“Dieci piccoli indiani…e non rimase nessuno!”: questa la pièce che è ora in scena, sino al 21 gennaio, al “Quirino”, per la regìa di Ricard Reguant ( traduzione dall’ inglese di Edoardo Erba). Tratta dal capolavoro di Agatha Christie, quel “Dieci piccoli indiani” ( negli USA, “And Then There Were None”) che, uscito in Gran Bretagna nel 1939, e in Italia nel ’46 (nella storica collana dei “Gialli Mondadori”), resta tuttora all’ undicesimo posto nella lista mondiale dei bestseller ( al terzo, considerando solo i romanzi).
Su un’ isola dinanzi alle coste britanniche (del Devon, probabilmente), 8 personaggi di età e situazione professionale molto diverse ( un medico, un giudice e un generale ambedue in pensione, un capitano, un ex-poliziottio divenuto investigatore privato, una segretaria, un’ acida maniaca religiosa, un giovanotto arrogante) si trovano invitati in una spendida villa art deco ( siamo a fine anni ’30). Per iniziativa d’un misterioso anfitrione, tale Mr. Owen,. e della moglie, proprietari della casa: che, però, nessuno dei presenti ha mai conosciuto, inclusi anche i due domestici, marito e moglie, che si prendon cura della villa.In questa ambientazione chiusa (la villa inoltre è isolata per vari giorni dalla costa, causa il maltempo), fedelissima alle tre celebri unità teatrali aristoteliche ( tempo, luogo e azione), si scatena, com’è noto, un diabolico gioco al massacro. Che porterà alla graduale uccisione di tutti e dieci gli “indiani”, sino all’imprevedibile finale.
Mentre in vari altri romanzi della Christie ( vedi “Assassinio sul Nilo”, ad esempio ) è centrale la figura dell’ investigatore, “Deus ex machina” che cerca di sbrogliare l’ intricata matassa dei delitti, qui tale figura è assente: l’unica che ricopra un ruolo apparentemente simile è quella di Wargrave, il giudice in pensione ( che poi, però, scopriremo rivestire tutt’altro ruolo).
L’ adattamento teatrale ( da un’ idea di Gianluca Ramazzotti e Ricard Reguant), con scenografie di Alessandro Chiti e costumi di Adele Bargilli (ambedue rigorosamente art decò e anni ’40), ricrea perfettamente l’ atmosfera claustrofobica e, al tempo stesso, perversamente raffinata, della villa: accentuando il senso d’ oppressione, di spasmodica attesa che invade le “vittime designate”, sino a ricordare anche certe atmosfere di Luis Bunuel (“L’ angelo sterminatore”) e Leonardo Sciascia (“Todo modo”). Mentre il giudice Wargrave, in certi meccanismi mentali, precorre un po’ quello immortalato da Fabrizio De Andrè, con la canzone “Un giudice”, nello splendido “Non al denaro, non all’ amore nè al cielo”.
La conclusione della vicenda sarà del tutto inaspettata, un vero rompicapo per la polizia che, in seguito, arriverà sull’ isola. Giulia Morgani, Tommaso Minniti, Caterina Misasi, Pietro Bontempo, Leonardo e Mattia Sbragia, Ivana Monti, Luciano Virgilio, Alarico Salaroli e Carlo Simoni sono i bravissimi interpreti. Perfettamente calatisi nei panni dei personaggi: esponenti di quelle middle class e aristocrazia britannica, dagli interessi ipocritamente convergenti ma in realtà diversi, che all’ epoca ( il libro della Christie è del ’39) preferirono cullarsi nei loro trastulli ( anche macabri, come in questo caso) anzichè guardare alla catastrofe che stava preparandosi in Europa.
Fabrizio Federici