Si ispira ad un avvenimento realmente accaduto la trama dell’ultimo romanzo di Nicoletta Retico. La Montagna del Purgatorio (e-Walkabout, 2018) è un giallo in cui generi ed influenze letterarie si incontrano e sovrappongono per dar vita ad una narrazione in cui l’imprevisto e l’incognito si muovono di pari passo con quella sottile vena di ironia che percorre tutto il romanzo.
Si tratta della terza opera letteraria pubblicata dall’autrice. Laureata in Lettere con indirizzo in Storia dell’Arte, oggi insegnante presso la scuola pubblica, Nicoletta Retico, accanto alla scrittura si dedica da anni alla pittura: diverse le mostre, collettive e personali realizzate con le sue opere. La pittura riveste un ruolo fondamentale anche nelle sue prime pubblicazioni: Universi temporali, del 2011, è una raccolta di quadri e racconti, alla quale è seguito il primo romanzo, noir ambientato tra le opere del Caravaggio, per il quale è prevista una nuova edizione nel 2018. Autrice di testi di vario genere, anche teatrali e corti, nel 2009, con il documentario “Santa Severa tra leggenda e realtà storica” ha ottenuto il primo premio al Festival del Cinema archeologico di Roma.
Protagonista de La Montagna del Purgatorio è Rosa, giovane dal carattere vivace ed intraprendente, che vive in un piccolo paese dell’Abruzzo. “Lei assomiglia molto a me –spiega l’autrice- In realtà, quando ho iniziato a scrivere il romanzo, avevo l’età di Rosa, 19 anni, e mi chiedevo cosa facesse una ragazza della sua età in un paesino come questo dove d’estate mi portavano i miei nonni”. Una stesura più volte abbandonata e poi ripresa, quindi, che ha subito, nel corso degli anni, diverse modifiche. La vicenda narrata si svolge nell’arco di una settimana ed è collocata dall’autrice nel 2003: “Ho scelto quell’anno perché la settimana che partiva dalla Pasqua e comprendeva la Liberazione era per me catartica e funzionale alla storia” illustra. È in questi giorni che la tranquilla località di Attracco viene sconvolta da un avvenimento che ben presto si contornerà di un mistero sempre più fitto. Ad ispirare il racconto un avvenimento realmente accaduto alla fine del secondo conflitto mondiale: “C’era stato un episodio brutale ai danni di una donna che era stata ritenuta spia del presidio tedesco in questo paese –spiega l’autrice- In realtà non è stata mai dimostrata la sua colpevolezza, lei si è sempre proclamata innocente, però questo non ha fermato l’odio del paese”.
Sin dal principio il romanzo anticipa la sua natura eterogenea in cui il genere “giallo” si arricchisce di commistioni letterarie e non solo. Gli odori, le impressioni, visive e uditive (molti personaggi si esprimono nei dialetti di origine) occupano un ruolo fondamentale. La caratterizzazione di ogni soggetto, che l’autrice affida alla narrazione in prima persona della protagonista, ci guida all’interno di questo variegato universo popolato da comportamenti bizzarri, credenze e superstizioni popolari, verità celate e passioni svelate. “È una storia fatta un pochino a tessere di mosaico –commenta l’autrice- ognuno ne sa un pezzo. È quando poi li mettono tutti insieme che si compone e viene fuori la verità”.
Diverse le citazioni letterarie presenti nel romanzo di quegli autori che per la Retico sono stati delle fonti di ispirazione: “C’è Simenon, c’è Camilleri –dice l’autrice- c’è Daniel Pennac, perché la lettura che io feci da ragazza delle sue opere mi fece scoprire che si poteva scrivere un giallo sorridendo, con l’ironia”. E aggiunge: “Ennio Flaiano è poi, secondo me, colui che tiene l’oscar dell’ironia della scrittura italiana: i suoi diari sono fulminanti, ci ho trovato tanto spunto”.