Una banale lite ad un incrocio, forse legata ad una mancata precedenza, e un 28enne di Andria muore per una coltellata in pieno petto.
Quattro uomini cadono in una vasca per il compostaggio dei fertilizzanti in un’azienda agricola nell’Oltrepò Pavese e muoiono annegati. Quattro morti assurde che si aggiungono all’elenco infinito di vittime sul lavoro.
Lui si invaghisce di lei che non vuol saperne. Lui la ammazza, poi, occulta il cadavere e si nasconde per 15 giorni. Il nome di un’altra donna si aggiunge al lungo elenco di femminicidi.
La cronaca quotidiana racconta spesso queste e altre storie drammatiche. L’emergenza sociale più grave del nostro Paese, però, sembra essere l’immigrazione. Un’emergenza cavalcata sia dalla destra che dalla sinistra. L’immigrazione è un’emergenza addirittura internazionale tanto da impegnare il presidente Trump fin dall’inizio del suo mandato. Per non parlare, poi, del “No Way” australiano.
Eppure gran parte degli australiani sono figli di immigrati, come del resto molti americani. Anche lo stesso Trump è di origine anglo-tedesca, figlio di immigrati. Anche l’italia ha alle spalle una grande storia di immigrazione, verso la Germania, gli Stati Uniti e l’Australia.
Se non trovi lavoro in Italia devi andare a lavorare all’estero e ci lamentiamo della fuga dei cervelli, però questo non vale se sei di colore. In questo caso ognuno deve restare a casa sua. Un po’ come dire “se sei nato nella parte sfigata del pianeta, restaci”.
Allora il mantra “aiutiamoli a casa loro” andrebbe sostituito con “chi prima arriva meglio allogia”. Nel frattempo, in italia, facciamo posto allungando la lista dei morti per violenza o sul lavoro.