“Suo padre era morto servendo lo Stato, per mano di coloro che nello Stato si muovevano, ma al di fuori delle leggi. Nenè avrebbe avuto giustizia? Si poneva quella domanda da anni. Manfredi sapeva che un giorno sarebbe tornato in Sicilia.”
Giustizia è ciò che muove i passi di Manfredi di ritorno nella sua patria, protagonista di Ritorno a casa. Scritto da Federica Di Luca ed edito da Il Fiorino, narra la ricerca di Manfredi della verità sulla morte del padre, cronista ucciso anni prima in circostanze mai chiarite del tutto. Le tracce conducono ai traffici illeciti di Cosa Nostra, che Nené Ziino aveva denunciato con le sue inchieste allo scopo di portare giustizia nella regione. Manfredi, con qualche aiuto dalla gente del posto, proverà a ricostruire l’ultimo caso a cui stava lavorando il padre prima del suo omicidio, mettendosi sulle tracce di un quadro venduto al mercato nero.
Una vicenda breve ma d’impatto, quella narrata in queste pagine, scritta con la dovuta cura per i dettagli, relativi soprattutto al panorama siciliano che fa da sfondo. Numerosi i riferimenti alla lunga storia di Cosa Nostra, intrisa di sangue, misteri e insabbiature; ai casi rimasti irrisolti oggigiorno; alle persone che hanno lottato, donando spesso la vita pur di non darla vinta a questa invisibile potenza. Ritorno a casa, nel suo piccolo, è un altro grido di denuncia contro il male che opprime il popolo del Sud Italia. Un altro pugno di determinazione rivolto al cielo come per dire: “noi non ci arrenderemo”.
Il libro rientra nella Collana Senza Scarpe
Come nasce quest’opera letteraria?
Nasce d’istinto, dall’impulso di scrivere e di raccontare. Non credo di essere stata lì a meditare più di tanto. Credo che descrivere il processo creativo sia una delle cose più difficili. Tuttavia, covavo la storia dentro di me, in qualche modo. Quindi fra le mani avevo uno scrittore, una vecchia governante, avevo lo splendore della Sicilia. Ma soprattutto avevo un omicidio. Il mio protagonista era alla ricerca di qualcosa, il mio personaggio giocava a nascondersi, dribblava, si era occultato dietro un libro di storia. Cosa fare di lui? Mi è sembrato subito chiaro che Manfredi avesse dovuto confrontarsi con una realtà amara e radicale. Per questo avevo a disposizione un patrimonio vastissimo di storie e fatti realmente accaduti offerti ancora una volta dalla Sicilia, che è casa mia, dove le vicende che coinvolgono i suoi abitanti sono assolute, contraddittorie, terribili. Ma non bastava. Perché volevo che questa fosse una storia di padri e figli: non solo quella che il mio protagonista intrattiene con un padre ucciso in circostanze misteriose, ma pure la storia di una generazione che in fondo dai padri è stata tradita. In tutto questo mi è sembrato naturale che a sopravvivere fossero l’amicizia e forse l’amore.
Quale messaggio vuoi trasmettere a tutti coloro che si ritroveranno fra le mani questo libro?
Questo è un libro che racchiude una denuncia sociale forte. La piaga sociale di cui parlo nel libro non riguarda unicamente la Sicilia, ma l’Italia intera. Ha a che fare con la nostra storia e con la nostra identità culturale di donne e uomini. L’Italia è un paese ricco di storia e cultura dove le bellezze artistiche che la caratterizzano ci dicono chi siamo, parlano a noi e noi a loro in un muto e vivo dialogo. Come non averne cura? Essere custodi del passato e della propria storia, consente di non dimenticare e favorisce il dialogo verso per l’Altro per definizione. Una cosa ancora. Spero di essere riuscita a trasmettere nel libro un po’ della bellezza che la Sicilia ha tramesso alla ragazza che sono stata.
Cosa pensi dell’editoria oggi?
Guardo stupefatta la quantità di testi e pubblicazioni prodotti. Certo l’Italia è un paese dove si legge poco rispetto agli altri paesi europei e questo è altrettanto interessante perché contraddittorio. Come insegnate mi rammarico a constatare quanti siano pochi i giovani che leggono. In generale ritengo che il mondo dell’editoria sia comunque mutato nell’arco di pochi anni. Osservo affascinata il fenomeno.
Leggi il mio libro perché…
Il lettore che legge un libro concede allo scrittore fiducia e il proprio tempo prezioso. Allora perché spendere del tempo per la lettura di “Ritorno a casa”? Spero di condividere con il lettore l’emozione che ho provato quando mi accingevo a scriverlo. Più andavo avanti nella stesura del libro e sempre di più scavavo a fondo nelle emozioni che luoghi vissuti o anche solo immaginati producevano in me. Il mio libro che nasce da un’esigenza di condivisione, che è l’esigenza della scrittura e di chi di essa si nutre, seguirà la sua strada che non è più la mia, perché è scisso, da me separato. Spero che qualcuno incroci “Ritorno a casa” e riesca ad indignarsi, arrabbiarsi, stupirsi come io mi sono arrabbiata e indignata.
Progetti futuri?
Sono entrata nel progetto di una collana editoriale indipendente e questo mi rende molto felice per il confronto culturale acceso che intrattengo durante lo scambio di idee con i miei soci. Non so ancora dove questo porterà. Siamo come marinai che navigano a vista in mare aperto. Abbiamo superato da un bel pezzo la “linea d’ombra” e siamo sufficientemente scanzonati e disillusi da guardare con realismo l’orizzonte. Vedremo. Riguardo alla scrittura, oltre alla stesura di alcuni racconti in cui mi cimento con generi diversi, bolle in pentola una storia controversa con un personaggio femminile forte.
Il libro merita 5 stelle su 5.
Maura Capuano