«Gli studi storiografici e demologici che portarono alla luce gli aspetti sociali degli abitanti laziali detti ciociari hanno inizio nel XIX secolo. La razza ciociara viene descritta dallo studioso Quadrotta nel 1961 come «il tipo del Lazio Meridionale dato in prevalenza dal “ciociaro” dalle membra vigorose e flessibili, dal viso regolare col naso dritto o leggermente curvo, gli occhi grandi e neri, la capigliatura folta, le sopracciglia marcate, l’aspetto fiero ma insieme dolce. Le donne godono fama di grande bellezza per vigore e nobiltà dei lineamenti, la carnagione bianchissima, gli occhi profondi, le spalle e i fianchi robusti ma perfetti, l’incedere maestoso». Per la prima volta si parla di Ciocerìa nel 1833, ritenendo che il toponimo sia effettivamente entrato nell’uso comune, senza precise connotazioni geografiche, a partire dalle invasioni francesi nello Stato Pontificio.
Nel tempo gli incroci dei destini – tra politica, amministratori e territori – hanno fatto della nostra terra una “base militare” per millenari, sovvertendone l’anima, tracciandone un inganno perpetuato a danno della sua identità, disorientandone la storia e deviando l’immaginario di quella gente che la ha attraversata con vicende di straordinaria ricchezza. Oggi, chi come me gira la provincia incontrando nell’empatia politica i più umili, i diseredati , i maltrattati da anni di ingiustizie li trova serrati dietro l’uscio, entro muri e confini costruiti apposta per creare spavento, rassegnazione ed abbandono da parte di chi occupa ignobilmente e inutilmente poltrone e seggiole .
Eppure la provincia frusinate rimane terra d’incroci e di destini multipli, potendo aspirare alla rappresentazione di un percorso plurale comune che deriva anche dalla sua posizione geografica.
La nostra vasta periferia, di atroce bellezza dell’anima, oggi è assediata dalla crisi. Nascono i nuovi poveri (working poors), ci si scontra con le condizioni sociali, economiche e psicologiche trasversali determinata dai tagli alla spesa sociale, ai trasporti ,dalla precarietà, dalla chiusura di fabbriche, dalla sanità disomogenea ed impoverita. Crescono le dipendenze e l’abuso di alcol, droghe e gioco d’azzardo, il barbonismo domestico tutto ciò dovuto a speculatori di ogni genere che porta annidiato dentro di se l’attuale classe dirigente. Ne deriva il deserto che nasce dalla solitudine dell’uomo, dove ognuno non può essere più se stesso, obbligato per sopravvivere a “cedersi” a chi più offre. La rabbia che sale si confronta solo con l’ipocrisia di un sistema in affanno dove diventa vittima anche la verità quella che noi, in tanti anni di battaglie politiche, abbiamo messo sempre in prima linea senza alibi.
A breve si andrà al voto. Sarà fondamentale che ognuno sappia scegliere senza scendere a compromessi e compravendite, quelli che invece le attuali alleanze e coalizioni stanno chiedono senza vergogna. Questo voto, se onesto e pensato con coscienza, potrà portare ossigeno e linfa alla costruzione di nuovi ordinamenti egualitari contro le barbarie delle pratiche mortali dell’attuale classe di potere. Saremo noi, i singoli, col nostro voto libero e pensato a fare la differenza cambiando il destino di una terra smarrita».
Giuseppina Bonaviri