Ogni anno, tra luglio e settembre, 18-19mila immigrati arrivano da tutta Italia per raccogliere i pomodori nel quadrato tra Foggia, Taranto, Lecce e Brindisi.
Vivono nelle baraccopoli in precarie condizioni igienico sanitarie. Il più noto dei ghetti pugliesi è quello di Rignano Garganico, in provincia di Foggia. Altri ghetti sono disseminati in tutta Italia. In Calabria, ad esempio, ogni anno giungono quasi 3mila lavoratori migranti nella Piana di Gioia Tauro per la stagione degli agrumi.
In riferimento alle tragiche notizie relative allo sfruttamento dei lavoratori migranti nelle campagne pugliesi, Maurizio Gardini, presidente di Conserve Italia, ha dichiarato «Siamo molto preoccupati dallo sfruttamento dei lavoratori migranti. La filiera del pomodoro non è l’unica ad essere interessata da questa piaga sociale ed economica, che va debellata una volta per tutte. Per combattere e sconfiggere il caporalato, occorre un impegno comune e costante di tutti gli attori della filiera, dalle rappresentanze delle aziende agricole fino alle istituzioni».
«Conserve Italia – sottolinea Gardini – è da sempre in prima linea nella lotta senza quartiere al caporalato e a tutte le forme di sfruttamento del lavoro. I contratti sottoscritti dall’azienda con le organizzazioni dei produttori prevedono clausole molto stringenti che obbligano a rispettare gli articoli del Codice penale sullo sfruttamento del lavoro, la legge sul caporalato del 2016, la normativa vigente in tema di responsabilità sociale e il nostro Codice etico aziendale».
La legge sul caporalato, il reclutamento illegale di manodopera per l’agricoltura, prevede anche l’arresto del datore di lavoro e il sequestro dell’azienda, ma forse una legge non basta. Tra le soluzioni per la lotta al caporalato viene proposta la raccolta meccanizzata. «Con la raccolta meccanizzata le imprese agricole risparmiano 1500 euro a ettaro, i lavoratori a cassone costano molto di più. Le macchine non sono una novità per noi, le impieghiamo da vent’anni», dichiara Giuseppe De Filippo, presidente di Coldiretti Foggia e importante produttore ortofrutticolo. Quanto costa un immigrato al nero? Più o meno 20 euro per almeno undici ore di lavoro al giorno, ma alcuni italiani vicini alla pensione accettano di lavorare gratis al solo scopo di ricevere i contributi che gli mancano.
La filiera si potrebbe controllare facilmente. Sarebbe sufficiente che le organizzazioni dei produttori stabilissero che per raccogliere determinate tonnellate di pomodoro servono un certo numero di lavoratori. E poi pretendessero contratti e versamenti previdenziali per questi lavoratori.
«Conserve Italia ha aderito alla “Rete del lavoro agricolo di qualità” istituita dall’Inps in un’ottica di contrasto all’illegalità. Ci siamo fatti carico di promuovere l’adesione a questa Rete anche presso le cooperative socie e le aziende agricole della nostra filiera», aggiunge Gardini.
«Negli ultimi anni – conclude Gardini – Conserve Italia si è impegnata molto a diffondere tra le aziende che conferiscono materia prima, i sistemi di raccolta meccanica del pomodoro, incentivando così i soci produttori ad investire nell’innovazione tecnologica. Attualmente, oltre l’85% del nostro pomodoro è raccolto con apposite macchine, l’obiettivo è quello di arrivare a coprire l’intera produzione».