Ogni anno in Italia 4 mila persone si tolgono la vita, nella maggior parte dei casi queste morti potrebbero essere evitate. Le persone che vivono un disagio grave lanciano sempre dei segnali prima di passare ai fatti. Segnali che, dicono gli esperti, devono essere compresi in tempo dai familiari e dagli amici.
Per individuare le giuste strategie e indagare l’impatto del fenomeno, in vista della Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio che si celebra oggi 10 settembre, si terrà a Roma il 13 e 14 settembre il Convegno Internazionale di Suicidologia e Salute Pubblica, organizzato da Sapienza Università di Roma, dal Servizio Prevenzione del Suicidio dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea, promosso con il sostegno non condizionato della Fondazione Internazionale Menarini.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno nel mondo si tolgono la vita 880.000 persone, vale a dire un suicidio circa ogni 40 secondi e un tentativo di suicidio ogni 3 secondi, spiega il presidente scientifico del Convegno, Maurizio Pompili, Direttore del Servizio per la Prevenzione del Suicidio dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria S. Andrea di Roma.
«In Europa sono 56.200 e l’Italia, con circa 4000 morti l’anno, registra 7,3 casi ogni 100.000 abitanti. Nel Lazio sono circa 700 i suicidi ogni anno e solo a Roma se ne contano tra i 200 e i 250», spiega Pompili.
Stando ai dati, si tratta in maggioranza di uomini (il rapporto è di 1 a 3 rispetto alle donne), fra i 45 e i 50 anni.
Gli adolescenti e gli anziani sono categorie a rischio, il fenomeno è in aumento negli ultimi anni soprattutto nella fascia tra i 24 e i 65 anni per problemi legati alla crisi economica.