Il consiglio dei ministri dell’ambiente UE ha fissato al 35% il taglio previsto entro il 2030 per le emissioni di CO2 delle automobili.
L’accordo è frutto del compromesso fra le proposte della Commissione (-30%) e del Parlamento Europeo (-40%), ed è stato oggetto di tensioni fra un gruppo di stati più “esigenti” nei confronti della riduzione, tra cui l’Italia, e i maggiori produttori europei di automobili (Germania e Est Europa), preoccupati dalla possibilità che troppo rigore possa penalizzare l’industria automobilistica europea a vantaggio dei concorrenti asiatici e statunitensi.
La normativa in vigore, punto di partenza per le nuove riduzioni appena approvate, già prevede l’obbligo, per il 2021, di ridurre le emissioni ad un massimo di 95 grammi di CO2 per km.
La società tedesca di analisi dei processi di innovazione PA Consulting, consultata da Il Sole 24 Ore, stima che solo quattro produttori riusciranno a rispettare tale limite: Volvo, Toyota, l’alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi e Land Rover. Per gli altri sono previste multe milionarie in caso di sforamento. Allo stato attuale si prevede, per FCA, una sanzione pari a 1,3 miliardi, pari al 21% del margine operativo netto del 2017.
Possibili fonti di deviazione dall’obiettivo saranno il ridimensionamento della produzione di veicoli diesel, a seguito dello scandalo Dieselgate, e il tempo e la misura degli investimenti necessari per accelerare la produzione di veicoli elettrici.