A Bibbiano in Emilia continua l’indagine “Angeli e Demoni” con nuovi e tragici sviluppi. Le indagini della procura, che hanno coinvolto a vario titolo consulenti, case famiglia, servizi sociali, il tribunale dei minorenni e dei giudici onorari, hanno attenzionato una degenerazione criminale del sistema degli interventi della magistratura nel loro modus operandi.
Il caso Bibbiano riguarda un presunto traffico di affidi illegali di minori che erano strappati alle loro famiglie per essere dati in affido agli amici degli amici in cambio di cospicue somme di denaro. Alcuni di questi bambini per fortuna sono già rientrati nelle loro famiglie a seguito dello scoppio dello scandalo. Fino ad ora sono circa una trentina le persone indagate fra psicologi, assistenti sociali, politici locali, neuropsichiatri, medici, che con l’inganno e a scopo di lucro strappavano senza esitare i figli alle famiglie d’origine e affidatarie.
Ma quanti casi simili ci saranno in Italia? Già perché sono in molti a pensare che quanto successo a Bibbiano sia solo la punta dell’iceberg. Per scoprire e analizzare i possibili casi sospetti è nato il “Coordinamento nazionale contro la sottrazione di minori alla famiglia e genitori in separazione”. A farne parte è stata chiamata anche Gabriella Maffioletti che da anni si batte contro gli abusi perpetrati nei confronti di genitori e figli. Una battaglia non sempre facile la sua, combattuta sempre in prima linea e che spesso ha avuto anche degli strascichi nei tribunali d’Italia, ma che l’ha vista sempre uscire vittoriosa e innocente da qualsiasi accusa. Gabriella Maffioletti in tempi non sospetti ha denunciato il possibile malaffare e il modus operandi non sempre trasparente per gli affidi dei bambini in Trentino.
Nel coordinamento nazionale fanno parte anche Giuseppe Iuele, presidente ADF Basilicata Associazione per i diritti del fanciullo (referente per la Regione Basilicata). Gabriella Maffioletti, già consigliere del comune di Trento (referente per la Regione Trentino Alto Adige), Barbara Di Donato Uda, già vice presidente “Papà separati Torino” (referente per la Regione Sardegna), Pino Falvelli, presidente F.S.G. Associazione Famiglia Società Giustizia (referente per la Regione Lazio), Katia Vetere (Calabria), Claudia Labisi (Sicilia), Massimo Santarelli (Abruzzo) e Giuseppe Ciccone (Lombardia).
Quanto successo a Bibbiano ha spinto la stessa Gabriella Maffioletti ad organizzare per il 14 settembre un grande evento sul tema. Il titolo “I figli sono nostri, basta sequestri di Stato” anticipa l’argomento della sfilata pacifica organizzata per sensibilizzare la comunità su un tema che rimane controverso e in taluni casi pieno di dramma. Con Gabriella Maffioletti abbiamo tracciato il passato, il presente ed il futuro degli affidamenti dei minori, un sistema ormai obsoleto che deve essere innovato dalle sue radici. La presidente di Adiantum ci ha spiegato cosa bisogna fare e come come farlo.
Maffioletti, Lei è da anni che si occupa di minori sottratti, si può dire Bibbiano non è solo Bibbiano?
La domanda è pertinente e sicuramente la vicenda giudiziaria scoppiata a Bibbiano ha aperto un importante squarcio su quelle che sono procedure e metodologie riconducibili (eccetto alcune variabili specifiche) nel modus operandi a tantissime altre regioni italiane.
Per rimanere radicati alla nostra realtà territoriale ci potrebbe dare una sua opinione in merito?
Nella mia esperienza, prima come consigliere comunale e poi come delegata di Adiantum, essendomi occupata a lungo di raccogliere casistiche di sottrazione minorile dalle famiglie di origine ed avendo prodotto articolato lavoro per scandagliare il sistema che gravita nella rete istituzionale che si occupa di tutela di minori e di PAS (alienazione genitoriale) genitori separati conflittualmente e quello che ne ho scoperto è che il sistema spesso è deviato rispetto alle sue finalità. Dico questo sulla scorta di documentazioni e di fatti oggettivi raccolti con il supporto di professionisti del mestiere, avvocati, psicoterapeuti, psicologi, etc, che combattono, in maniera impari, le devianze del sistema che anche nel nostro ricco Trentino ha mietuto tantissime “vittime”, ossia genitori normali che non hanno quelle gravi pregiudiziali, previste dal legislatore, per il benessere psico-fisico del figlio/a tali da essere giustamente privati della loro potestà genitoriale o limitati dall’autorità giudiziaria nell’esercizio completo della stessa. La cosa più grave, inoltre, è che non esiste un database reale, che riporti il dato anagrafico esatto di tutti i minori tolti dalla famiglia e posti in regime di tutela, laddove per tutela si intende il collocamento in struttura dedicata all’accoglienza minori, in centri di affido, in comunità di accoglienza gestite poi da cooperative che lavorano per il sociale assistito, con evidenti costi a carico della spesa pubblica le cui cifre non sono assolutamente irrigue (dai 70 ai 400 euro al giorno per minore).
