Roma. Parioli. Ieri 23 aprile in occasione dell’apertura della Moschea a 95 ragazzi del Liceo Classico Socrate, Katiuscia Carnà, mediatrice linguistico-culturale, racconta del progetto da lei ideato “Conosci il tuo mondo”? e ci descrive una Capitale multietnica. «Il territorio italiano negli ultimi 20 anni ha cominciato a respirare un clima diverso, quello di tante diverse e nuove culture. Roma in particolare risulta essere la provincia con il maggior numero di migranti con circa l’8,7% della popolazione. Una capitale multietnica che accoglie non solo persone di diverse origini, ma soprattutto le loro singole identità in quanto uomini. La fede in un certo senso corrisponde anche a questo senso di ritrovare se stessi e identifica quasi tutte le comunità.
Roma ospita attualmente 234 luoghi di culto di tutte le religioni, secondo le statistiche riportate dai dati Caritas e Migrantes. Questa è una realtà multiculturale che s’interseca ogni giorno con la nostra quotidianità, non possiamo tirarci indietro e far finta di niente. L’incontro con “l’altro”, proveniente da un’altra cultura non è semplice e questo fa sì che sorgano dei pregiudizi. Io, Katiuscia Carnà, mediatrice linguistico culturale da diversi anni e impegnata nel campo dell’immigrazione sin dall’adolescenza, ritengo che proprio questo incontro con altre culture sia un’ottima opportunità di arricchimento culturale da entrambe le parti.
Il progetto proposto da me e accettato con grande piacere dal Liceo Classico Socrate, “Conosci il tuo nuovo mondo?”, è un esempio di come sia possibile che insegnanti di formazione classica e ragazzi dai 14 ai 16 anni s’interessino a nuove culture e religioni. Non serve andare poi così lontano: a Roma abbiamo la più grande Moschea di tutta Europa che ieri 23 aprile ha ospitato 95 ragazzi del Liceo che hanno visitato con molto interesse, seguiti dalle guide ufficiali del Centro Culturale Islamico. Questa è solo una delle visite che hanno fatto, infatti il loro è stato un percorso formativo in classe, ma anche itinerante, presso il tempio induista di Casal Lombroso e il Museo d’Arte Orientale Giuseppe Tucci per conoscere il Buddhismo.
Questo percorso è stato più o meno arduo, non è semplice educare ad una laicità dell’insegnamento delle religioni. Curioso è il fatto che più volte diversi ragazzi mi hanno chiesto se fossi Induista, altri se fossi Musulmana. Di questo ne posso essere orgogliosa in quanto forse nel mio piccolo sono riuscita a trasmettere la cultura e la religione di un popolo dal dì dentro, “come se io fossi una di loro”, e non facendo comprendere il mio punto di vista.
Alla fine del percorso, il prossimo mese, i ragazzi faranno dei lavori di approfondimento sulle varie culture, su popolazioni etniche particolari, sulle religioni e saranno loro a spiegare a me cosa significa per loro INTERCULTURA, perché questo processo inizia da noi giovani.
Sperando di essere riuscita nel mio intento e nel mio lavoro, partendo dalla consapevolezza che per ottenere una convivenza pacifica e un arricchimento reciproco culturale, credo si debba davvero partire da un’educazione e una formazione adeguata che dia gli strumenti giusti per conoscere le nuove culture».
di Katiuscia Carnà
a cura di Silvia Buffo