Riceviamo e pubblichiamo qui di seguito il testo integrale della missiva, firmata dal presidente avvocato Fabio Campese
Illustrissimo Signor Presidente,
pur apprezzando, almeno in parte, lo sforzo profuso da questo Governo per cercare di arginare i danni
causati all’economia italiana dalla emergenza Covid-19, non riusciamo a celare il senso di rassegnazione
che suscitano le misure varate, nelle quali in molti, specie le partite IVA ed i professionisti, riponevano
speranze.
Ci si sarebbe attesi, Signor Presidente, delle misure che ponessero sullo stesso piano Cittadino e
Amministrazione pubblica, mentre la disparità è resa oggi ancor più profonda dalla mancata
sospensione dei termini di debiti tributari non ancora iscritti a ruolo, come quelli che originano dai
controlli automatizzati e/o formali dell’Agenzia delle Entrate, i cosiddetti avvisi bonari, o quelli
scaturenti dalle definizioni degli avvisi di accertamento.
Viene spontaneo, dunque, interrogarsi se l’incompletezza dei recenti decreti sia un effetto dell’urgenza
con cui essi sono stati elaborati, ovvero sia una scelta ragionata da taluni centri di potere per riversare
sul Contribuente un ulteriore aggravio tributario occulto, posto che la pandemia riguarda tutti i cittadini
italiani ma gli effetti economici ricadono solo sulle aziende e sui lavoratori del settore privato.
Già, Presidente! Perché il mancato pagamento di una rata delle dilazioni in essere con l’Agenzia delle
Entrate, come Lei ben saprà, sottopone il Contribuente ad un maggior gravame sanzionatorio nella
misura del 30% per via della decadenza dalla rateazione e contestuale iscrizione a ruolo del debito
residuo.
Altra grave disparità si riscontra nel trattamento riservato alle partite IVA, rispetto alla più tutelata
categoria dei lavoratori dipendenti, forti questi ultimi di ammortizzatori sociali che, tuttavia, non
possono reggere ad oltranza perché proprio il lavoro subordinato confida nella sopravvivenza di medio
– lungo periodo delle stesse partite IVA, svilite da bonus irrisori (mai percepiti) e da ulteriori proposte
di indebitamento (vedasi ultimo decreto) che proprio nell’attuale congiuntura depongono a tutto
sfavore di una concreta ripresa economica.
Al di là di proclami filantropici, sarebbe quanto mai necessario, dare vero impulso alle attività
produttive tutte, le quali, terminata l’emergenza sanitaria, forse non potranno riaprire i battenti, non
avendo esse potuto, in circa due mesi di chiusura forzata, produrre alcun fatturato, coltivando molte
di esse sempre maggiore consapevolezza che, al varco di una non ancora ipotizzabile fine del tunnel, le
attende un pesante fardello di debiti, tasse e contributi che codesto autorevole Governo non ha
potuto, per scelta o per imposizione della sovranità europea, sospendere nemmeno sino a pandemia
terminata.
Non si può, infatti, non riconoscere, Illustre Presidente, che la spina dorsale dell’economia del nostro
splendido Paese sia costituita da solerte quotidiano lavoro di tante micro imprese, gran parte delle
quali gestite a livello familiare, le quali, nonostante la morsa impietosa del Fisco, riuscivano fino a
qualche mese fa, seppur a fatica, a contribuire alla spesa pubblica.
Sarebbe stata scelta coraggiosa delle Istituzioni, nonché svolta epocale rispetto alle misure fin ora
adottate, lenire le ferite inferte dal Covid 19, ponendo fine all’annoso ed irragionevole contrasto tra
Fisco e Contribuente, attraverso una sorta di pace fiscale, rendendo entrambi compartecipi della
ripartenza del Paese, favorendo l’adempimento spontaneo di chi sovente, e a torto, viene bollato come
evasore proprio da chi non conosce quanto sia arduo, oltre che poco remunerativo, “alzare” ogni
mattina la saracinesca e sperare di poter assolvere alle obbligazioni contratte con gli stakeholders,
Stato incluso, senza dover contare, come contro partita, su un adeguato sistema di tutele, al pari di
tanti dipendenti del settore pubblico e privato.
