All’interno di un antico tempio Roma, edificato dall’Imperatore Antonino nel 142 d.C. in onore di sua moglie Faustina, nel cuore dell’Antica Roma, accanto ai Fori Imperiali, si è svolto l’evento conclusivo del ciclo di conferenze svolte per conoscere le comunità e le associazioni migranti. Infatti l’INCONTRO si è svolto nell’attuale Nobile Collegio Chimico Farmaceutico, fondato in un secondo momento nel 1429 per volontà di Papa Martino V. Dal 1871 l’antica struttura ospita e svolge incontri culturali, sociali e accademici ai quali dona un’atmosfera completamente diversa. Un’ottima location infatti per concludere un evento così importante, al quale sono stati invitati gli ambasciatori e i rappresentanti delle comunità precedentemente incontrate in questo viaggio culturale.
L’apertura e la conclusione dell’INCONTRO sono state affidate alla performance musicale di Eugenio Bennato, Alice Mondia e Marwan Samer. Questo viaggio tra le culture ha avuto un finale eccezionale, da un’idea del Direttore Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione, Dott. Natale Forlani e del suo team, si è creato un percorso culturale e conoscitivo unico nel suo genere, all’interno del quale le comunità stesse hanno avuto la possibilità di parlare di sé, della propria cultura, ma anche delle problematiche che si incontra un migrante.
Un progetto che sicuramente si perfezionerà in futuro, come suggerisce lo stesso Direttore Generale, ma che è davvero un primo passo avanti in un’Italia che è cambiata negli ultimi 20-30 anni.
Secondo le statistiche il 67% della popolazione migrante residente nel nostro Paese ha meno di 40 anni, 1 migrante su 4 è di maggiore età, sebbene ci siano differenze tra le varie origini. Questo significa che gran parte del futuro dell’Italia è in mano alle comunità migranti e soprattutto alle nuove generazioni. “Un mondo, quello delle nuove generazioni, sul quale scommettere”, come spiega il Dott. Luca Di Sciullo, responsabile dell’IDOS che ha condotto brillantemente anche l’ultimo INCONTRO.
A parlare sono state infatti in prima linea le nuove generazioni, un vero e proprio ponte tra due cultura, gli imprenditori stranieri e i rappresentanti delle Associazioni di tutta Italia. Di quest’ultime solo una piccola rappresentanza ha avuto la possibilità di presentarsi, perché stando ai numeri risulterebbero circa 1901 associazioni costituite da migranti. Il Presidente dell’Idos, il Dott. Franco Pittau, spiega infatti come nel lungo lavoro di mappatura sia stato difficile esaminare ogni associazione nelle migliaia e migliaia di gruppi associativi, definendo il mondo dell’associazionismo: “Il pozzo senza fine!”.
Quello che colpisce è che negli ultimi 4 anni, nonostante la crisi economica, si siano formate il 22% delle Associazioni presenti attualmente, gruppi di persone che portano avanti lo stesso scopo con l’idea di avere un futuro nel Paese ospitante senza perdere la propria identità, aprendosi all’altro, facendo conoscere la propria cultura. Conoscere il prossimo permette un arricchimento e un rispetto reciproco in un scambio che arricchisce culturalmente entrambi.
Al 2013 risultavano legalmente impiegati 1 milione e mezzo di migranti, ma non sono soltanto “braccia lavoro”, bensì essere umani che vogliono farsi conoscere per quello che sono, che hanno necessità e problemi. Sono famiglie che popolano i nostri quartieri, sono bambini e ragazzi che frequentano le nostre scuole, sono uomini e donne che lavorano per sostenere le proprie famiglie.
L’imprenditoria è l’esempio eclatante di come la migrazione stia dando molto all’Italia e agli italiani. I numeri parlano chiaro: 51 mila imprese straniere in Italia.
Interessante è stato anche un breve spot fatto in collaborazione con CONI, in un momento sportivo come quello attuale dei mondiali di calcio: “Una squadra dove tutti possono giocare e sentirsi fratelli”, l’integrazione passa anche attraverso lo sport. Un primo passo questo per educare al rispetto dell’altro, perché sportivi non significa essere xenofobi o razzisti.
Sul Portale Integrazioni Migranti (www.integrazionemigranti.gov.it) è possibile non solo approfondire dati statistici relativi ad ogni comunità, ma anche reperire il materiale prodotto durante i vari incontri.
“Chi ti conosce ti chiama per nome proprio”, suggerisce uno dei rappresentanti della comunità senegalese oggi durante l’INCONTRO. Questa frase vuole un piccolo seme per una cittadinanza globale, diversa, multiculturale, un modo per mettersi a confronto, interrogarsi e conoscersi meglio.
di Katiuscia Carnà