Negli ultimi 2 anni, 3500 medici giovani e 1500 medici ospedalieri e in pensione hanno chiesto di poter trovare lavoro, o comunque fare esperienza lavorativa, all’estero: rivolgendosi agli appositi sportelli di AMSI, Associazione Medici d’origine Straniera in Italia, e UMEM, Unione Medica Euromediterranea. Questi i dati – certo non incoraggianti per la sanità italiana – che, insieme al “Manifesto Sanità e multiculturalismo”, saranno presentati il 2 dicembre mattina, alla clinica “Ars Medica” di Roma, nel corso del Congresso AMSI – col patrocinio di UMEM e movimento “Uniti per Unire” – centrato su “Urgenza in cardioogia e medicina sportiva” ( con rilascio di 6 crediti ECM per i partecipanti).
“Presso il nostro sportello AMSI, UMEM e “Uniti per Unire”- precisa Foad Aodi, medico fisiatra, fondatore di AMSI e UMEM, e membro del “Focal Point” per l’integrazione in Italia per l’alleanza delle Civiltà UNAOC-organismo ONU.- arrivano numerose telefonate, e richieste tramite Email, Whatsapp, Facebook, da parte di medici italiani e d’ origine straniera che desiderano lavorare all’estero o farvi esperienza professionale, o far ritorno ai loro Paesi d’ origine. La maggior parte delle richieste di lavoro all’estero proviene dal Sud (Campania,Sardegna,Sicilia, Puglia), dal Centro (Lazio: Roma, Latina, Frosinone ) e dall’ Emilia Romagna. Da parte di medici giovani e medici ospedalieri esercitanti nelle branche di chirurgia, neurochirurgia, oculistica, ginecologia, chirurgia plastica e vascolare, Pronto soccorso e cardiochirurgia: principalmente per motivi economici e di sviluppo professionale, anche perché i giovani medici italiani hanno poche possibilità di fare chirurgia applicata ed esperienza varia in Italia”.
Le richieste di fare esperienze lavorative varie e di ricerca all’ estero provengono, invece, da medici ancora ospedalieri, universitari e in pensione: soprattutto da Veneto, Lombardia, Piemonte, Trentino e Campania. Quest’ultima categoria è formata maggiormente da medici esperti e specialisti in diabetologia, ginecologia, pediatria, malattie cardiovascolari e infettive, endocrinologia, dermatologia, gastroenterologia, angiologia e pnemologia .
” I Paesi ambiti dai nostri colleghi italiani”, prosegue il Prof. Aodi, “sono soprattutto Israele, Giordania, Libano, Spagna, Francia, Belgio, Germania, Austria, Svezia, Portogallo, Tunisia, Palestina, Albania, Romania, Qatar, Cuba e altri Paesi dell’ Africa”.
Infine, Aodi si rivolge al mondo delle istituzioni, sanitario, universitario e degli Ordini professionali: “Bisogna affrontare subito questi problemi, e prevenire quella che oggi, in Italia, si preannuncia come vera e propria carenza di medici: causata da fuga all’estero, numero chiuso degli accessi all’ Università, alto numero di medici che nei prossimi anni andranno in pensione, e ‘alto numero di medici internazionali che iniziano a ritornare nei loro Paesi d’ origine (Paesi arabi, africani e dell’ Europa sudorientale, come Albania e Romania”.
Fabrizio Federici