Uomo dotato di grande sapienza ,saggezza e sensibilità, Borges si ritenne principalmente un poeta ma divenne famoso come narratore e saggista (L’Aleph, Finzioni, Il libro di sabbia, I congiurati, Inquisizioni, Discussioni, Nuovi saggi danteschi e molti altri titoli).
Arrivò persino a scrivere critiche a libri inesistenti, per amore della parola scritta e della dialettica forbita perché amava immensamente scrivere.
Tuttavia era molto introverso nel vivere ed era frenato da un pudore naturale.
Nella scrittura celava la propria personalità attraverso il ricorso a metafore e a fantasie,tanto da fargli guadagnare la reputazione di metafisico o ricercatore di altre realtà.
La realtà è diversa?
Lo dimostra in particolar modo il racconto L’Aleph che dà il titolo alla relativa raccolta di racconti. Il termine “aleph” deriva dalla prima lettera dell’alfabeto fenicio e greco (poi anche di quello latino), la A che rappresenta il valore simbolico dell’inizio del tutto, impersonificazione della figura divina (più tardi anche quella umana, ma sempre con intenti religiosi: A iniziale di Adamo). Dalla vocale si sprigionava, quindi, l’intero mondo, con i suoi problemi, i suoi labirinti, il suo mistero.
La saggezza di Borges va ad abbracciare anche ciò che è inspiegabile (e che è bene rimanga così) spiegandolo, infine, sentimentalmente.
Vi regalo una sua poesia un connubio divino tra metafisica ed alchimia, la mia preferita:
L’innamorato
<<Luna, avorio, strumenti musicali, rose,
lampade e il segno di Durer,
le nove cifre e lo sfuggente zero,
devo fingere che queste cose esistano.
Devo fingere che nel passato c’erano
Persepoli e Roma e che una sabbia
sottile ha misurato il destino di una torre
che le età del ferro hanno disfatto.
Devo pensare alle armi e alle fiamme
delle epopee e ai mari plumbei
che rosicchiano i pilastri della terra.
Devo fingere che ci sono gli altri. E’ falso.
Ci sei solo tu. Tu, mia ventura
e sventura, inesauribile e pura.>>