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Le nostre regioni ne offrono una molteplice varietà in ogni periodo dell’anno. Grandi o piccole che siano le sagre attraggono un numero sempre più alto di visitatori alla ricerca di qualche momento di genuinità e spensieratezza. Ma la vera sagra, quella che può realmente pregiarsi di tale titolo ha delle peculiarità specifiche riconducibili alle sue origini (religiose) che ne determinano la veridicità e la qualità.
Ad illustrarlo è Claudio Nardocci, dal 1996 Presidente dell’Unpli, l’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia. “Il termine ‘sagra’ viene da sagrato, la parte che si trova davanti alla chiesa -spiega Nardocci- Lì si svolgevano le prime manifestazioni che erano di natura religiosa. Successivamente si sono allargate, diffuse anche fuori dell’ambito della chiesa ed è stato introdotto l’evento enogastromico. Comunque erano legate alla storia del territorio, magari al santo, come tutte le feste patronali che sono poi diventate sagre”. Un aspetto importante, quello del legame con il territorio che non va assolutamente dimenticato. “Va recuperato perché altrimenti ci ritroveremo tantissime sagre del pesce in montagna e cose di questo genere assolutamente inventate”.
Fondata nel 1962 l’Unpli conta ad oggi circa 6mila Pro Loco iscritte. “Prima c’era un presidente per ogni regione, faceva da rappresentanza e basta -dice Nardocci- Dal 1996 abbiamo cominciato a strutturarla. Adesso c’è la formazione, ci sono tantissime altre importanti attività come quella di realizzare progetti per l’Unesco o per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali”.
Tra gli impegni dell’associazione di questo periodo anche un progetto per tutelare le sagre, il cui numero, soprattutto in questi ultimi anni, ha registrato un notevole incremento: “C’è stato un aumento di manifestazioni che però non è stato sempre relativo ad un aumento di qualità -commenta Nardocci- Anzi, purtroppo, la qualità degli eventi è un po’ calata”.
Per questo motivo l’Unpli ha deciso di intraprendere un percorso volto a salvaguardare una delle tradizioni più apprezzate del nostro Paese. “Abbiamo avviato un discorso con la Regione proprio per cercare di selezionare le manifestazioni più importanti, quelle serie -prosegue il Presidente dell’Unpli- E’ necessario pensare alla tutela del consumatore che rischia di partire da casa e fare 30-50 chilometri per andare in una sagra e poi non trovare nulla”. Il rischio è presto evidenziato: “L’amante delle sagre che due o tre volte di seguito si muove e non trova quello che si aspettava, alle sagre poi non ci andrà più. È quindi un discorso di interesse vero, reale di tutti quanti”.
Di qui la proposta dell’Unpli. “Se la Regione arrogasse a sé la definizione di sagra potrebbe istituire una differenziazione molto semplice -espone Nardocci- La Regione decide quali siano le manifestazioni legate al territorio, alla storia, alla cultura popolare che possono essere denominate sagre. Le altre sono feste”. Si tratterebbe, in sostanza di consegnare all’ente regionale la documentazione riguardante la manifestazione che si vuole organizzare e chiamare sagra “certificando la provenienza, la storia, la voglia di ripercorrere la cultura popolare del luogo e di trascinare, soprattutto, il visitatore nella storia del luogo, perché quello è un altro dei segreti del successo delle sagre -aggiunge Nardocci- Le altre sono feste che ognuno può organizzare come vuole, ma è un’altra cosa ed il turista, quando parte da casa, saprebbe subito se sta andando ad una festa o ad una sagra”.
C’è poi l’aspetto economico: “Le sagre vere devono essere fatte perché gli introiti recuperati vengano reinvestiti a beneficio della città -aggiunge- Ad esempio un’altra iniziativa come la promozione della città intera a livello territoriale o nazionale o mondiale…”.
L’obiettivo finale è quello di un vero e proprio marchio, sul quale l’Unpli sta già lavorando: “L’abbiamo realizzato, adesso stiamo facendo il protocollo -conclude Nardocci- spero che la Regione ci dia una mano per farlo approvare anche a livello nazionale”. Alessia Latini