Una situazione del genere che quasi inevitabilmente comporterà uno scontro politico-istituzionale, potrebbe rappresentare una svolta epocale delle cure e della salute dei cittadini.
La rendita di posizione – Per la prima volta nel nostro Paese, dal punto di vista medico-sanitario, ci troviamo ad una svolta così grande per la quale si potrebbe dire, che ciò che si delinea all’orizzonte o è una sorta di “buco nero” che inghiottirà tutto nel nulla, o è qualcosa che lascia invece intravedere un balzo poderoso verso il mantenimento della salute e il risanamento delle malattie in corso.
Come tutte le cose però, “tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare”. È il mare che c’è di fronte, per capire se effettivamente questa possibilità sussiste, è quello della reazione del sistema sanitario consolidato nel nostro Paese nelle sue varie espressioni industriali, farmaceutiche, terapeutiche e molte altre ancora. Oltre a queste, vi saranno le reazioni delle varie l’hobby che godendo nel contesto nazionale della Sanità una sorta di rendita di posizione, sono ovviamente contro interessate a qualsiasi cambiamento. Per queste ragioni un diverso indirizzo sanitario che compromette privilegi così consolidati non potrà attuarsi semplicemente attraverso un atto tecnico-amministrativo per determinare una svolta epocale di questo genere.
Se è vero, ciò che il giornalista Adriano Panzironi sostiene a fronte di riprova, così come sono tutte le condizioni che lasciano pensare che lo sia, allora il principio fondamentale innovativo sulla tradizione gastronomica, la cosiddetta dieta mediterranea, sulla quale ci siamo adagiati e ci vantiamo di beneficiare, spiegherebbe la ragione e l’incremento vertiginoso delle patologie, anno dopo anno.
Per quanto riguarda la medicina ufficiale, non c’è dubbio del grande progresso chimico e biologico dei farmaci specifici per ogni tipo di patologia; così come è ancor più evidente il balzo qualitativo professionale, che la chirurgia ha ottenuto in quest’ultimi decenni, in tutti i suoi campi applicativi. E’ però altrettanto vero che l’impegno finanziario del nostro Paese incide sull’erario e sulle tasche dei cittadini ogni anno, con costi da capogiro. Traducendo questo concetto in cifre, così stanno le cose.
La girandola dei miliardi – Le spese di maggiore incidenza in Italia sono quelle della cura e della riabilitazione sanitaria che si attestano intorno alla impressionante cifra di 82 miliardi di euro all’anno.
Un’altra spesa impegnativa è quella dei prodotti farmaceutici e degli apparecchi terapeutici, la quale ammonta a circa 31 miliardi di euro. Chi assorbe gran parte di queste risorse, come giusto che sia, sono gli ospedali che impegnano quasi il 50% del totale delle spese sanitarie.
A fronte di quanto sopra, vediamo ora in estrema sintesi la cifra complessiva che in Italia si spende per la salute.
Il costo sanitario sostenuto dal nostro Paese ogni anno, è di circa 150 miliardi di euro, di cui lo Stato si accolla 113 miliardi; mentre la spesa sanitaria privata a carico soprattutto delle famiglie è di circa 37 miliardi.
Un impegno di questo genere non può pertanto, essere ridotto senza provocare ripercussioni e reazioni di vario genere, di cui già si percepiscono le avvisaglie, per mantenere le cose come stanno. Mentre però questo avviene, lo stato di salute dei cittadini necessita sempre più di cure e di interventi, nel tentativo di migliorare per quanto possibile, la salute colpita dall’incalzare di patologie anche invalidanti e irreversibili che in questi ultimi anni hanno subito un incremento esponenziale.
Oltre la punta del naso – A conferma di premi Nobel che non sono sempre attribuiti in linea con la professione esercitata dal vincitore, in diversi casi sono stati riconosciuti a persone che non appartengono in modo formalmente professionale al ramo di attività nella quale è stata fatta la scoperta. Non dobbiamo neppure meravigliarci se un giornalista come Adriano Panzironi, ancorché non laureato in medicina né in scienze biologiche né in chimica, ma che è pur sempre una persona di vasta cultura generale, è riuscito per primo a scoprire ciò che era davanti al naso di tutti.
Ma è proprio qui che sta la scoperta del famoso “uovo di Colombo”. Mentre i settori sanitari interessati attendevano dalle ricerche dell’industria portentosi farmaci sempre più efficaci, anche i cittadini guardavano lontano, ossia, oltre a quei semplici rimedi individuati da Panzironi, ma che erano paradossalmente a portata di mano di tutti noi.
Non c’è dubbio che 150 miliardi di euro, anche se in parte destinati ad approvvigionamenti farmaceutici o tecnologici all’estero, rappresentino una fonte primaria occupazionale per il nostro Paese. Da questo punto di vista si può ben capire quali siano gli interessi contrapposti.
D’altra parte però, ove un importante miglioramento dello stato di salute fosse effettivamente possibile, così come lo stesso Panzironi dovrà obiettivamente provare, sarebbe follia continuare a lasciarsi sfuggire come sabbia dalle dita, almeno una parte di questo denaro e soprattutto in modo irreversibile, il bene più prezioso della nostra salute.