Roma, 5 maggio. Libreria Feltrinelli di Via Appia Nuova.
Nadia Toffa, una delle Iene più determinate della tv, ha presentato il suo libro Quando il gioco si fa duro alla Feltrinelli di Via Appia Nuova. Il testo scoperchia l’industria del gioco: l’unico business che non conosce crisi. Un’inchiesta sconcertante per capire: chi vince davvero e chi perde, perché i giocatori patologici sono sempre di più e come difendersi in un Paese travolto dall’azzardomania. Hanno preso parte al discorso Ilary Blasi, conduttrice delle Iene, Filippo Roma e Paolo Calabresi, entrambi inviati del programma.
Nadia Toffa, dopo una lunga gavetta, si guadagna un posto come inviata nel famoso programma delle Iene per il suo carattere determinato e “rompicoglioni”- come scherzosamente lo definisce Paolo Calabresi. Ha condotto numerose inchieste, tra le più importanti ricordiamo: le truffe compiute dalle farmacie ai danni del Servizio Sanitario Nazionale, la proliferazione delle sale slot machine in Italia, lo smaltimento illegale dei rifiuti in Campania per mano della camorra, il crescente tasso di tumori nel “triangolo della morte” tra Napoli e Caserta e la “terra dei veleni” di Crotone.
Le sue parole: «Penso che il fenomeno del gioco d’azzardo riguarda un po’ tutti e purtroppo poco se ne parla. Le slot machine ci sono dovunque: da fuori è tutto oscurato, molti si chiedono “ma cosa mai ci sarà dentro?”. Sulle vetrine sembrerebbe un mondo fantastico: donne stupende con il decolté in vista e champagne alla mano con impresso il simbolo del dollaro. Sembrerebbe un posto dove è impossibile non divertirsi e non vincere un sacco di soldi. Il vetro buio ha una sua motivazione: far perdere la cognizione del tempo, nel testo viene chiamato “l’eterno presente”. Le macchinette, con colori sgargianti, sono le vere protagoniste di questo ambiente illuminato con luci blu o opache. In alto vengono impiantati delle casse di risonanza per far sentire di più il rumore».
Può essere paragonato a un format televisivo: Chi vuol essere milionario?. La trasmissione è uguale in tutti i paesi perché sono riusciti a trovare un genere che fa ascolti, proprio come le sale da gioco. Le conseguenze di tale evento sono tragiche: 800 mila persone si dichiarano “malate” e 2 milioni a rischio. Il giocatore d’azzardo sembra invisibile, perché non può essere paragonato ad altre dipendenze, tipo a un alcolizzato o un tossicodipendente dove sono visibili gli effetti collaterali. Facilmente si può scivolare nel dramma della ludopatia passando per tre fasi: quella “vincente”, in cui c’è un grande entusiasmo per la somma di denaro conquistata, quella “perdente”, dove si rigiocano i soldi vinti e si perde, e quella, infine, del tracollo dove si spende tutto per recuperare. Dietro al giocatore “malato” ci sono famiglie distrutte in quanto non ci sono più soldi per pagare l’affitto, per fare la spesa, ma solo tanti debiti. Dunque il costo sociale è altissimo.
Negli ultimi dieci anni stiamo assistendo a un bum del gioco che nemmeno più ricordiamo i nomi dei nuovi: il winforlife, il bingo, il gioco istantaneo, i gratta e vinci sono solo una minima parte. Non va dimenticato il gioco online, perché se prima, dovevamo andare al casinò, prendere la macchina, affittare uno smoking, andare in un’altra città e fare chilometri, ora è tutto, davvero, alla portata di mano: basta scendere di casa e trovare una sala giochi o un tabacchino che è provvisto di gratta e vinci o qualsiasi altro gioco, oppure decidere di stare comodamente a casa e giocare soldi illimitati online, dove c’è un limite massimo di 1500 euro al giorno che, a rifletterci, sono una fortuna. Pensiamo alle videolotteri, quelle macchinette che funzionano a banconote, puoi infilarci dentro ben 500 euro e ti puoi giocare 10 euro a click.
Siamo testimoni di un fatto che dovrebbe sensibilizzare la politica e le istituzioni sociali. Di noi parlano in America: è uscito sul New York Times, pagina internazionale, un articolo dal titolo “Non è che l’Italia sta puntando sulla mano sbagliata?” e lo Stato sta facendo cassa su questo, l’offerta è altissima, siamo il quarto paese al mondo per volume di gioco. Gli italiani si giocano 85 miliardi di euro l’anno: è un’industria che non conosce crisi.
Filippo Roma prende la parola: «dietro tanta gente che perde c’è chi ci guadagna, la cosiddetta lobby del gioco. In Italia dieci grandi compagnie gestiscono le sale da gioco e sono gli unici a trarne profitto. Queste compagnie, tra il 2004/2006, tenevano la gestione delle sale da gioco lontane dalla Agenzia delle Entrate che conteggia le vincite, e quindi, calcola le tasse che queste, dovevano versare alle casse dello Stato. Per tre anni questa trattativa scompare e naturalmente viene inflitta una multa salatissima pari a 98 miliardi di euro. Dalla Corte dei Conti ottengono subito un grandissimo sconto: la multa passa a 2 miliardi di euro. L’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, con il decreto Imu trae i soldi dalle lobby del gioco d’azzardo, imponendo loro un ulteriore maxi sconto e la multa passa a 600 milioni di euro».
Paolo Calabresi legge dei passi di Quando il gioco si fa dura, edito da Rizzoli. In uno racconta quanto sia bassa la probabilità di vincere al superenalotto: noi pur giocando tre volte a settimana, nei nostri anni di vita, abbiamo scarsissime possibilità di vincere, nemmeno Leonardo Da Vinci e Giulio Iscariota, se fossero vissuti fino ad oggi, ne avrebbero l’occasione. Se l’uomo delle caverne, avesse giocato per 2 milioni e 400 miliardi di seguito al superenalotto, sempre tre volte a settimana, avrebbe il 50 per cento di probabilità di aggiudicarsi il jackpot. Non vale nemmeno il “mito” dei numeri ritardatari, perché hanno la stessa probabilità di uscire rispetto ai numeri usciti i giorni precedenti. In un altro, invece, descrive la condizione reale di un uomo di 47 anni, che ha vissuto per tre giorni in un garage, senza mangiare e bere, per giocare immobile davanti a un computer e raschiare i suoi 300 gratta e vinci comprati in differenti autogrill. Il testo ritrae anche, come una ragazza laureata in medicina, ha trasformato la compusività del gioco in una compulsività sessuale.
Finalmente arriva Ilary Blasi accolta da un profondo applauso e da una battuta di Paolo Calabresi: «stavamo facendo delle cazzate in attesa della grande sorpresa». Le parole di Ilary: «Mi è piaciuto moltissimo il libro. Se volete provare l’adrenalina compratelo».
di Donatella De Stefano