A 50 anni dalla realizzazione del film Medea del regista friulano Pier Paolo Pasolini, Grado ricorda con testimonianze poetiche , letterarie e fotografiche, i luoghi che fecero da sfondo ad alcune scene della nota pellicola, ed in particolare quei “quattordici minuti”, molto intesi, che hanno portato l’Isola d’Oro e l’incantevole ambiente naturale circostante,a fama immortale nella storia del cinema. Di rilevante importanza: Mota Safòn – dove si trovava il casone del regista, le foci dell’Aussa , la laguna e Grado. «E’ fuori dubbio che Pier Paolo, più di tutte le spiagge del mondo, amó le mutevoli dune e le pozze d’acque del Tagliamento. Ma il mare…Quando scoprì il mare? E dove?..[..]..Forse sono stato io, il primo, a portare Pasolini a Grado. Perché, mentre Caorle faceva parte del suo “territorio”,Grado, se pure vi appariva come un miraggio, era ai confini meridionali del mio. Lui mi raccontava delle balere di Caorle ..[…] e io dei pellegrinaggi notturni a Barbana. Quando ero bambino, Grado era per me una terra mitica, un’isola sconosciuta e un pó misteriosa…[..]..Io gli raccontavo spesso di questi ricordi. Perché i meriggi chiassosi sull’Aussa o sul Tagliamento…[…] erano comuni esperienze. Ma Caorle e Grado erano i nostri eldoradi», così scriveva l’amico, pittore e saggista di Cervignano del Friuli, Giuseppe Zigaina nel suo saggio “Pier Paolo Pasolini, Medea”. Fatalità, tra i mesi di luglio ed agosto del 1969, Pasolini “approda in laguna “ con Maria Callas e tutta la sua troupe per la produzione del film Medea, proprio grazie all’amico Zigaina che, qualche anno prima, gli aveva fatto fece conoscere ed apprezzare questi luoghi. Non a caso, nel suo racconto dedicato al film Medea, Zigaina scriveva: «Così un giorno, anche Pier Paolo scoprì la mitica laguna. Forse era il 1967 e Pasolini, che era appena tornato da un suo viaggio in India, venne a trovarmi a Cervignano, con Ninetto.Io allora, avevo “ l’ Istambul”, una vecchia scialuppa di nove metri, riadattata e tugata, divinamente comoda per pescare e prendere il sole. Era anche sicura, per i nostri mari; ma non tanto da rassicurare Pier paolo. .[..]..Così, a parte la sua mitezza di sempre, la mia, a volerlo imbarcare, fu una leggera violenza. Uscimmo dal canale della Schiusa,in una giornata limpida di fine settembre: una di quelle giornate che lasciano Grado nella memoria,più remota che mai. Fasciata a nord dai verdi sfibrati della pianura e da essa separata da una laguna immota. Grado era senza tempo». Fu così che Pasolini scoprì Grado e il suo territorio, e ne rimase letteralmente fulminato ed affascinato, tant’è che un giorno, in una delle consuete escursioni in barca con l’amico Giuseppe dichiaró: «E’ bello quasi come l’India. Qui girerò Medea».Iniziarono così i vari sopralluoghi e le esplorazioni della laguna tra tamerici di dannunziana memoria (La pioggia nel pineto del 1902) ,i casoni da pesca e gli argini erbosi : «dove il vento di terra e le maree confondono il profumo delle gemme, con l’aroma delle alghe marine, proprio lì era il luogo senza tempo che Pier Paolo cercava: “mitico, perché realistico e realistico perché mitico”. Il posto del Centauro»,così ricordava ancora l’amico Zigaina. La mostra fotografica “ Medea 50 , Pier Paolo Pasolini, Maria Callas e Grado”sarà visitabile sino al 28 luglio 2019, nel foyer dell’ex cinema Cristallo,storica sede cinematografica della città, dove fu presentato il film. E proprio lì lo stesso regista di San Giovanni di Casarsa, in provincia di Pordenone , diede vita anche a svariate rappresentazioni cinematografiche. Per il cast di Medea, Pasolini scelse attori d’eccezione tra i quali: Maria Callas nelle vesti di Medea, Massimo Girotti che rappresentò Creonte , mentre Giasone, Glauce, Pelia e il Centauro, furono interpretati rispettivamente da: il campione olimpico Giuseppe Gentile, Margareth Clementi. Fabio Mauri e l’attore e regista teatrale francesce Laurent Terzieff. Per le musiche si avvalse della collaborazione di Elsa Morante .
