Con le invasioni barbariche parole quali feudo, grado, guerra, schiatta, scherma, schiera, sguardo e inoltre bandiera e scherano entrarono a far parte del linguaggio comune.
Con la disgregazione dell’impero romano la “nobilitas” senatoria decadde, e gli imperatori avevano via via preferito affidare gli incarichi più elevati a uomini di fiducia che consideravano propri “comites” (compagni). Per questo motivo, i Carolingi – re di Francia – chiamarono “comites” (comtes in francese, da cui «conti» in italiano) i dignitari che preponevano al governo delle loro province (e «visconti» i loro sostituti), designando queste con il termine di «contee». Dal germanico “Marka” (segno di confine) denominarono invece con il termine di «marche» le provincie situate ai margini dell’impero (es: la marca d’Ancona o quella di Fermo, da cui nel XIX secolo pervenne il nome dell’attuale regione Marche) e «marchesi i dignitari ivi preposti (“margravii” in tedesco).
I longobardi, in epoca precedente a quella dei franchi, avevano sempre affidato il governo delle loro province a capi militari che fin dai tempi dell’impero romano venivano chiamati “duces” e che per questo si dissero «duchi» (basti pensare che l’imperatore di Prussia, successore ideale del “caesar” dell’antica Roma, era ancora ai primi del secolo scorso chiamato “Kaiser”). I longobardi erano un popolo nomade e primitivo, ma una volta divenuti possessori stabili di ampi dominii, trovarono naturale concedere un territorio o un villaggio all’uomo più anziano (“senior” in latino, al «più vecchio»), da cui proviene il termine «signoria».
In tempi in cui a dettare legge erano le armi, ai guerrieri che si distinguevano per particolari meriti si doveva il titolo di «vir” o “prudens vir”, e ai capitani quello di “strenuus vir”. Così nel medioevo i franconi riservavano il titolo di “baro”, o barone (uomo libero da obblighi servili ed atto a lottare) ad alcuni grandi signori. Si trattava di una realtà ancora primordiale in cui anche i regimi erano per loro natura instabili, e i sovrani per assicurarsi il potere più a lungo possibile, iniziarono a permettere che questi titoli e le giurisdizioni ad essi annesse passassero in eredità. Ecco dunque nelle grandi monarchie formarsi il regime feudale, e dunque, una gerarchia, dove al duca seguiva il marchese, a questi il conte, al conte il visconte, quindi il barone e, infine il signore.
Marcello Intotero Falcone