“Si dice che in guerra la prima vittima sia la verità; mi chiedo come stia di salute in tempo di pace. Secondo me, se non è morta, è quantomeno in coma”.
Gualtiero Ferrari esordisce nel mondo editoriale con Zetafobia, romanzo finalista al premio Odissea 2017. L’autore ci narra questo nuovo orrore che dilaga tra le strade di Torino attraverso gli occhi di Domenico, onesto lavoratore, marito e padre di famiglia; un uomo qualunque, insomma, che quotidianamente si fa il mazzo per mantenere la famiglia e un buon tenore di vita. Una quotidianità che viene improvvisamente spezzata – insieme al resto dell’umanità – dalla diffusione di un virus aviario che trasforma le persone nei classici, famelici morti viventi. Per una fortuita coincidenza (mossa dalle sue paranoie), Domenico ha raccolto viveri e armamenti in quantità poco prima dell’apocalisse, così, quando gli zombie iniziano ad invadere le strade del suo quartiere, lui e la sua famiglia sono pronti a opporre una dura resistenza, in attesa di un miracolo che gli conceda la salvezza.
Anche se il romanzo non aggiunge nulla a quello che ormai è definito “il filone apocalisse-zombie”, Zetafobia si rivela comunque una storia intrigante, originale e ben strutturata.
A fare la differenza è soprattutto lo stile di scrittura, unito all’ambientazione puramente italiana. Non si parla principalmente di morti viventi, di mostri divoratori di carne umana, bensì dell’umanità che lotta per la sopravvivenza tra le strade di un mondo distrutto. L’autore ci mostra le inevitabili conseguenze della nostra società dilaniata da un’immaginaria invasione di non-morti: l’interruzione di corrente e dei più comuni servizi pubblici; episodi incontrollabili di crudeltà e sciacallaggio; disperate richieste di aiuto attraverso la rete; il suicidio come ultima risorsa, quando non rimane più alcuna speranza. Questo e molto altro dovrà affrontare Domenico, tutt’altro che il classico eroe armato e pericoloso a cui siamo abituati, poiché in ogni suo gesto si evince il terrore che lo domina all’idea di cosa infuria fuori dalla porta di casa sua. Ciononostante, ad ogni suo gesto dimostrerà come non sia per nulla disposto ad andare all’altro mondo mentre protegge i suoi cari dall’orrore.
Zetafobia appassionerà tutti gli amanti del genere apocalittico e chiunque sia alla ricerca di un’avventura nostrana tutta nuova.
Come nasce Zetafobia?
Qualche anno fa iniziai a leggere tutto ciò che era horror, nello specifico zombie. Terminati i romanzi più blasonati mi sono immerso nella lettura di autori poco famosi, se non addirittura sconosciuti o esordienti. Trovai moltissime opere di qualità, alcune vere e proprie perle rare, in mezzo a un mare di mediocrità e numerosi scritti a dir poco scarsi. L’idea nacque in quel momento, al termine dell’ennesimo pessimo finale. Pensavo di poter scrivere meglio di alcuni degli autori dei quali mi ero fidato, così, quasi per gioco, iniziai ad abbozzare il prologo. La prima stesura mi ha preso un anno di vita. Ho un lavoro che mi occupa gran parte della giornata, perciò scrivevo nei ritagli di tempo, il mattino presto e la sera tardi o tardissimo. Visto, però, che mia moglie voleva dormire comprai un portatile di seconda mano, regolai la luminosità al minimo e iniziai a scrivere di zombie e morti che camminano la notte, al buio, nel silenzio della campagna.
Quale messaggio vuoi trasmettere a tutti coloro che si ritroveranno tra le mani questo libro?
A mio parere un romanzo horror, più nel dettaglio un romanzo a tema zombie, non dovrebbe avere la pretesa di voler trasmettere una morale universale. Men che meno desidero farlo io. Al più, se proprio si vuole scavare per trovare un filo conduttore, ne individuo tre.
La famiglia viene prima di tutto. Il protagonista lotta per salvare i propri genitori e per proteggere moglie e figlio. Si tratta di un istinto naturale, che si ritrova in tutta la narrazione. Ogni decisione è finalizzata, anche prima dello scoppio dell’epidemia, alla difesa dei propri cari.
Con volontà e preparazione si può (quasi) tutto. Una parte del romanzo è dedicata a parti “tecniche”, in senso lato. Il protagonista spiega in dettaglio come costruire armi partendo da giocattoli; in che modo sia possibile rendere pressoché autosufficiente la propria abitazione; i sistemi usati per trasformare un semplice furgone in un mezzo blindato a prova di zombie. Il messaggio sott’inteso è: con la determinazione si può ottenere moltissimo, forse non proprio tutto, ma più di quel che si crede.
Un piano B serve, sempre. Anche questo è un leitmotiv richiamato più volte testo. In barba a quanto detto appena sopra, non importa quanto ti prepari per una evenienza, studia anche una soluzione se le cose dovessero andare davvero male.
Leggi il mio libro perché…
È un libro che trascina il lettore al centro di un’apocalisse zombie pur rimanendo al sicuro, comodamente seduto in poltrona. Certo è un romanzo per gli amanti delle zombie novel, o più in generale del genere horror, però ho cercato di dare uno stile fluido che permetta di vivere in prima persona quanto accade al protagonista senza essere pesante, così che possano apprezzare anche i lettori meno avvezzi a questo genere.
Progetti futuri?
L’idea originale era di realizzare una trilogia della quale Zetafobia sarebbe stato il primo capitolo. Visto il successo del romanzo, ho rispolverato gli appunti e iniziato la stesura del secondo libro della saga. Con un po’ di fortuna potrebbe essere tutto pronto per la primavera dell’anno prossimo.
Zetafobia di Gualtiero Ferrari merita 4 stelle su 5, lo trovate al seguente link