Habemus Camere. A ventiquattr’ore dalla prima seduta, la Repubblica ha salutato i due nuovi Presidenti di Camera e Senato. Il grillino Roberto Fico con 422 voti e la forzista Maria Elisabetta Alberti Casellati con 240, occuperanno rispettivamente la terza e la seconda carica di Stato. Che i pentastellati dopo i risultati elettorali puntassero alla Presidenza di una delle due Camere era chiaro da giorni. Meno, che Salvini volesse mettere in chiaro fin da subito i rapporti di forza all’interno della coalizione di centrodestra. Il voto alla Bernini, dopo la bocciatura di Romani da parte del M5S, è stato definito dal leader leghista come un necessario “mezzo passo indietro”, “un atto di amore” per gli italiani, affinché il Parlamento fosse operativo il prima possibile. Solo dopo la mediazione intercorsa nella notte tra 23 e 24 marzo, tra Forza Italia e Lega è tornato il sereno e con esso, la candidatura della Casellati.
Come castelli di sabbia al vento, i calcoli di quegli analisti che ritenevano impossibile un dialogo Lega e M5S si sono dissolti nel giro di diciotto giorni. Galeotto è stato il murales trovato nei pressi di Montecitorio e il post di Beppe Grillo su Facebook: « Il tango», ha scritto l’ex comico, «si balla in due ed è basato sull’improvvisazione». Stavolta è stato Salvini a condurre le danze, ma Di Maio, ha saputo tenere il ritmo.
Per la vera partita bisognerà attendere il 3 Aprile con l’inizio delle consultazioni dei vari gruppi parlamentari chiamati dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Già da oggi, è cominciata la virata di allontanamento tra Salvini e Di Maio. Intervistato, Grillo ammette:“Di Salvini ci si può fidare”.
Di Maio apre al dialogo con gli altri partiti: «I ministri? Li decide Mattarella»
Intervistato dal Corriere della Sera, il leader pentastellato parla dell’elezione di Fico alla Camera come di una “battaglia vinta con l’intelligenza”. Si dice disposto a dialogare su temi come abolizione della Fornero, welfare delle famiglie, lotta alla disoccupazione giovanile e, incalzato dal giornalista, definisce Salvini come un “politico capace di tener fede alla parola data”. Tuttavia rimane netta l’opposizione del Movimento di fronte allo scenario di un possibile governo tecnico che dia al paese una nuova legge elettorale e lo riporti alle urne: questo vorrebbe dire, secondo Di Maio, lasciare inascoltati oltre 11 milioni di italiani che il 4 Marzo “hanno indicato chiaramente una forza politica e un candidato premier”.
La Presidenza Cinque Stelle, sarà “di cambiamento” non per i politici ma per gli Italiani stessi: “il palazzo della politica” – spiega Di Maio – “che ha sempre rappresentato la Casta, avrà un Presidente che rinuncerà al doppio stipendio, coinvolgerà i cittadini nelle stelle e abolirà i vitalizi.”
Eppure i critici del Movimento intravedono già una mutazione genetica in corso: anni fa, una come la Casellati, pasdaran del Cavaliere ed emblema della Casta, quella con la C maiuscola, non sarebbe andata giù né a Grillo né ai suoi, paladini dell’anti-berlusconismo.
Salvini: « il prossimo Premier non potrà che essere indicato dal centrodestra«»
Le immagini a volte rendono più di mille parole: il post di Salvini, in questo senso, è stato piuttosto eloquente. Il leghista ha affermato che “ il prossimo premier dovrà essere indicato dal centrodestra”.
Eliminazione della Fornero, espulsione nei clandestini, revisione dei trattati e federalismo, sono i punti all’ordine del giorno per Matteo Salvini che si è detto pronto all’incarico.
Paladino della “politica del buon senso” e del “prima gli italiani” , Salvini come Di Maio si è mostrato aperto al dialogo, forte della propria posizione di vantaggio. L’opzione di un governo tecnico e la corsa a nuove elezioni, seppur mai esplicata a chiare lettere da Salvini, rappresenta una bomba ad orologeria più per PD e per Forza Italia, tanto che Berlusconi alla Stampa ha parlato di “rischio democratico” che potrebbe correre la Repubblica “con nuove elezioni”.
Al fianco del leader leghista resta anche Giorgia Meloni convinta di poter trovare tramite un “accordo trasversale”, i cinquanta seggi che mancano alla destra per raggiungere la maggioranza.
Il “nostra culpa” di Martina a ½ ora
«Il nostro lavoro deve ripartire laddove si è interrotto, lì dove ha avuto difficoltà. Comprendiamo benissimo la frattura che abbiamo vissuto nelle periferie». Queste le dichiarazioni di Martina, reggente del PD, ospite oggi dell’Annunziata su RAI 3. Martina ha ammesso che il PD non è stato in grado di interpretare il bisogno di protezione e di raccontare i propri successi senza riuscire a trasferire l’impegno che ancora devono, a chi soffre. Rimane duro contro i Cinquestelle “Non si dica che la partita dei presidenti delle Camere è distinta da quella del Governo”: il linguaggio della Lega e quello del M5S , a detta di Martina, sono “fintamente differenti”:« questo va detto agli elettori ».
La Repubblica dello Spaesamento
Politica è sinonimo di possibilità ma il Rosatellum Bis lascia poche speranze all’inventiva: con PD all’opposizione, lo scontro resta tra la Coalizione di centro-destra e il M5S, primo gruppo parlamentare. L’Italia del tripolarismo imperfetto pare avvolta in un sottile velo di Spaesamento, un senso di vuoto fisiologico che, tuttavia, non può permettersi di indossare troppo a lungo: ne va della tenuta del paese e del rispetto degli impegni oltre confine come il Bilancio Europeo. Diceva Twain che “se volessimo capire in cosa consiste davvero la razza umana, dovremmo osservarla in tempo di elezioni”. Per comprendere come essa sa cambiare, aggiungeremmo noi oggi, basterà attendere che vada al governo.