«Grande è l’incertezza del post voto e per chi, come noi, si è presentato in questi anni come tassello altro a favore della trasformazione del sistema ormai al bivio, non poteva esserci un senso compiuto ad aderire agli inviti di candidatura, i più disparati, arrivati dall’alto nelle settimane scorse . Gli ingessati attuali poteri hanno logorato, vituperato e calpestato tanto malamente lo Stato da provare a farlo diventare un non Stato.
Liste e listarelle, collegi e città, candidature morte nell’arco di un giorno, come altre nate sotto l’egida di tornaconti locali o di vecchi rancori e promesse, pluricandidature dal sapore orgiastico, nessun processo dal basso partecipato, nessun equilibrio nella rappresentanza dei territori, messaggi univoci e padronali tutto trasformato in una cartina di tornasole dell’arretramento di una sinistra sbandierata solo dai suoi più spregiudicati luogotenenti e con un centro-destra sempre più ancorato e fasullo. Si è consumato il peggiore degli spettacoli possibili con chi, invece di garantire responsabilmente il nostro territorio e la nostra regione, si è fatto garante solo di se stesso e del suo sciocco seguito.
La nostra convinzione politica rimane un’altra. Ci viene difficile usare parole di conforto o di apprezzamento verso i messaggi di una campagna elettorale involgarita nella costruzione di squadre sempre più uguali a se stesse, senza alcun argine di buon costume e tutte ipotecate, senza alcuna visione strategica e programmatica condivisa. Non è per noi ammissibile includere o sentirsi uguali (in un mondo che fuori dalla nostra nazione è in piena evoluzione) a coloro che vogliono rallentare i processi di solidale trasformazione dei diritti e della rappresentatività, a favore di una classe di alienati politici creati ad hoc dallo stesso sistema usurpatore che, per controllare e decidere, ha bisogno di cloni e fotocopie.
Viene naturale capire il perché delle istanze di disaffezione e disimpegno che sono da considerarsi ben oltre l’attuale blocco democratico dove l’esito, se mai si avrà, sarà comunque assimilabile all’incertezza del futuro; tutto ciò persino a prescindere dalla compravendita di scranni e posticini. A candidarsi sono andati sempre gli stessi portandosi dietro solo il loro seguito fidelizzato. Ciò amplierà la platea del non voto e degli scontenti, ad oggi ingestibile tanto quanto la stessa casta.
In questi anni e mesi scorsi non si sono sentiti vibrare nell’aria propositi di programmi a tutela del territorio ma solo un alitare sprezzante di mal costume che sta svendendo tutto, persino l’anima, cosicchè il progetto politico si è sacrificato in nome della famelica collocazione dei professionisti della politica noncuranti del bene e della crescita della nostra periferia mentre, lo sappiamo bene, la credibilità di un percorso politico è fatta da buoni esempi di coerenza tra fatti e parole, tra buona prassi ed annunci. Questo deve avvenire soprattutto a sinistra, se ancora esiste un suo credo.
Noi non recediamo. Continueremo a lavorare per la nostra gente e per qualificare il processo di cooperazione ed internazionalizzazione del territorio provinciale avviato in questi anni interpretandone il bisogno di cambiamento l’unico che può portare rilancio dell’economia, del lavoro, del merito convinti che presto questa classe dirigente di luogotenenti , inappropriata, presto cambierà al canto della riscossa del bene comune».
Giuseppina Bonaviri