elementi e musica live no stop (!) per due ore. Ruolo altrettanto rilevante riconosciuto all’Arte e i luoghi d’arte. Documenti, dipinti, reperti citati sono realmente esistenti. Gli eventi storici narrati sono riproduzione fedele di fatti realmente accaduti. Frutto d’immaginazione gli avvenimenti ambientati nel futuro. Enigmi a iosa. Telegrammi subliminali molti di più.
Altra riflessione. La morte è l’inizio della immortalità? Interrogarsi sul destino ultimo dell’essere umano e dell’universo è prerogativa condivisa dalla maggioranza di abitanti del pianeta? Cos’è l’eterno? Il simultaneo possesso di tutti gli attimi. L’enigma è ciò di cui non scorgiamo né principio né fine, ciò che dura oltre la vita (Giuseppe Bonaviri, La Beffaria, Rizzoli, 1975). L’escatologia, in quanto legata alle aspettative ultime dell’uomo – vita oltre la morte – può influenzare in modo significativo la visione del mondo e il comportamento quotidiano? And death shall have no dominion, ovvero E la morte non avrà più dominio, è la replica che riecheggia – titolo della popolare poesia inglese, sazia di miti e decretata da tesi su morte, natura, amore, totalità estasiata e commovente di tutto il creato, del celebre Dylan Marlais Thomas – e che va avanti con i noti versi, tratti dalla stessa:…Quando le loro ossa saranno spolpate e le ossa pulite scomparse, Ai gomiti e ai piedi avranno stelle; (…)Benché gli amanti si perdano l’amore sarà salvo.
Non finisce qui. In The broken key, nell’intento del regista concepito sulla linea delle Sette Arti Liberali, c’è il Codice di Torino e il Museo Egizio torinese. La sinossi narra del recupero dell’importante frammento di papiro mancante a quello antico, protetto dalla oscura confraternita dei seguaci di Horus. Quindi ecco l’avventura, in un futuro prossimo, del ricercatore inglese Arthur J. Adams – spinto dal padre putativo, il prof. Moonlight – che tra morti legate ai Sette Peccati Capitali (tele del pittore fiammingo Hieronymus Bosch. Piccola chicca: è dei giorni scorsi l’uscita di Bosch. Il giardino dei sogni, film diretto da José Luís López Linares, ispirato a uno dei dipinti più iconici al mondo, Il Giardino delle Delizie Terrene, l’opera più ambiziosa del pittore), e trasmutazioni in corrispondenti Virtù Cardinali, sarà l’eroe che salva l’umanità. Diverse incongruenze sono racconto di evoluzione dello scrivere, del linguaggio e della comunicazione correlato al progresso dell’essere umano e fanno al contempo peculiarità delle scene: il papiro, antenato della carta, unito al picchiettio di tasti di vecchia macchina da scrivere, nelle prime battute del lungometraggio, monitor di tv e pc e radioline, nel prosieguo, accanto al continuo uso di display touch screen. Giustificato il reato per la formula stampa cartacea? La carta è un bene prezioso: per eco-sostenibilità, la tutela è in mano alle norme della Legge Schuster. Tutte le informazioni fluiscono attraverso un’unica rete di dati gestita dalla Grande Z, la Zimurgh Corporation (pura coincidenza la Z iniziale con quella di Mark Elliot Zuckerberg, presidente e amministratore delegato di Facebook Inc ?).
Ritorna il sommo Dante, antesignano della letteratura, padre della fantascienza, con i tre tomi della Divina Commedia, e i dettagli del ciak per la scena dell’incontro alla Porta degli Inferi, con lo pseudo Virgilio, non il poeta latino guida mandato da Beatrice, e il fiume, non l’Acheronte ma il Pò – non c’è il Caronte dantesco che traghetta solo le anime dannate, al suo posto c’è un bimbo. Insomma, non si è davanti al mistero prêt-à–porter. Per i conclamati fautori di intuito speciale e latori di destino, ancora l’Egitto (link: primi giorni del mese, svelata la presenza di una camera segreta della piramide di Cheope grazie ai muoni, particelle elementari generate nei raggi cosmici, al di fuori dell’atmosfera terrestre, che hanno permesso di ottenere un’immagine simile a una radiografia) e la mitologia: la maschera dell’ibis sacro richiamo palese al dio Thoth, simbolo dell’intelligenza e dio con molti ruoli importanti, come la tutela dell’universo (richiamo attuale alla recentissima news di COP23, la conferenza sul futuro del clima a Bonn), dio della sapienza e della magia, inventore della scrittura: è rappresentato anche con un ibis nel suo geroglifico. Per chi adora dipanare intrecci e il superare difficoltà è nelle loro corde, voilà, la rosa, fra tutti i fiori la più ricca di significati simbolici: per i romani è il ricordo, per i musulmani la contemplazione, per Dante l’amore, per i templari la sofferenza e il sangue, per gli alchimisti l’impossibile, per i rosacroce la conoscenza. Voilà, La rosa dei venti, sullo Zippo d’acciaio a scatto – divulgatore di fiamma e acre odore di benzina, cimelio, amuleto a volte, ciò nondimeno contrassegno di quel legame vivo e affettuoso al padre estinto che Arthur porta con sé ovunque – è la stessa del pavimento su cui si ritroverà disteso inerte il protagonista nelle scene finali del film. Perché? Non è possibile anticipare tutto, basta saper che Ognuno di noi custodisce una chiave spezzata. Ognuno di noi è chiamato, in vita, a ricomporla. Arthur lo scoprirà man mano che si addentrerà nel mistero, risolvendo gli omicidi rituali in cui si imbatte, e mettendo insieme i pezzi di una mappa disegnata secoli prima da Bosch, per ritrovare la chiave perduta: il nuovo Graal. Il resto a voi scoprirlo, o forse è meglio dire, interpretarlo? Volendo, si potrebbe avanzare una congettura veemente da maris motus visivo.
Nel magma immaginifico di The Broken Key, discernere una finestra sulla realtà. L’uomo di oggi, il mondo contemporaneo, la società socio-economica, ha molto di quel futuro imputato alla panoramica della città magica di Torino sovrastata dalla Mole Antonelliana? Arthur siamo noi, il genere umano tutto? Io sono un enigma a me stesso, è l’affermazione di Sant’Agostino. Con ciò, nonostante ci sia molto altro ancora su cui soffermarsi e approfondire, si suggerisce la conclusione della incessante carrellata di cronaca anche se priva di colpi di scena, sicuramente in proiezione fra pochi minuti, e scarsa di pensieri e parole dal cast, probabilmente a seguire nei giorni a venire. Per il momento, spunto di letture, analisi, ascolto e visione e revisione, vengono alla luce altri interrogativi su The Broken Key, nessuna istigazione e nuove considerazioni, che celermente si mettono da parte, per aspettare, da qui a poco, l’autorevole e spregiudicato giudizio del pubblico, dalle sale italiane, sul film di Louis Nero.
Maria Anna Chimenti