“Un impulso distruttivo, ecco cosa provava. Quella notte avrebbe voluto uccidere tutti i vicini di casa, e pure i suoi genitori colpevoli di dormire in pace, e poi voleva morire anche lei”.
Daniela Di Benedetto ci presenta oggi il suo ventesimo libro, Preludio alla follia, edizioni Vittorietti. Protagonista è Lisa, scrittrice di mezz’età che soffre d’insonnia e depressione; oppressa per lungo tempo da una madre all’antica che non approvava la sua scelta di non avere figli, dopo la morte dei genitori si rende conto di quello che le é rimasto: una gatta, una casa vuota e tante storie nel cassetto in attesa di essere pubblicate. Un vuoto incolmabile a causa dell’età avanzata e di una salute precaria, contro i quali Lisa non può che rassegnarsi e attendere la sua fine, che inizia a vedere come una liberazione da tanta sofferenza.
L’autrice, attraverso un sapiente alternarsi di flashback, presente e pagine di diario della protagonista – e alcune brillanti citazioni alle sue opere precedenti – ci permette di conoscere a fondo questo personaggio, più simile a noi di quanto possa sembrare.
Lisa è una persona come tante, con la sua vita, le sue scelte e i suoi problemi, che affronta in base alle possibilità fornite dal contesto in cui è abituata a vivere; tra conti da pagare, un sogno da scrittrice da realizzare e obblighi verso la famiglia, mentre da uno schermo televisivo sente come l’umanità vada lentamente a rotoli. Un animo pacifico solo in superficie, mentre nel profondo desidera più che mai riscattarsi contro ogni singolo episodio in cui avrebbe subito un torto, anche il più banale; proprio come tutti noi, che in questa giungla chiamata civiltà siamo costretti troppo spesso a nascondere gli artigli per non complicarci la vita… in attesa di esplodere un altro giorno.
E Lisa esplode, alla fine, in tutta la sua disperata – quanto liberatoria – drammaticità.
Consigliato a tutti gli amanti del genere, ma anche a chi ricerca una via d’uscita dalla depressione.
Come nasce quest’opera?
Storia lunga. Quando nel 2015 mi ruppi il femore, il trattamento ospedaliero fu allucinante e tornai a casa in condizioni tali da restare tre mesi a letto. Giurai che mi sarei uccisa se fossi rimasta sulla sedia a rotelle, ma a poco a poco, mentre mi riprendevo, cominciai a scrivere un romanzo che denunciava la malasanità e anche gli antidepressivi sbagliati che mi sono stati somministrati fino all’età di 55 anni. Questi farmaci possono provocare raptus pericolosi. Quindi la prima idea del romanzo fu quella di un’opera impegnata, poi la scrittrice che è in me ha preso il sopravvento trasformando la realtà in un thriller. Infatti la protagonista Lisa è il mio alter ego, e la sua storia viene ricostruita a poco a poco come in un puzzle dando al lettore la certezza che questa donna tormentata alla fine farà qualcosa di tremendo, ma nessuno indovinerebbe mai che cosa.
Quale messaggio comunica il romanzo?
Molti messaggi. La protagonista si trova immersa in un’Italia in cui nulla funziona, alle prese con la madre demente e con un sistema scolastico che la mortifica. Molta gente può riconoscersi in quel personaggio sottoposto ad ogni stress. E poi c’è una cosa di cui nessuno si è mai accorto: io ho una lieve forma della sindrome di Asperger, amo la solitudine, non mi va di partecipare agli eventi, ho terrore dei rumori, mi disturba il contatto fisico con altre persone ecc. Anche la mia Lisa è fatta così, ma le persone a lei vicine non lo capiscono, quindi non si sente accettata. Il mio libro può insegnare ad accettare la diversità, a capire le persone isolate e le persone depresse. Mi appello pure ai genitori di figli che non socializzano e si rinchiudono nel mondo dell’arte: provate ad entrare nelle loro menti. Infine gli amanti degli animali saranno felici di sapere che il romanzo descrive anche la simbiosi che nasce fra una donna solitaria e un gatto.
Perché dovremmo leggere questo libro?
Perché è scorrevole e accontenta diversi tipi di lettori. C’è l’atmosfera del thriller, e pure una precisione accurata nell’analizzare gli effetti della depressione e degli antidepressivi di vario tipo. Poca gente sarà in grado di raccontarvi questo dopo essere uscita da un tunnel pericoloso. Ma c’è anche da divertirsi, anzitutto per gli episodi esilaranti di demenza senile dei genitori di Lisa; inoltre lei ricorda con nostalgia i tempi in cui era giovane e le accadevano cose buffe. Tempi che non torneranno più. Una frase ricorrente è “ Nulla sarà come prima!” Comunque ammetto che è un romanzo molto duro, senza pietà nel mostrare una persona che diventando anziana e acciaccata si sente esclusa dal mondo. Viene descritto pure il mio rapporto con mia madre prima che lei andasse fuori di testa, una madre siciliana dalla mentalità primitiva.
Progetti futuri?
Per tutto l’anno 2019 attendo i risultati di concorsi letterari che ho fatto, inoltre uscirà un mio testo scolastico, narrativa per la prima media, e un giallo con le edizioni Zerounoundici. Ma a partire dal 2020 potrei dedicarmi esclusivamente alle sceneggiature cinematografiche, poiché la gente legge sempre meno libri, mentre il cinema non ha perso i suoi fans. Ho già prodotto un film comico del quale ho scritto sceneggiatura e colonna sonora, ma preferirei occuparmi di film drammatici.
Il libro merita 5 stelle su 5.
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