Anche se la convocazione di italiani d’origine affonda le radici nella notte dei tempi continua a far discutere, è bastato che Antonio Conte chiamasse a Coverciano Eder e Franco Vazquez per riaccendere il dibattito. L’innesco sono le parole di Roberto Macini: “Io so che la Nazionale dev’essere degli italiani. Se uno è nato in Italia merita di giocarci, chi non lo è, anche se ha dei parenti, credo che non lo meriti”. Apriti cielo, nonostante la tradizione vanti precedenti recentissimi come Thiago Motta e Gabriel Paletta in Brasile e Mauro German Camoranesi, protagonista della spedizione campione del mondo in Germania nel 2006.
Non ha perso tempo l’attuale ct dell’Italia a difendere la scelta di vestire d’azzurro l’attaccante della Sampdoria, nato a Lauro Muller ma con un bisnonno trevigiano, e il fantasista del Palermo, venuto al mondo a Tanti da mamma di origine padovana. “Nell’ultimo mondiale gli oriundi erano 83 su 700 giocatori. Sono le regole, noi le seguiamo. D’altronde, come la metti la metti, qualche polemica si può sempre creare”. Ha dichiarato il C.T. che poi ha proseguito: “Non ho mai forzato nessuno, perché è una cosa che devono vivere dentro. La maglia azzurra non deve essere un ripiego per chi non riesce a conquistare un posto nel Paese che sente più suo. La Nazionale è per i migliori, bisogna dimostrare di essere bravi e di meritarla sul campo”. Quella di Conte è una scelta condivisibile, visto che in serie a il numero di giocatori italiani convocabili diminuisce anno dopo anno (In questa stagione la percentuale di stranieri in campo è salita al 54,8%. Nel 2006, quando gli azzurri di Lippi vinsero i Mondiali, non superava il 36%.). Una scelta condivisibile, si, ma fino a un certo punto: Vazquez e Eder possono davvero fare la differenza in un palcoscenico internazionale? Sembrerà retorico e fantasioso ma non sarebbe meglio puntare sulla tanto citata, criticata e bramata Linea Verde? A differenza degli ultimi anni un progetto del genere oggi sembra possibile, e i risultati delle squadre italiane non solo in Europa ma anche in campionato sembrano avvalere questa tesi: in serie a infatti stanno stupendo sempre di più le compagini di Empoli e Sassuolo, squadre totalmente composte da giocatori italiani, giovani e di talento, che rappresentano il futuro del calcio nostrano. Da Rugani a Barba, da Sepe a Consigli, da Sansone a Saponara, da Berardi a Pucciarelli e al più quotato Zaza. E anche se l’Empoli di Sarri e il Sassuolo di Di Francesco possono essere definite capostipiti di questa nuova tendenza, anche altre squadre italiane stanno cercando di spedire sul proscenio sempre più giovani promesse (Romagnoli della Samp, Sturaro della Juventus, Verde della Roma, Sportiello dell’Atalanta e Belotti del Palermo alcuni degli esempi più eclatanti). Insomma, Conte, si agli oriundi di valore, ma occhio… Questi “ragazzini” iniziano a scalpitare!