“Ognuno di noi porta dentro di sé il fardello degli altri. La storia del mondo è anche la nostra, quando osserviamo qualcosa ne diventiamo parte integrante.”
Una delle più profonde lezioni che possiamo apprendere tra le pagine di Artemis’ Cabaret, brillante opera di Diandra Elettra Moscogiuri edita da Sensoinverso. Essa narra un breve periodo della vita di Marco, solitario ragazzo milanese con la passione per la scrittura che, in un tentativo di scacciare il vuoto che lo opprime, s’iscrive al forum letterario “Artemis’ Cabaret”, dove stringe amicizia con gli altri suoi membri. Nel forum i ragazzi condividono sogni, angosce e paure attraverso i loro racconti brevi, consolidando un legame reciproco. Con il tempo, tuttavia, Marco noterà qualcosa d’insolito e di tremendamente familiare nelle vicende raccontate dagli amici, tracce di una verità che rimuoveranno il velo su un passato che credeva sepolto.
Un romanzo breve ma profondo, che ci mostra ancora una volta un mondo ricolmo di “cose troppo brutte: odio, malattie, violenza e morte”, secondo le parole dell’autrice, il mondo in cui vive buona parte dell’umanità oggigiorno.
Un mondo dominato dalla paura, figlia della routine quotidiana, dove la comunicazione interpersonale è sempre più difficile. La parola scritta si rivela quindi l’arma più efficace di un autore per affrontare la paura: il modo per esorcizzarla, “buttarla fuori fino a schiacciarla”.
Artemis’ Cabaret ci ricorda in poche pagine che non siamo mai impotenti di fronte ai mali che ci affliggono, e con la giusta forza li possiamo affrontare e sconfiggere.
Artemis’ Cabaret merita 5 stelle su 5.
Com’è nata questa opera letteraria?
Pur essendo la mia seconda pubblicazione, in Artemis’ Cabaret ci sono i segni dei miei primi esercizi di scrittura. Quando avevo diciassette anni ho passato un periodo un po’ buio, ho smesso di uscire con i ragazzi del quartiere perché mi sentivo esclusa, così passavo molto tempo con me stessa e avevo iniziato a fare dei sogni molto intesi. Col tempo, ho pensato di tradurre quelle immagini in parole e così sono nati i racconti che fanno parte di Artemis’ Cabaret. Poi è arrivata l’idea di Tequila Suicide e ho deciso di pubblicare quello per primo, che avevo ideato tutto d’un fiato. Artemis’Cabaret è rimasto in una forma non completa per tantissimo tempo, finché quest’anno mi sono detta che avrei portato a termine tutto ciò che avevo lasciato ancora incompiuto nella mia vita, e in cima alla lista c’era proprio questo libro.
Quale messaggio vuoi trasmettere a tutti coloro che si ritroveranno tra le mani questo libro?
Questo libro racconta di come le paure personali intorpidiscono l’essere umano e gli impediscono di vivere a pieno le gioie della vita. Marco, il protagonista, se ne rende conto solo alla fine, e comprende quanto sia importante aprirsi, consumare i propri timori attraverso uno sfogo personale, unico modo per andare avanti e impedire alla negatività di impossessarsi di te. Ma non è mai troppo tardi per reagire, ed è per questo che, memore del destino che è toccato a sua madre, trova conforto attraverso la scrittura.
Cosa pensi dell’editoria di oggi?
Ho avuto fortuna in questo senso. I miei editori sono persone mosse dalla passione per i libri, in loro riconosco il genuino interesse verso la creazione di un prodotto di qualità. Penso che sia molto importante oggi che sia dia la possibilità di esprimersi a chiunque ne possieda la capacità, guidandolo verso l’ideazione di qualcosa di bello da lasciare agli altri. Di recente mi sono interessata alla vicenda della pubblicazione di Frankenstein di Mary Shelley e sono rimasta sconvolta da quanto fosse difficile prima far valere la libertà di espressione.
Leggi il mio libro perché…
Perché nulla mi rende più felice dell’idea di aver raggiunto il cuore di un lettore con le mie parole. Mi piace l’idea di donare ore di piacevole lettura a chi decide di dare fiducia a una mia opera, e quando mi trovo in una fiera del libro non rinuncio mai a scrivere queste parole sotto forma di dedica.
Progetti futuri?
Quest’anno mi dedicherò alla post-produzione del film Dead Star, che ho scritto e prodotto insieme al regista David Milesi, di cui sono anche protagonista femminile. Devo dire che è stato davvero interessante per me cimentarmi nella scrittura per il cinema, è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere tanto e scoprire varie sfaccettature di questa professione. La nostra produzione cinematografica, la Damodami Factory, occuperà la maggior parte del mio tempo, ma non escludo di continuare a pubblicare anche romanzi.