L’Associazione Medici d’ Origine Straniera in Italia (AMSI) e il Movimento internazionale “Uniti per Unire” non restano in silenzio di fronte a quanto avvenuto ieri, a Cantù, quando, nell’ambulatorio della guardia medica, una paziente non s’ è fatta visitare dal Dr. camerunese Andi Nganso per via del colore della sua pelle: come ha esternato la donna in un’esclamazione razzista. “Siamo stanchi del ripetersi di gravi episodi di razzismo. E se il razzismo cresce in Italia dobbiamo domandarci il perché…”, dichiara il prof. Foad Aodi, Presidente di AMSI, Uniti per Unire e Consigliere presso l’Ordine dei Medici di Roma.
“In previsione delle elezioni – prosegue – chiediamo prima di tutto alla classe politica italiana una maggior moderazione nell’ uso di parole che sono già di per sé discriminanti, e possono influenzare negativamente l’ opinione pubblica nei confronti dei cittadini stranieri (pensiamo solo a “negro” o “razza”…). A chi sostiene, poi, che i medici d’ origine straniera in Italia sono aumentati e portano via il lavoro ai colleghi italiani rispondiamo con le statistiche redatte dalle segnalazioni allo sportello AMSI. Negli ultimi 2 anni sono aumentate del 25% le richieste avanzate dai medici italiani di andare all’estero, e cresciuti del 20% i medici ‘d’ origine straniera che fan ritorno nei loro PaesI d’ origine; in calo del 40%, il loro arrivo in Italia. Ci rincresce riscontrare che le discriminazioni nei confronti del personale medico d’ origine straniera sono aumentate del 30% sul posto di lavoro e in luoghi pubblici”.
Alla luce di questi dati il Presidente di AMSI invita alla collaborazione tra i professionisti della Sanità: “Non c’è invasione, bisogna garantire i posti lavoro a tutti, ai professionisti della Sanità italiani e ai colleghi d’ origine straniera che esercitano con professionalità nel nostro Paese. Del resto. la Sanità nel mondo non ha confini: in nessun settore lavorativo, e in particolare in quello medico, devono esistere distinzioni di colore della pelle, cultura o religione. Siamo tutti uguali, tutti esseri umani”. Conclude.
Fabrizio Federici