Determinazione, spirito di sacrificio e soprattutto un grande amore per gli affetti familiari. Il 31 maggio prossimo Emilia Felicetti entrerà nella lista delle centenarie italiane, festeggiata dalla sua numerosa famiglia. “Nonna Emilia ha un carattere forte, energico, reattivo –dice la nipote Maria Maddalena Cecchini- Noi diciamo in modo amorevole che è un maresciallo. Questa forza interiore la fa sempre ribellare e reagire tutti i giorni”.
Una vita intensa quella di Emilia, non scevra da dolori, che testimonia la sua grande tenacia. Terza di cinque fratelli, nata nel 1914 a Pieralocca, piccola frazione del Comune di Norcia e poi trasferitasi a Preci, a soli nove anni perde il padre. Ancora giovanissima, con la madre impegnata in piccoli lavori per il sostentamento della famiglia, si occupa lei dei fratelli ed, in seguito, contribuisce anche alle spese di casa lavorando.
Trasferitasi con tutta la famiglia nella frazione di Poggio di Croce, a venti anni, come vogliono le usanze del tempo, Emilia può maritarsi. Convola così a nozze con Sante Cortesini, membro di una famiglia agiata del luogo che lavorava la terra e si occupava di bestiame che conduceva ogni anno con l’arrivo della buona stagione in Maremma. Emilia si occupava allora da sola del raccolto, impegnandosi per la comunità, dove svolgeva, quando necessario, anche il ruolo di ostetrica e curando la propria famiglia allargatasi con l’arrivo di quattro figlie: Gabriella, Rosanna, Luciana e Valentina. A loro la donna trasmette quell’operosità che ha contraddistinto tutta la sua vita.
Oggi, è proprio l’amore per gli affetti da lei sempre trasmesso che la supporta ogni giorno. “Le figlie, Rosanna che abita con lei, Luciana che vive a Roma ma che per lunghi periodi si trasferisce da lei e il genero Isaia insieme, con amore e rispetto, la curano in tutte le sue esigenze quotidiane” spiega Maria Cecchini. “Quando noi nipoti o la figlia Valentina, così come era per Gabriella che oggi non c’è più, siamo con lei ci racconta i suoi ricordi –aggiunge- Quando ci parla usa proverbi, saggi e frasi tipiche dell’Umbria”.
È il 1978 quando Emilia rimane vedova. Avrebbe la possibilità di trasferirsi da una delle figlie ma vuole continuare, fino a quando il fisico glielo permetterà, a dedicarsi ai piccoli lavori della terra e alla comunità. “Quando passavamo le vacanze scolastiche da lei ci portava sulle montagne a raccogliere i funghi e ci insegnava a riconoscerli –prosegue la nipote- facevamo con lei gli gnocchi con le patate del suo orto che ha coltivato fino all’età di 98 anni, le fettuccine fatte con le uova delle sue galline, ci insegnava a fare i centrini con l’uncinetto, le sciarpe ai ferri, a ricamare il corredo, a cuocere l’uovo nel tegamino di alluminio con le uova delle sue galline e il pane di Terni fatto qualche giorno prima, mai più mangiato con quel sapore”.
Nel dicembre del 2013, a novantanove anni, Emilia si trova ad affrontare un nuovo e terribile lutto, la perdita della figlia maggiore. Sono nuovamente gli affetti ad aiutarla: il dolore viene sostenuto dalla vicinanza della numerosa famiglia, le figlie, il genero, i nove nipoti con relative famiglie e dodici pronipoti.
“Noi nipoti siamo sempre andati volentieri da lei anche se con noi è sempre stata severa dandoci regole ma con tanto divertimento, risate e tanto cibo che ci ha cucinato con tutto il suo cuore” conclude la nipote. Il 31 maggio la famiglia festeggerà i cento anni di Emilia, un traguardo tra l’altro già raggiunto e superato dalla mamma Tomassina.