Quali sono le iniziative che come attivista intende promuovere?
Per tentare di smantellare tutto questo sistema di pseudo tutela minorile, già il fatto di essere apparsa per ben due volte in trasmissione a canale Italia da Vito Monaco e aver potuto parlare ampiamente della problematica, ha aiutato molte persone che vivono nella drammatica situazione di essere vittima inermi del sistema, penalizzati da compiere qualsiasi azione legale civile di riscatto, perché ricattati con velate minacce compiute su loro, da parte dei professionisti del sistema, compresi i metodi imposti ai fanciulli per evitare che esca la verità processuale e manipolare spesso le loro testimonianze (come emerge dalla indagine di Bibbiano). Ecco spazi di divulgazione e di dibattito così libero e senza filtri hanno un grande ruolo che è principalmente quello di informare la collettività e di fare appello alla conoscenza di ogni singolo o degli organismi preposti affinché ci sia un moto di sollevazione e di indignazione plurima verso questi provvedimenti, che di fatto finiscono per essere crimini contro l’umanità. Ora si prosegue. Sono stata individuata come referente del “coordinamento nazionale contro la sottrazione di minore alla famiglia ed ai genitori in separazione”.
Maffioletti, Lei fa parte di un coordinamento che s’intitola “Coordinamento nazionale contro la sottrazione di minori alla famiglia e genitori in separazione”, perché Lei parla di coordinamento nazionale?
Sì, abbiamo ritenuto necessario e irrimandabile realizzare un coordinamento nazionale che trattasse le questioni che solo adesso riescono ad emergere dalle cronache giudiziarie e mediatiche, perché in tutta Italia abbiamo una serie di associazioni che hanno sempre combattuto da sole per arrivare a denunciare, chiarire, far sì che questi scempi fossero, “grazie a Dio”, di patrimonio conoscitivo di tutti,. Quindi non bisogna personalizzare “tizio o caio” come associazione perché ognuno ha contribuito, nella propria realtà, a monitorare e verificare tutte le cose che non andavano, quindi lavoro già fatto non bisogna rifarlo.
Invece abbiamo pensato di coordinarci e mettere in rete tutto il know-how conoscitivo, esperienziale di cui ognuno è portatore per realizzare un coordinamento e non l’ennesima associazione che diventa sostanzialmente un impedimento all’operatività quanto mai opportuna, necessaria e immediatamente applicabile a un caso così grave, che non deve più ripetersi, che ha bisogno di essere sviscerato, ovvero non si abbiano più a devastare bambini e famiglie in un macabro interesse economico o di posizione professionale e quindi a ritornare all’umanità e non alla bestialità.
Bene, allora, questo coordinamento che cosa si prefigge di fare?
Allora proprio come si è appena detto relativamente alla possibilità di disporre di un patrimonio conoscitivo ed esperienziale molto forte, abbiamo ritenuto che, poiché il caso di Bibbiano è fin troppo evidente, non è un’anomalia solo di questo comune, e per avere contezza di questo basta sapere quello che è il giro di affari che orbita intorno alla questione dei servizi sociali e dei bambini, leggere i numeri e realizzare che proprio di in virtù di questi numeri è un fenomeno molto esteso e che dilaga in tutta Italia. E’ ovvio che un’ipotesi parziale di inchiesta, quale potrebbe essere quella del Parlamento, sarebbe davvero parziale, perché Lei immagini oltre 8000 comuni in Italia, il Parlamento e una Commissione che deve investigare su oltre 8000 comuni, su come hanno gestito tutte le questione annesse e connesse a quella che è l’attività dei servizi sociali e tutto che gira intorno a qualcosa come 4,5 miliardi di euro all’anno. Per non parlare poi di tutti gli altri affari connessi a consulenze esterne, ad avvocati, psicoterapia, e tutto il resto che viene fuori quando uno incappa in queste cose, e chiaramente pur di difendersi (inutilmente per come si avrà modo di vedere), si nominano di qui e di là consulenti.
Quindi è un giro, un volume d’affari enorme, e solo un ente qual è la Regione può attivare una commissione d’inchiesta con il compito di scavare in tutti i casi dove la rete dei servizi territoriali, assistenti sociali eccetera abbiano operato in maniera equivoca producendo relazioni contenenti elementi opinabili e non elementi oggettivamente riconducibili ai fatti che determinano la messa in tutela del minore, o peggio, falsi documentali, e dove ci sono anomalie. Ben vengano quelli in cui non ci sono le anomalie.
Che cosa dovrebbe realizzare questa commissione d’inchiesta che voi proponete per ogni regione d’Italia?
