Massimo D’Alema è infuriato e promette denunce. L’ex premier dopo l’intervista al Corriere della Sera in cui affermava di essere offeso per il coinvolgimento del suo nome nell’inchiesta di Ischia, oggi in una conferenza stampa a Bari ha dichiarato: «Serve un intervento legislativo per tutelare l’onorabilità delle persone non indagate, per proteggerle da campagne diffamatorie come questa che mi vede protagonista, me e la mia famiglia. È falso che ho ricevuto bonifici per 87mila euro, per questo a partire da oggi abbiamo cominciato a muovere la carta bollata e a intraprendere azioni legali contro quanti hanno avviato questa campagna scandalistica priva di qualsiasi fondamento. Definirmi beneficiario dei contributi raccolti dalla Fondazione ItalianiEuropei di cui risulto essere presidente pro tempore a titolo gratuito è un’affermazione falsa che ha solo carattere diffamatorio. Quello che sta accadendo, mi costringe a denunciare, cosa che cominceremo a fare da oggi quanti, organi di stampa, televisioni e radio, singoli giornalisti, si sono esercitati a dire cose false e palesemente diffamatorie. Io sono sempre a disposizione della giustizia e sinceramente non ho nulla da dire, quello che avevo da dire l’ho già detto ai giornali, non c’era nessun segreto particolare. Se ritenessero tuttavia di dovermi sentire, sono sempre stato a disposizione della giustizia. In qualsiasi circostanza abbiano ritenuto di dovermi sentire. Questo è accaduto diverse volte, come testimone, e qualche volta è accaduto anche come indagato poi prosciolto, magari dopo molto tempo.
L’ Associazione nazionale dei magistrati ha replicato: «Pensiamo ai reati, non alle polemiche. La riservatezza va tutelata, ma non si mettano in discussione le intercettazioni come strumento di indagine».
Ernesto De Benedictis