Nato a Porto Empedocle (Agrigento) nel 1925, ma vissuto a Roma sin dal dopoguerra e dal 1949 registra (il primo a rappresentare Beckett in Italia) e autore teatrale e di saggi sullo spettacolo e scritti su Pirandello, oltre che per anni titolare di una cattedra di regia all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Un legame con la scena mai spezzato se anche negli ultimi anni, ormai persa praticamente del tutto la vista, costretto a dettare e farsi rileggere i propri libri, gli ultimi Montalbano, si è esibito al teatro greco di Siracusa in un suo monologo ispirato alla figura del veggente cieco Tiresia e si preparava a recitarne uno nuovo a Caracalla su Caino.
Nelle vesti di funzionario Rai delegato alla produzione e sceneggiatore lega poi il suo nome a famose produzioni poliziesche della tv italiana, che avevano come protagonisti il tenente Sheridan e il commissario Maigret. E se pubblica e scrive poesie sin dai suoi vent’anni, arriva davvero alla scrittura narrativa solo verso i 60 anni, con ‘Il corso delle cosè, pubblicato nel 1978 gratis da un editore «a pagamento» con l’impegno di citarlo nei titoli dello sceneggiato tv tratto dal libro, ‘La mano sugli occhi, che comunque non ne aiutò la fortuna.
Nel 1980 esce quindi da Garzanti ‘Un filo di fumò, il primo in cui compare la cittadina immaginaria di Vigàta ma è solo nel 1992, con l’uscita da Sellerio, che sempre resterà il suo editore principale, de ‘La stagione della caccià, che grazie al passaparola dei lettori diventerà un sorprendente successo, confermato poi dal boom de ‘Il birraio di Preston’. Camilleri ama la scrittura, ha una storia teatrale legata all’amore per l’alta avanguardia novecentesca e ha radici nella sua Sicilia e nel passato classico, così i suoi romanzi sorprendono spesso per scelte innovative, come accade nel 2008 con l’uscita de ‘Il tailleur grigiò e, lo stesso anno, de ‘Il casellantè, seconda parte di una trilogia di romanzi legati al mito, di cui fanno parte ‘Maruzza Musumecì e ‘Il sonagliò.
Scrive costantemente, quotidianamente e nel 2016, a 91 anni, nella nota finale del suo centesimo libro, ‘L’altro capo del filò, dichiara che si tratta di «un Montalbano scritto nella sopravvenuta cecità» che ha dovuto dettare alla sua assistente Valentina Alferj, «l’unica che sia ormai in grado di scrivere in vigatese».
E lo stesso vale per tutto ciò che ha firmato da allora, sino all’ultimo Montalbano appena uscito, ‘Il cuoco dell’Alcyon’, giocato su recite e finzioni. I suoi rimpianti, divenuto cieco, diceva che riguardavano principalmente il non vedere più l’amatissima pittura e il non riuscire più ad ammirare la bellezza femminile. Negli anni, con i libri tradotti in trenta lingue e decine di milioni di copie vendute nel mondo, ha ricevuto tanti premi.
Del suo ultimo libro artista raccontava che il suo libro, «Esercizi di memoria», uscito nel 2017 ed edito da Rizzoli «aveva rischiato di rimanere nel cassetto» e non per la sua cecità, ma perché si chiedeva a chi potessero interessare quelle storie.
Camilleri amava raccontare storie, l’ha fatto fino all’ultimo, salendo sul palcoscenico del Teatro Greco di Siracusa per impersonare Tiresia, l’indovino tebano cieco dell’Odissea. L’ha fatto anche nei giorni prima di essere ricoverato, mentre preparava il suo debutto alle antiche Terme di Caracalla, con lo spettacolo Autodifesa di Caino. Salutando con una sua frase “Se potessi, vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine di passare tra il pubblico con la coppola in mano”.
Per volontà dello scrittore e della sua famiglia non ci sarà camera ardente e il funerale si svolgerà domani in forma privatissima. Solo dopo la sepoltura – a quanto si apprende – sarà reso noto il luogo in cui riposeranno le spoglie dell’autore, in modo da rendere possibile la visita ai tanti che lo hanno amato.
Anna Rita Santoro