Sono ormai ridotte al lumicino le possibilità di trovare il video che immortala la “tranquilla” uscita nel cuore della notte da una casa di riposo, come da un centro commerciale o un cinema, del loro caro, anziano paziente non autosufficiente. E che inchiodava la struttura alle sue responsabilità di omessa vigilanza per la sua morte di stenti e di freddo all’addiaccio. Sono sempre più sconcertati e amareggiati per la situazione kafkiana che è venuta a crearsi i familiari di Angelo Laudoni, il 78enne di Roma trovato agonizzante, e poi deceduto, il 29 novembre 2017, poco fuori della residenza per la terza età dov’era ricoverato, Villa Giulia Felicia a Colonna, da cui era incredibilmente riuscito a uscire come nulla fosse verso mezzanotte, senza poi essere in grado di farvi ritorno.
L’udienza preliminare del processo, già più volte rinviata, tenutasi il 19 febbraio 2020, in Tribunale a Velletri, davanti al Gup dott. Giuseppe Boccarato, è stata nuovamente rimandata, al 24 giugno, sempre per lo stesso motivo di quella del 25 settembre 2019 di quella iniziale del 27 febbraio 2019, durante la quale i congiunti della vittima avevano solo fatto a tempo a costituirsi parte civile. Motivo? La Procura non riesce a esibire la “prova regina” alla base della richiesta di rinvio a giudizio per i reati di omicidio colposo in concorso di A. M. C., 57 anni, amministratrice unica della struttura “incriminata”, e H. M. W., 44 anni, l’operatrice che quella notte era addetta alla vigilanza notturna degli ospiti e dotata, a tal fine, di un impianto di video sorveglianza.
L’anziano era reduce da due ictus, da cui si stava fisicamente (un po’) riprendendo, ma che gli avevano causato pesanti conseguenze tra cui il disorientamento nel tempo e nello spazio e il disturbo della memoria. Avendo bisogno di assistenza e sorveglianza h24, i suoi cari il 27 novembre lo avevano ricoverato in una struttura che doveva essere attrezzata a tal scopo, la casa di riposo Villa Giulia Felicia. Ma durante la seconda notte di ricovero, tra il 28 e 29 novembre, l’anziano si è svegliato e, disorientato, ha preso a vagare. Il fatto è che non è rimasto all’interno della clinica ma se n’è uscito, senza che nessuno degli addetti si accorgesse di nulla e senza trovare ostacolo alcuno nelle porte e nei cancelli, privi di allarme e perfino aperti. E una volta fuori, non è più riuscito a raccapezzarsi. Quando gli operatori, solo al mattino, non trovandolo nella sua stanza e nella struttura, hanno dato l’allarme e si sono messi a cercarlo, era tardi: l’hanno rinvenuto in un’area verde nelle vicinanze, ridotto in fin di vita dal freddo della notte, e a nulla è valsa la corsa verso l’ospedale di Frascati, dove alle 9.07 dello stesso giorno è mancato. “Il decesso – ha concluso il dottor Filippo Milano, a cui è stato affidato l’esame autoptico – si verificava perché l’anziano, già affetto da gravi patologie cerebrali e cardiovascolari, trascorreva la notte al freddo notturno invernale, in condizioni meteorologiche caratterizzate da temperature molto basse che favorivano l’insorgere di un’insufficienza cardio-circolatoria quale epifenomeno di un evento ischemico acuto”.
I familiari di Laudoni, per ottenere giustizia, attraverso l’area manager Angelo Novelli, si sono affidati a Studio3A-Valore Spa, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che li assiste in collaborazione con l’Avv. Marco Frigo del Foro di Padova. Sulla base della notizia di reato trasmessa dalle forze dell’ordine, infatti, il Pm della Procura di Velletri, dott. Antonio Verdi, ha aperto un fascicolo penale per omicidio colposo disponendo, oltre all’autopsia, l’acquisizione dei video delle telecamere interne della clinica. Proprio la visione dei filmati ha consentito di accertare come il paziente “tra le 23.43 e le 23.51 del 28 novembre 2017, fosse uscito dalla sua stanza, sceso al piano terra e, dopo aver percorso il vialetto di accesso, fosse uscito dal cancello – inopinatamente aperto a quell’ora di notte – e avesse abbandonato la casa di cura”, per citare il provvedimento con cui il magistrato, dopo aver iscritto nel registro degli indagati le due imputate, al termine delle indagini preliminari ne ha anche chiesto il rinvio a giudizio. Perché la prima, recitano le motivazioni, in violazione dell’articolo 11 della L.R. 41/2003 e dell’autorizzazione rilasciata dal Comune di Colonna, “non garantiva la presenza nella struttura di figure professionali qualificate in relazione alla tipologia del servizio prestato e, in particolare, ometteva di impartire disposizioni e di vigilare sulla loro esecuzione al fine di evitare che i pazienti non autosufficienti potessero allontanarsi da soli dalla struttura medesima”. E la seconda “si distraeva dal controllo del monitor non accorgendosi che, tra le ore 23.43 e le ore 23.51, il paziente (…) abbandonava indisturbato la Casa di cura”. Nonostante queste conclusioni schiaccianti della magistratura, la struttura non si è mai voluta assumere le sue responsabilità sul fronte civile, non rispondendo neppure alle richieste delle coperture assicurative avanzate da Studio3A per i propri assistiti per ottenere un adeguato risarcimento.
Quel video, che tutti gli inquirenti hanno visto e analizzato, però, non è nella disponibilità della Procura, che neanche nell’udienza di mercoledì 19 febbraio è riuscita a produrlo: i carabinieri di Colonna, che hanno acquisito e visionato i filmati, e che sono stati “onerati” dal Gip di rendere le necessarie precisazioni circa l’assenza dei file e di fornire una copia del Dvd con le registrazioni, non riescono più a trovarlo. Il timore è che possa essere andato accidentalmente cancellato. La sua mancanza potrebbe essere un bel problema per il prosieguo del processo penale, oltre al fatto che si è già perso inutilmente un anno e mezzo a causa di tutti i rinvii concessi dal Gip nella speranza di poterlo recuperare. Di qui il rinnovato appello dei familiari dell’anziano, con Studio3A, alla Procura di profondere ogni sforzo per riuscire a ritrovare quella essenziale fonte di prova per rendere giustizia al loro caro in vista della nuova scadenza del 24 giugno 2020.