I poteri che sono attribuiti a una commissione d’inchiesta regionale sono importanti, sono forti e hanno la possibilità di investigare davvero in tutte le direzioni e con tutti gli approfondimenti necessari. Entrare nel tecnicismo dell’interpellanza è forse inopportuno in questa sede, perché ha bisogno di un approfondimento davvero molto ponderato così com’è stato fatto durante la redazione di questa interpellanza, e quindi mi limiterò in questa fase a dirvi che vi è una necessità nell’ambito dell’inchiesta, seguendo quella che è la traccia dei soldi e dei casi reali che sono patrimonio conoscitivo delle varie associazioni sparse sul territorio, di addivenire al quadro delle linee tracciate da questi istituti, che poi hanno diramazione in tutta Italia e che da anni, da quando sono stati istituiti nel 2000 i servizi sociali, e di conseguenza, l’ordine degli psicologi, l’ordine degli assistenti sociali, stanno praticamente setacciando a tutti gli effetti (così come rastrellavano le SS i quartieri durante la guerra) “monitorando” le famiglie, alla ricerca di questa o di quella ipotesi di violenza sui minori o di incapacità da parti dei genitori. Ebbene, queste strutture riconducibili sostanzialmente a quelle note in Italia, che sono il CIMAI e “Hansel e Gretel”, hanno determinazioni territoriali in tutte le realtà italiane perchè poi fanno corsi di formazione ai nuovi psicologi, ai nuovi assistenti sociali. Ma guarda caso anche a magistrati, a forze dell’ordine, e quindi praticamente indottrinano queste identità a ragionare ed operare secondo quelli che sono i loro schemi, secondo le loro teorie, che, peraltro, non vedono riconosciuto sotto il profilo scientifico dalla comunità di appartenenza, e nemmeno sotto il profilo giuridico, alcuna valenza.
Tutto questo perché è praticamente preclusa qualunque interlocuzione, qualunque contraddittorio, perché sono aprioristiche le conclusioni a cui pervengono, quindi, in buona sostanza, si realizza un indottrinamento per cui vi è il rischio della surrogazione delle funzioni giudicanti, il rischio della uniformità dei giudizi e noi abbiamo così una riproduzione di consulenze, di relazioni psicosociali che sono una sostanziale copia esatta di altri casi.
Possibile che così tanti casi diversi, guarda caso, ripropongano tutte lo stesso schema. Allora risulta evidente che c’è un indottrinamento che va a monte, e di qui anche la violazione di quelli che sono i diritti di difesa, ma di più, la violazione di quelli che sono i contraddittori, ma di più, la violazione della carta fondamentale dei diritti del fanciullo, della carta di noto che indica come bisogna eseguire un ascolto protetto, in cui mai videoregistrano e se videoregistrano inculcano nei bambini le risposte risposte attese…
Quindi il senso delle commissioni d’inchiesta è veramente quello di andare a perlustrare in tutte le direzioni, è come quando si naviga in un mare: c’è bisogno di una bussola, e la bussola nel caso di specie è rappresentata proprio di questa interpellanza che indica puntualmente dove e cosa si deve fare per giungere a conclusione. Quindi serve orientarsi in questa materia, e poi in ultimo, è necessario che in queste commissioni non ci siano coloro i quali oggi sono sotto la lente di osservazione, perché è come chiedere all’oste com’è il vino. Loro adesso sono sotto osservazione, quindi, chi sono i portatori di conoscenze nuove e non invece di parte se non le associazioni territoriali, se non noi? E di qui il motivo del coordinamento, dell’interpellanza e degli approfondimenti che devono essere fatti. Noi, non è che faremo questioni da bar. Noi porteremo nelle commissioni casi reali nei quali sarà possibile,portare una realtà documentale e anche provante, perché si dispone di tutto quello che non è stato fatto negli ascolti.
Cioè, invece di essere loro a registrare, abbiamo registrato noi, quindi abbiamo visto cos’è accaduto, per esempio, in quell’incontro monitorato e che cosa invece hanno scritto i servizi sociali nelle loro relazioni che poi sono state traslate all’interno dei fascicoli dei tribunali per i minorenni, i quali, sull’assunto di quello, hanno emanato provvedimenti istantanei presumibilmente a tutela dell’incolumità del minore. I casi che stiamo verificando, altro che incolumità! Li abbiamo sacrificati, immolati questi bambini, altro che tutelati, li abbiamo utilizzati come merce.
Quali altre proposte in itinere ha in mente?
Dunque la prima più imminente è quella che riguarda la manifestazione organizzata per il 14 settembre prossimo, dove ci sarà un meeting davanti al tribunale di minori e una sfilata pacifica che vorremmo tenere con tutta la gente di buona volontà, tutti rappresentanti delle associazioni, la gente comune, le famiglie che vivono queste drammatiche situazioni e lottano per una giustizia reale in completa solitudine ed abbandono. Una grande manifestazione, che, si snoderà poi a partire dal tribunale dei minori, con una sosta davanti al tribunale ordinario, per poi raggiungere il Palazzo della Regione, luogo deputato alle scelte politiche in materia di rivisitazione e revisione di quello che sarà, auspichiamo, il recepimento da parte di un consigliere provinciale che la faccia propria dell’interpellanza che abbiamo predisposto come coordinamento nazionale.
Fonte: La voce del Trentino.it
Ranieri