ROMA. QUARTIERE OSTIENSE. Tutto iniziò a dicembre 2008 in un sabato nel quartiere ellenico di Exarchia. Alexis Grigoropoulos: quindicenne di Atene ucciso da un poliziotto per errore in seguito all’assalto della camionetta in cui prestava servizio. Siamo in un bar, è sera e un gruppo di ragazzi tra cui Alexis si ritrova lì a festeggiare l’onomastico di San Nicola, ricorrenza molto sentita in Grecia. Nessuno può immaginare il tragico epilogo: il precedente attacco alla polizia, da parte di gruppi che in quel momento non potevano essere individuati, ha troppo adirato il poliziotto che non ha esitato a colpevolizzare i ragazzi del bar e sparare. Unica colpa: essere stati visti per primi. Il ragazzo morirà con un colpo di pistola da parte del poliziotto e presto in Grecia esploderà l’indignazione. Ma non solo, il caso si estende a tutta l’Europa tra eventi di protesta e solidarietà.
In Italia la situazione sociale e economica non è molto differente da quella greca: iniziano manifestazioni e proteste per rivendicare diritti da troppo tempo sviliti. In particolare i giovani sono i più vulnerabili, per quella precarietà civile e lavorativa, che in questo episodio compromette anche vita stessa. Eppure non si arrendono e decidono di riunirsi, organizzarsi e intraprendere le loro lotte.
Una delle più sentite è l’emergenza abitativa: lavoro non retribuito e affitti inaccessibili, carenza di residenze universitarie o ideate in base a criteri troppo restrittivi, sia nell’accesso sia nell’agibilità dei servizi, rendono quasi impossibile per i giovani l’indipendenza dalla propria famiglia. Scoraggiante sapere di manifestare per i propri diritti nelle condizioni di panico e insicurezza, correndo il rischio di ritrovarsi vittime di un incidente nella mischia indefinita della confusione. Sconveniente correre il rischio dell’eventuale approssimazione da parte della sicurezza o addirittura della non lucidità come nel ‘caso Alexis’.
Quattro anni dopo ripartono da qui gli studenti che, per omaggiare il quindicenne greco, decidono di occupare lo stabile di via Ostiense 126 e di farne un luogo di rappresentanza generazionale ma anche funzionale come soluzione all’emergenza abitativa.
Casa Alexis era un edificio dell’Acea, poi dismesso a causa dell’inagibilità, ceduto al comune di Roma e rimasto abbandonato. Approfittando della decadenza dello stabile e della centralità urbana gli studenti hanno curato l’occupazione in questa sede, avvalendosi anche del contributo della gente di quartiere. Ma la vera qualificazione sta nel restyling creativo della location a opera dello street artist Blu, che restituisce un vero tocco di innovazione.
Ma a cosa sarà destinato lo stabile nell’emergenza abitativa e nelle attività? Intervisteremo presto gli studenti in occupazione.