Lo scontro legale tra Blackstone e Rcs Mediagroup entra nel vivo, il pronunciamento della Corte Suprema di New York sulla giurisdizione del caso è in mano al giudice Saliann Scarpulla che il 5 febbraio sentenzierà sull’accusa che il fondo americano ha mosso nei confronti di Rcs e il suo presidente Urbano Cairo per aver ricorso a un arbitrato a Milano.
Al centro del contendere c’è la trattativa, risalente al 2013, per la cessione della sede storica del Corriere della Sera di via Solferino a Milano dalla società presieduta dal numero uno del Torino al fondo statunitense.
Diversi imprenditori italiani in questi anni hanno passato momenti difficili e si sono ritrovati a dover accettare patti commissori imposti dalle banche creditrici. Accordi con i quali, in mancanza del pagamento dei debito nei termini fissati, le proprietà poste a garanzia sono state svendute agli amici degli amici. Una parte importante del patrimonio immobiliare italiano è stata infatti ceduta dalle nostre banche ai fondi speculativi internazionali.
La vendita oggetto della disputa era avvenuta in un momento in cui non vi era parità contrattuale tra Blackstone e Rcs. Il gruppo editoriale era in piena crisi finanziaria e fu costretto dalle banche a svendere l’immobile storico di Via Solferino. È più che legittimo chiedere “la nullità della vendita poiché il prezzo di acquisto è stato più basso del valore reale, poiché il venditore era in un momento di estrema difficoltà, e poiché il compratore Blackstone era perfettamente a conoscenza di questa situazione.”
Il gruppo Usa negli anni ha acquisto in Italia immobili per un valore di circa due miliardi di euro. A settembre Blackstone, attraverso il fondo Thesaurus di Kryalos, ha acquistato infatti Palazzo Sturzo a Roma, sede della Democrazia Cristiana e poi del Partito Popolare.
I punti che Urbano Cairo solleva sono fondamentali per tutti gli imprenditori e per l’economia italiana.