La Medea di Pasolini dall’omonima tragedia di Euripide, rappresenta una svolta nella produzione cinematografica del regista, in quanto verso la metà degli anni’70, dal realismo della prima fase di Accattone, Uccellacci e Uccellini, il suo interesse si orientò verso il mito e il passato arcaico , e Medea ne è una testimonianza. Come Pasolini asserì in numerose occasioni, egli si avvicinò al mito classico, in quanto in esso vi era l’esigenza di osservare le cose e la realtà ,e di mostrarle come tali. Il “ritorno all’antico” gli servì , in un certo qual modo,per instaurare un rapporto con la realtà contemporanea e le sue contraddizioni. E proprio in questa parte del Friuli, a Grado e nella sua laguna, Pasolini trovó quell’ambiente incontaminato e selvaggio, necessario alla realizzazione della sua Medea, alla quale vi lavoró con passione, dedizione e con una pignoleria quasi ossessionate. Come scrisse Lietta Tornabuoni nel suo articolo sull’Europeo del 22 settembre 1969,in occasione del Festival di Venezia : «Anche l’isola è di Pasolini ( definita la piccola Skorpios di Pasolini) , il Comune gliel’ha data in concessione per novantanove anni e per una cifra simbolica, spiega il Sindaco di Grado, Niccolò Reverdito», mentre il curatore della mostra Massimo De Grassi ha sottolineato come : « La laguna e non Grado, è il “luogo del Centauro”. L’isola intesa come entità moderna, “turistica”, e culturalmente ricettiva…[…]. L’isola del Sole nella sua accezione turistica e moderna…[..]assumerà però via via maggiore importanza negli anni, fino a diventare,[…]luogo di rielaborazione culturale e centro di irradiazione del cinema pasoliniano.
Tra i vari materiali esposti in mostra , numerose immagini di Mauro Tursi, il fotografo di scena, realizzate su pannelli di grandi dimensioni, oltre a svariato materiale d’epoca legato alla promozione ed alla divulgazione del film, ed anche testi poetici e letterari nei quali Pasolini descriveva la lavorazione del film, la laguna, la corrispondenza con il regista Franco Rossellini e quella con la “divina” Maria Callas , oltre a numerosi racconti dedicati al film da parte dell’artista friulano e grande amico di Pasolini, Giuseppe Zigaina. Curatori del progetto: Francesca Agostinelli e Massimo De Grassi. Progetto dell’allestimento:Massimo Bortolotti ed allestimento a cura di : Nuove Edizioni della Laguna. Una postazione audiovisiva, non accessibile al pubblico ma visibile dal foyer,è stata allestita in sala, con alcune riprese girate a Grado, successivamente scartate in sede di montaggio e salvate dalla distruzione. A sostegno scientifico dell’iniziativa, è stato prodotto un catalogo che vede il supporto di studiosi come Roberto Chiesi del Centro Studi-Archivio Pasolini della Cineteca di Bologna,; di Luciano De Giusti grande studioso del cinema pasoliniano, oltre ad interventi di Francesca Agostinelli e Massimo De Grassi. Per concludere, significative e ben auguranti, sono le parole di Sara Polo, Assessore alla Cultura e Istruzione di Grado: « Ricordare oggi la genesi e gli sviluppi della lavorazione di quei 14 minuti di pellicola che hanno consegnato Grado alla storia del cinema, significa anche creare le premesse, perché eventi di quel genere possano ripetersi e generare nuove prospettive culturali per l’isola d’oro, con un occhio di riguardo al passato ma lo sguardo proiettato nel futuro».
Photo Gallery: per le foto storiche @ Archivio Mario Tursi – per le foto recenti della mostra @Daniela Paties Montagner, foto aerea del casone di Mota Safòn@Nico Gaddi