«Frosinone capoluogo di provincia non appare da meno della Capitale per le continue cantonate prese dalla classe politica rispetto alle necessità di controllo del territorio e dovuto alla disattenzione di amministratori per nulla avveduti e assai distratti che non hanno mai avuto a cuore il destino dei propri abitanti.
Torniamo a fare una riflessione sui disagi che in questi giorni di mal tempo si riversano sulla città di Frosinone e sul benessere dei suoi cittadini. Iniziamo a ricordare che le buche che si sono ulteriormente formate sul manto stradale della città- come avvenuto a Roma- in questi giorni di intese precipitazioni sono dovute sia alla cattiva realizzazione del manto stradale stesso ( tempi inopportuni di messa in opera come ad esempio le basse temperature, materiali scadenti, nessun rispetto delle norme geotecniche, collusioni con imprese amiche e di amici degli amici ) sia alla manutenzione non programmata degli interventi di collaudo e di ripristino. Altre concause sono da riferirsi ai movimenti naturali del suolo come frane, subsidenze ed assestamenti che comunque andrebbero tecnicamente ben gestiti perchè presenti da sempre in questa zona della Ciociaria, dovute alla fragilità mineralogica e petrografica del suo substrato.
Tutto questo arreca danni alla circolazione ed ai pedoni, con seri rischi di incidenti e nocumento alla salute nonchè alle tasche dei singoli abitanti. Bisognerebbe utilizzare forme di reclamo adeguate, richiedendo i dovuti risarcimenti riguardo ai danni subiti che potrebbero essere evitati semplicemente se ci fosse un piano di controllo e di vigilanza attenta da parte delle amministrazioni e del personale competente, attrezzato ad intervenire ancor prima che l’urgenza sia in atto. Non va trascurato, poi, il fatto che molte sedi stradali cittadine a Frosinone sono contornate da ripe o sponde franose che rilasciano continuamente materiali di ogni genere sui marciapiedi e sulle vie di accesso, questione questa sottovalutata rispetto alla buona prassi di chi governa.
È molto semplice intervenire se solo ci fosse il serio desiderio da parte dei rappresentanti locali di proteggere la cittadinanza ed il suo habitat naturale. Ci vuole poco a garantire la vivibilità del posto già solo con l’ utilizzo oculato di tecniche di ingegneria naturalistica contro il dissesto idrogeologico.
Torniamo a ricordare che la nostra Rete per anni ha suggerito all’amministrazione operazioni dal basso che sarebbero state direttamente messe in atto gratuitamente dai nostri ricercatori e tecnici, come palificate, viminate, staccionate o loricate o ancora materiale vegetale vivo (come suggerisce l’Ispra) unite ad azioni per il consolidamento e la stabilizzazione idraulica in una ottica di protezione dall’erosione attraverso il drenaggio naturale.
Ciò porterebbe immediati benefici a tutti con l’utilizzazione, inoltre, di quella architettura degli esterni delle migliori città metropolitane smart europee che basano i loro servizi, il welfare e il sistema degli spazi e degli interventi pubblici sull’idea di armature tecnologiche, infrastrutturali e relazionali oltre che la sostenibilità e il potenziale creativo dei loro abitanti. È dalla combinazione di architettura e innovazione che la città si trasforma e diventa intelligente, cioè sempre più aperta, vivibile, attraente, efficiente e stimolante».
Giuseppina Bonaviri