I fondi per l’editoria “debole” (compresi i giornali delle minoranze linguistiche e per gli italiani all’estero) saranno gradualmente tagliati a partire dal 2019 per arrivare all’azzeramento nel 2022. Ad annunciarlo il sottosegretario Crimi, nel salernitano per la consegna di un premio giornalistico, e il vicepremier Di Maio, al termine del vertice di governo sulla manovra. “Faremo un taglio graduale all’editoria, nostra grande battaglia. Si farà un primo taglio del 25% nel 2019 di fondi per l’editoria, il 50% nel 2020, il 75% nel 2021. Fino a che nel 2022 non ci saranno più fondi per l’editoria, in modo tale che tutti i giornali possano stare sul mercato e non godere più di concorrenza sleale da alcuni giornali che prendono invece soldi pubblici”, dice il ministro, anticipando che l’emendamento sarà presentato in Senato.
“Il trionfalismo con cui il vicepremier Di Maio e il sottosegretario con delega all’Editoria, Crimi, annunciano il taglio del fondo per il pluralismo sono l’ennesima conferma della volontà del Movimento 5 Stelle di colpire l’informazione. Hanno gettato la maschera: vogliono ridurre le voci, indebolire il pluralismo, nell’illusione di cancellare le voci critiche e manipolare il consenso dei cittadini”, commentano Fnsi e Ordine dei giornalisti.
“L’unico risultato di questa operazione – proseguono – sarà la chiusura di alcuni giornali e la perdita di numerosi posti di lavoro. In questo scenario diventa sempre più chiara la portata strumentale e propagandistica del tentativo del vicepremier Di Maio di discutere di lavoro precario con Fnsi e Ordine. Non si può discutere di lotta al precariato con chi, con i suoi provvedimenti, creerà altri precari”.
Una ragione in più, concludono i rappresentanti dei giornalisti italiani, “per rispondere alla convocazione del ministro con un’assemblea davanti alla sede del Mise, oggi lunedì 10-12 a partire dalle 11”.
Il taglio dei fondi a Radio Radicale, che ne provocherà la chiusura e la perdita di posti di lavoro, dimostra chiaramente quale sia l’approccio del governo nei confronti dell’informazione. L’obiettivo è eliminare il numero più alto possibile di voci per ammazzare il pluralismo. Nel frattempo si impugna la bandiera della lotta al precariato, ma solo come arma di distrazione di massa.
Contro la mistificazione e la propaganda messa in atto dal Movimento 5 Stelle, Federazione nazionale della Stampa italiana e Ordine dei giornalisti si riuniranno in assemblea pubblica oggi lunedì 10 dicembre, alle 11, davanti al ministero dello Sviluppo Economico, in via Veneto (angolo via Molise), a Roma.
A poche settimane dai flash mob ‘Giù le mani dall’informazione’, che hanno mobilitato centinaia di giornalisti e tanta gente comune in tutta Italia, sindacato e Ordine tornano in piazza per sensibilizzare le istituzioni sulla necessità di una informazione davvero libera e indipendente, dagli attacchi della politica e dalle condizioni sempre più penalizzanti del mercato del lavoro giornalistico.
“Il ministro Di Maio ha convocato Fnsi e Cnog per il 10 dicembre e noi il 10 dicembre saremo davanti al suo ministero. Il tavolo sull’equo compenso, così come concepito dal ministro, è un chiaro tentativo di strumentalizzazione della parte più debole della categoria e di delegittimazione degli organismi collettivi dei giornalisti”, rilevano sindacato e Ordine.
“Dopo aver insultato pesantemente l’intera categoria e auspicato la chiusura di alcuni giornali – proseguono -, Di Maio, oltre a non aver mai chiesto scusa, pensa di poter cavalcare il tema del precariato, dimenticando che il suo governo sta lavorando a un provvedimento, il taglio del fondo per l’editoria, che farà crescere ulteriormente il numero dei precari. Inoltre crede, sbagliando, di poter umiliare gli organismi della categoria chiamando al tavolo non meglio identificate libere associazioni di precari”.
Paolo Miki D’Agostini