Accuse, riappacificazioni, dichiarazioni al vetriolo, minacce: gli ingredienti per la commedia perfetta a Palazzo Chigi non mancano. A chi applaude e a chi gonfia la questione della crisi di governo alle porte, i protagonisti rispondono con il bis. “All World is a Stage” scriveva Shakespeare, ma sul palcoscenico dei politici in lizza per le Europee non c’è posto per il mondo vero.
Anche di Domenica lo scontro Lega-M5S non conosce tregua. C’è chi parla di “fuoco amico” dei grillini e di attacco giustizialista ai danni del sottosegretario Armando Siri – indagato di corruzione, di cui i cinque stelle chiedono le dimissioni – mentre Matteo Salvini dall’EUR continua a gettare benzina sulle polemiche: “Mi dicono di tirare fuori le palle, ricevo buste con proiettili per il mio impegno contro la mafia. A chi mi attacca dico tappatevi la bocca, lavorate e smettete di minacciare il prossimo. E’ l’ultimo avviso”. Luigi di Maio non ci sta e ribatte all’alleato di governo: “Con la corruzione non ci si tappa la bocca, la politica deve dare il buon esempio”.
Giuseppe Conte: un personaggio alla ricerca di copione
Il premier Giuseppe Conte, che nel discorso di insediamento si era definito “l’avvocato del popolo italiano”, per divenire poi arbitro interno alla maggioranza, ora è costretto ad abbandonare il ruolo. Da comparsa di governo a protagonista principale. Un salto non semplice per l’ex professore di diritto privato che – non senza imbarazzo – ha deciso di convocare una conferenza con la stampa per affrontare il caso Siri. “«All’ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri porrò la mia proposta di revoca di Siri dal suo ruolo di sottosegretario». Tutto questo all’infuori – dice Conte – di qualsiasi valutazione giudiziaria: un gesto di responsabilità politica e insieme morale. Non fosse che il diretto interessato, Armando Siri, abbia deciso di rompere il silenzio proprio pochi minuti prima: “Dal primo momento ho detto di voler essere immediatamente ascoltato dai magistrati per chiarire la mia posizione. Ribadisco di avere sempre agito correttamente e di non avere nulla da nascondere. Confido che una volta sentito dai magistrati la mia posizione possa essere archiviata in tempi brevi. Qualora ciò non dovesse accadere, entro 15 giorni, sarò il primo a voler fare un passo indietro».
Di Maio e il braccio armato del Blog delle Stelle
Se il Ministro degli Interni ritiene assurdo che si parli di “dimissioni” a fronte di un semplice “avviso di garanzia”, sicuro che il Consiglio dei Ministri del prossimo mercoledì porterà a un nulla di fatto, il ministro Di Maio frena. Intervistato da Lucia Annunziata a Mezz’ora in più ha spiegato che il problema non è l’inchiesta o il rinvio a giudizio, ma il fatto che un sottosegretario abbia tentato di favorire un imprenditore con una legge, atteggiamento tipico della casta italiana. Ciò nonostante ha negato l’eventualità, in caso di spaccature nel Cdm, della richiesta di sfiducia del governo.
Toni meno concilianti ed ecumenici giungono però dal Blog delle Stelle, il braccio armato dei grillini che diffonde il verbo dell’ala più spiccatamente movimentista:“troppo facile sparare false promesse ai cittadini se poi una forza politica non è in grado di assumersi le sue responsabilità davanti agli italiani. Perché, vedete, è comodo dire “aspettiamo la condanna”. Così parlava Berlusconi!”.
Subito dopo la frase che ha fatto infuriare il Ministro dell’Interno: “Sulla questione morale il MoVimento 5 Stelle non fa passi indietro e alla Lega chiediamo di non cambiare sempre discorso, ma di tirare fuori le palle su Siri e farlo dimettere. Lo sappiamo: ci vuole coraggio a fare quello che fa il MoVimento. Noi quando qualcuno sbaglia (o abbiamo anche il minimo dubbio che abbia sbagliato), gli chiediamo di mettersi in panchina. E così è stato fatto per Siri”.
Ciak, si governa!
Che il divorzio in casa giallo-verde sia dovuto alle elezione Europee alle porte, non v’è dubbio. Così come è evidente il tentativo da parte dei due coinquilini di Palazzo Chigi di distanziare e dar corpo alle rispettive linee politiche, per rinsaldare il proprio elettorato e tentare la conquista dei tanti indecisi. Faticano ad accorgersene le opposizioni, PD e Forza Italia che parlano di “due partiti divisi su tutto che rimangano attaccati alle poltrone”. Si potrebbe parlare – per Lega e Cinque Stelle – di un “disaccordo di ferro“, una convergenza “instabile” all’apparenza, che li unisce in vista di un superiore progetto politico. Trova senso in questo disegno, l’insolito protagonismo di Conte, pronto a convocare una conferenza stampa – senza rispondere a nessuna domanda -, acquisisce valore la dichiarazione di Siri e la storia dei 15 giorni di tempo per dimettersi (coincidenti guarda caso con le Europee) e così pure il ritorno del combattente solitario Alessandro Di Battista, dettosi disponibile, all’improvviso, a riprendere le redini del movimento. Un gran polverone politico che toglie ogni possibilità di inserimento per le opposizioni e che è funzionale a ottenere voti alle Europee e a costruire alibi per i possibili capovolgimenti politici successivi al 26 Maggio. Alibi per quando sarà il tempo di affrontare i veri problemi che gravano sul paese, tra cui lo spettro dell’aumento dell’IVA.