Si è appena concluso a Chicago il congresso di oncologia ASCO che ha visto la partecipazione di oltre 25mila specialisti da tutto il mondo e la presentazione di più di 5mila studi clinici.
E’ qui che si è appreso che anche in Italia sarà disponibile un nuovo farmaco mirato per il cancro del seno nella sua forma più aggressiva che rappresenta circa il 20, 25% dei casi.
Questa nuova molecola agisce come un “postino” che recapita al giusto destinatario, cioè la cellula cancerosa, la giusta dose di medicina.
«Quando il T-DM1 si lega al recettore HER2 sulle cellule tumorali – spiega la dottoressa Grazia
Arpino, ricercatrice all’Università Federico II di Napoli, che per vari anni ha studiato negli Stati Uniti – viene portato all’interno della cellula dove rilascia l’emtansina permettendo a questo potentissimo chemioterapico di uccidere la cellula ‘cattiva’, risparmiando le cellule sane e, quindi, evitando i severi effetti collaterali che avrebbe causato se somministrato in forma libera».
Senza questo “sistema di consegna” sarebbe impossibile somministrare il farmaco per via generale alle pazienti , perché decisamente molto tossico.
Grazie a questo trattamento la sopravvivenza a questo tipo di tumore al seno, particolarmente aggressivo, aumenta notevolmente.
«Gli studi presentati – ha sottolineato il presidente dell’ASCO, Clifford A. Hudis – stanno rafforzando la promessa della medicina personalizzata sia per tumori comuni che per quelli rari. Stiamo inoltre trovando modi relativamente semplici per migliorare la qualità della vita dei pazienti durante il trattamento e tutto ciò dimostra che abbiamo motivi di speranza senza precedenti nella ricerca e nella cura del cancro».
Daniela Gabriele