Partono qui in Italia, a cento anni dalla nascita, due mostre che ne celebreranno il genio. Il gran finale per Andy Warhol è atteso per novembre al Whitney di New York ma resta a Bologna e Roma il compito di aprire le danze.
Warhol&Friends, l’esposizione bolognese, partirà a Palazzo Albergati dal 29 settembre al 24 febbraio 2019 (organizzazione Arthemisia). Si tratta – come lascia intuire il nome – di un viaggio nel cuore della Grande Mela di fine anni Ottanta, al sorgere della società dei consumi che la nuova arte mima senza riserve. In questo clima, convulso quanto produttivo, Warhol diviene un punto di riferimento generazionale per giovani come Jean-Michel Basquiat, Keith Haring e Francesco Clemente. Così a Palazzo Albergati i suoi celebri portraits delle celebrità dialogheranno con opere di Jean-Michel Basquiat, Keith Haring, Kenny Scharf, Donald Baechler, Ronnie Cutrone, Peter Schuyff, Julian Schnabel, David Salle, Robert Longo, Alex Katz, Francesco Clemente, Jeff Koons, Allan McCollum, Haim Steinbach, Richard Prince, Sherrie Levine, Cindy Sherman, Barbara Kruger, Jenny Holzer e Robert Mapplethorpe.
C’è chi crede che sarà una delle più importanti della Capitale – per il momento si da’ per certo solo che la mostra romana verrà ospitata dal Complesso del Vittoriano, a partire dal 3 ottobre 2018. E questo, in attesa della più grande esposizione presso i Musei Vaticani che incoronerà il re della Pop Art nell’autunno del 2019. Protagoniste le opere religiose e spirituali dell’artista a partire da “The Last Supper” ispirata a Leonardo.
Partire dall’Italia vuol dire rendere omaggio ai natali della Pop Art. È vero che fu la Galleria Whitechapel di Londra a organizzare nel 1956 un’esposizione dedicata alla Pop Art, così come è innegabile che la nuova arte rimase virale negli States fino alla fine degli anni 60’, ma è a Venezia che la Pop Art riscosse i primi grandi riconoscimenti. Nel 1964 la Biennale delle Arti Visive di Venezia determinò, con la scelta di esporre gli artisti della scuola newyorkese della Pop Art, il futuro dell’arte contemporanea. In quella Biennale – rimasta epocale – il premio Internazionale venne assegnato a Robert Rauschenberg, uno dei pilastri della corrente artistica americana.
Ma cos’è la Pop Art? Il nome con cui tutti la ricordano non è altro che l’abbreviazione di Popular Art, arte popolare, dove il termine, sinonimo di massa, produzione in serie è l’immaginario collettivo a cui è saldamente legato l’uomo degli anni 80′, consumatore per eccellenza. Il trait d’union tra arte e cultura dei mass rivendica il gusto per l’informale, disinteressandosi di soggetti umani per dare spazio agli oggetti più triviali. Nell’atto di documentare la nuova società dei consumi, gli artisti instaurano uno stretto rapporto con la cosiddetta cultura bassa: fumetto, illustrazioni, pubblicità in una dimensione tutta urbana.
Andy Warhol che della Pop Art è uno dei padri spirituali, nasce nel 1928 a Pittsburgh (USA), studia al Carnagie Institute of Technology e lavora per un decennio come pubblicitario a New York. Nel 1957 inventa “il business dell’arte”: con la Andy Warhol Enterprises, commercializza le sue opere ispirate a immagini diffusi dai mass media e dalle pubblicità di consumo industriale. Ripetizione, alterazione cromatica e uniformità: l’arte di Warhol è il trionfo del prodotto sull’arte, del saper vendere sulla cosa venduta.
È un’arte che come scrive Argan “ha fatto notizia”. Questo perché l’informazione strappata dai circuiti dell’informazione è da lui logorata e consumata. La sedia elettrica su cui è morto un famoso assassino, i protagonisti del fatto del giorno (Monroe, Kennedy, Che Guevara), il fermo immagine di un incidente: Warhol rappresenta l’iter del consumo psicologico dell’immagine notizia, che rimane assorta in una dimensione di eterno passato. Argan sottolinea come immagini simili siano ogni giorno sotto i nostri occhi ma avverte: “dove tutti sono testimoni nessuno è giudice”. Infatti, se il giudizio smette di stabilire il valore delle cose, allora non c’è speranza per quest’ultimo di porre fine al consumo.