«Da anni proviamo a dire che si è aperta l’era dell’Internet of Things (Internet nei luoghi concreti). Anche negli ospedali italiani si sta lavorando in tale direzione a partire dall’uso di sensori, app, dati in cloud per l’accesso diretto al paziente e monitoraggio da remoto per fornire in continuo informazioni cliniche. C’è grande bisogno di accelerare innovazione tecnologica e sistema di governance. Noi, per questi motivi, sosteniamo l’implementazione immediata del nostro territorio provinciale.
Questa è la ricetta per un Sistema sanitario più sostenibile anche nella provincia frusinate, in grado di stare dietro le sfide del futuro. Sappiamo bene che l’invecchiamento della popolazione e la crescita del numero di malati cronici, coniugate con terapie sempre più complesse e costose, ci portano a riflettere sull’urgenza di ottimizzare la spesa assieme al miglioramento degli esiti clinici. Basti dire che uno studio del Memorandum per la Sostenibilità del Sistema sanitario nazionale 2017 dice che un’applicazione ottimale dei sistemi di sanità digitale a livello ospedaliero, che genera un miglioramento del solo 1% di efficienza, porterebbe un risparmio di oltre 1 miliardo di euro all’anno.
Per rispondere a queste sfide, dobbiamo guardare all’innovazione tecnologica, ed in questo caso specifico al sistema “Health Care Internet of Things” che, utilizzando appunto sistemi di rete, fornisce informazioni cliniche continue. Queste informazioni permettono ai clinici l’accesso ai dati necessarie per il trattamento dei pazienti a casa o nel loro ambulatorio o altrove, consentendo addirittura il consulto in tempo reale con altri specialisti di tutto il mondo. L’applicazione ottimale dei sistemi di Industrial Internet a livello ospedaliero migliora la tracciabilità dei trattamenti, il flusso dei pazienti e l’utilizzo delle tecnologie sanitarie con un miglioramento dell efficienza che si traduce in un risparmio per il Ssn (GE Healthcare Italia). Ma in una Regione come il Lazio, dove ancora si blasonano commissari, ambulatori ad ore e case della salute spopolate di strumentistica, operatori e pazienti c’è molta strada da fare. Va detto che la sanità digitale, ad oggi, dalle nostre parti non è riuscita a superare neanche la massa critica nella sua gestione reale. Ricordiamo anche che nel 2016 il costo per la digitalizzazione della Sanità italiana è stata pari a 1,27 miliardi di euro – investendo circa l’1,1% della spesa pubblica, che corrisponde a 21 euro per abitante – un dato purtroppo in contrazione del 5% rispetto all’anno precedente.
Si potrebbero da subito applicare misure innovative a partire da una diversa gestione delle liste d’attesa con la geolocalizzazione e su specifiche classi di pazienti, questo ai fini dell’ottimizzazione dei percorsi di cura e dell’occupazione dei posti letto. Per arrivare nell’immediato ad una gestione dell’appropriatezza prescrittiva, serve monitorare quali gli esami veramente sicuri ed utili, non ripetitivi e invece necessari e la disponibilità in tempo reale. Va fatto un censimento e un uso delle risorse ospedaliere tali da renderle disponibili su tutto il territorio regional- provinciale (archivio clinico).
A noi ora interessa favorire la decentralizzazione dei servizi come avviene in tutta Europa per passare da un sistema ospedalocentrico a quello basato sul territorio. Tutto questo per migliorare le cure offerte ai pazienti, coniugando sostenibilità e appropriatezza ed implementando le biotecnologie, affinchè la provincia frusinate non rimanga al di fuori della medicina di eccellenza.
Ecco che allora la creazione dell’Area Vasta Smart va nella direzione dell’emancipazione dei processi sistemici e di filiera assimilabili e riproducibili alle attuali proposte della UE. Slanciare un entroterra significa ottimizzare le risorse con il rilancio dell’economia e del lavoro, all’interno di una buona pratica di governo, sapendosene assumere la piena responsabilità. Noi della Rete la Fenice tendiamo a questo, credendo che sia possibile un risanamento reale del Sistema Ciociaria».
Giuseppina Bonaviri