«In un momento di grande difficoltà per i lavoratori che assicurano servizi essenziali, così come per tutti i nostri concittadini, stretti nella morsa di un’emergenza sanitaria, lavorativa ed umana, di proporzioni straordinarie, rimaniamo davvero sconcertati dalle dichiarazioni battute dalle agenzie di stampa e da alcune testate giornalistiche riguardo la situazione dei campi rom di Roma». Così, in una nota, Ermenegildo Rossi, segretario Ugl Roma e Provincia.
«Si legge, infatti, di voler intervenire perché i campi rom non diventino focolai epidemici. Non è la preoccupazione nei confronti del contenimento della pandemia, che ci sconcerta, anzi, quanto piuttosto la richiesta che nei campi vengano forniti servizi, quali la sanificazione, l’assegnazione di materiale (mascherine, gel, guanti, disinfettanti) e la garanzia del rifornimento dei pasti. In giornate in cui la stragrande maggioranza dei cittadini è confinata all’interno delle proprie abitazioni per gestire l’emergenza, affrontando lunghe file per approvvigionarsi di beni alimentari, ci chiediamo a cosa possano servire dispositivi di protezione individuale per persone che dovrebbero comunque rimanere nelle proprie abitazioni, esattamente come ogni cittadino di Roma, specie quando gli stessi dispositivi, per carenza produttiva, ancora non sono stati forniti a tutte le categorie produttive che stanno attualmente prestando servizio».
«Non vorremmo, oltretutto – conclude Rossi – che interventi assistenzialistici inopportuni risultino, in concreto, discriminatori se non addirittura razzisti nei confronti dei cittadini italiani, sprovvisti di tutele specifiche».
Liliana Manetti