“Fragilità nell’adozione e nei legami spezzati: con l’amore si risolve tutto?” è il tema del convegno – organizzato dal Consiglio regionale della Toscana in collaborazione e col patrocinio di AMSI, Associazione Medici d’ origine Straniera in Italia, e la Confederazione Internazionale UMEM, Unione Medica Euromediterranea – tenutosi a Palazzo Bastogi a Firenze.
Dopo il saluto delle autorità, ad aprire l’incontro è stato Abukar Aweis Mohamed, coordinatore e delegato Amsi-Umem per la Toscana. L’ obbiettivo – ha spiegato – è ” focalizzare tutti quegli aspetti che possono aumentare il benessere nelle famiglie adottive. Dobbiamo lavorare tutti – istituzioni, famiglie, scuola e professionisti socio-sanitari- per prevenire il disagio psicologico dei bambini in genere, ma soprattutto di quelli bisognosi e fragili: disagio che può determinare gravi rischi per la salute, sia del bambino che dei genitori, e rischi per la collettività”.
Il pediatra Paolo Sarti ha sottolineato la necessità di irrobustire i bambini adottati non solo dal punto di vista medico, ma anche e soprattutto emotivo e psicologico: dando loro amore, ma anche i supporti educativi necessari per crescere e saper affrontare tutte le situazioni della vita.
La dirigente USR del MIUR Alessandra Papa, ha illustrato gli strumenti disponibili per aiutare gli alunni adottivi, tra cui le linee guida del 2104 della Regione Toscana e del Ministero: con l’obiettivo di creare una rete di assistenza alle adozioni articolata su gruppi di docenti, enti locali , associazioni, ecc…
Lo psicologo e psicoterapeuta Domenico Marziale, da 13 anni conduce incontri di gruppo per genitori adottivi . A convalidare l’efficacia di questi incontri sono stati, al convegno, gli interventi di genitori, che in questo modo hanno acquisito, e trasmesso ai propri figli, maggiore forza e consapevolezza.
“La scuola deve essere accogliente: mancano aggiornamenti dei docenti, e contezza della conoscenza di origine del bambino adottivo da parte dei docenti”, ha rilevato un gruppo di mamme adottive. Un’ altra mamma, segnala che il suo bambino è diventato violento, con tentativo addirittura di suicidio: non avendo risposta alle sue richieste di aiuto, una lettera al Presidente della Repubblica è stata l’unica soluzione. E a volte capita anche che il bambino non può esprimere il suo dolore ma lo manifesta diversamente, magari disturbando in classe.