E’ stato presentato recentemente, alla Conferenza di Neuroscienza che si è tenuta a Washington, il test che potrebbe rivoluzionare la diagnosi e il trattamento del morbo di Alzheimer.
Messo a punto nei laboratori dell’Istituto nazionale per l’invecchiamento Usa, la nuova analisi del sangue riesce a identificare una singola proteina cerebrale, la IRS1 – coinvolta anche nei segnali del diabete – che si presenta difettosa nei malati di Alzheimer.
Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza degenerativa che può manifestarsi in età presenile, cioè immediatamente oltre i 65 anni anche se purtroppo a volte insorge anche in età più giovane.
Con l’avanzare della malattia, il quadro clinico può prevedere confusione, irritabilità e aggressività, sbalzi di umore, difficoltà nel linguaggio e soprattutto perdita della memoria.
La sua ampia e crescente diffusione nella popolazione, la limitata e comunque non risolutiva efficacia delle terapie disponibili ad oggi e le enormi risorse – sociali, emotive, organizzative ed economiche – necessarie per la sua gestione, la rendono una delle patologie a più grave impatto sociale del mondo. Si stima addirittura che entro il 2050 ne sarà affetta 1 persona su 85.
Il test fortunatamente ha già dimostrato di distinguere con un’accuratezza del 100% tra i pazienti colpiti dal morbo e altri anziani sani. « I dati della ricerca però – ha spiegato lo stesso autore principale Dimitrios Kapogiannis – vanno ampliati, validati e confermati».
Ancora in corso di sviluppo presso l’azienda di biotecnologie NanoSomyx, questo esame del sangue è stato utilizzato su 174 volontari: 70 individui con l’Alzheimer, 20 anziani normali dal punto di vista cognitivo ma con il diabete e 84 adulti sani.
Dei pazienti malati di Alzheimer, 22 sono stati sottoposti alle analisi del sangue fino a 10 anni prima della diagnosi. Misurando i livelli della proteina IRS-1, i ricercatori hanno osservato che i malati avevano il livello più alto di proteina “inattiva” ed il più basso di proteina “attiva” rispetto agli individui sani.
Nei diabetici invece si riscontrano livelli intermedi della proteina.
Il dato sui livelli della IRS-1 è risultato talmente chiaro che gli scienziati sono stati in grado di predire – semplicemente guardando le analisi – se il campione di sangue proveniva da un malato di Alzheimer o no, perfino se il dato è relativo a 10 anni prima.
Un altro promettente test per predire il rischio di ammalarsi di Alzheimer, in via di sperimentazione in Italia, è invece basato sulla concentrazione di rame ‘libero’ nel sangue che può penetrare e danneggiare il cervello, addirittura triplicando il rischio di contrarre il morbo.
Daniela Gabriele