Ci si sarebbe aspettati da “capitano”, quale Lei è signor Presidente, l’introduzione di misure di
maggiore respiro per la classe imprenditoriale – quella micro e piccola – senza lesinare concreta
iniezione di liquidità, non già a debito, ma, ad esempio, a titolo di contribuzione a fondo perduto, che
fungesse da potente propulsore della ripartenza del nostro apparato produttivo, senza che gli ostacoli
di una pesante e costosa macchina burocratica, sapientemente costruita dai Borboni, ma oggi mal
gestita, filtrino inutilmente risorse vitali per la classe imprenditoriale e per la vasta platea di lavoratori
che dalla stessa trae sostentamento.
Oltre vent’anni fa è stato richiesto agli italiani un contributo per l’ingresso nella moneta unica, ponendo
loro di fronte a prospettive di miglioramento del tenore di vita, costruendo l’illusione di un mercato
comune e di un grande progetto Comunitario, in onore del quale ogni cittadino italiano ha affrontato
notevoli sacrifici, versando ingenti risorse finanziarie, in nome di una conversione monetaria assolutamente
sfavorevole per l’Italia e di una troika che ha imposto alla nostra Nazione un regime di
austerità che giova solo al sistema finanziario comunitario.
Il Prof. Prodi lo chiamò “contributo per l’Europa”. Aveva ragione, era proprio un contributo che serviva
ad assecondare il disegno di rafforzare l’Europa a tutto discapito dell’Italia, ossia la Nazione che più di
ogni altra ha voluto l’Unione Europea e che anni prima, in regime di sovranità nazionale/monetaria,
godeva di una bilancia commerciale assolutamente favorevole, anche più delle “evolute”, si fa per dire,
economie francesi e tedesche.
Tralasciando l’analisi dei benefici – o dei danni – che sono derivati da quella scelta ormai lontana, è
arrivato il momento che si ascolti il grido di aiuto dei cittadini i quali invocano lo sforzo del Governo
centrale, questa volta perché si renda artefice, e responsabile in positivo, della sopravvivenza
dell’economia italiana.
Il vascello Italia, di cui Lei ora è il Capitano, ha bisogno di issare le vele e ripartire dando fondo alle
energie residue per far tornare a risplendere la nostra economia, il nostro Made in Italy, affinché il
nostro splendido Paese possa ricollocarsi a testa alta nei ranghi che gli competono in Europa e nel
Mondo
Allora illustre Presidente, è, ora più che mai, il caso che i proclami di apparenza filantropica, nonché
le promesse puntualmente disattese, cedano il passo a veri e propri interventi coraggiosi che
restituiscano vigore e orgoglio al nostro Paese e al Governo nazionale.
È il caso di riscoprire il valore della parola, quella parola che crea, e si trasforma, in azioni!
Egregio Signor Presidente, non è più tempo di varare riforme favorevoli a parametri cari all’Europa.
L’Italia ha, ora più che mai, bisogno di leggi mirate a salvare le numerose aziende che ancora hanno la
schiena forte, malgrado ogni avversità, ma anche quelle che, senza i dovuti interventi, forse saranno
costrette alla chiusura permanente.
Si tratta di confezionare ad arte un vestito per ogni singola azienda tenendo conto degli elementi
distintivi e delle specificità che la caratterizzano.
Voglia, a tal proposito, accettare una critica al decreto approvato il 7 aprile 2020, segnatamente ai
provvedimenti con cui questo Governo ha inteso apportare liquidità alle imprese sotto forma di
finanziamenti garantiti dallo Stato.
Abbiamo ascoltato in TV e letto sui giornali di un fantomatico finanziamento di € 25.000, messi a
disposizione dello Stato per ogni piccola azienda, ma questa favola ha il sapore di una trovata
mediatica più che di un vero rimedio curativo della attuale sofferenza imprenditoriale, in quanto
sembrerebbe che la relativa erogazione, nella misura massima di € 25.000, resti subordinata ad
ulteriori parametri che ne precluderebbero in concreto la fruizione da parte delle tante micro
imprese.
Provi ad immaginare la platea di piccoli artigiani, quali acconciatori, falegnami, elettricisti, calzolai, con
fatturato di 30 mila euro, i quali, laddove non si avvalgano di collaboratori alle dipendenze, potranno
ottenere solo un prestito di 7.500 euro, importo appena sufficiente – forse – a pagare due mesi di fitto
del locale, le bollette, e forse qualche rateizzazione di imposte sospesa sino a giugno, e che in ogni caso
saranno tenuti a riversare, di tutta fretta, da giugno in poi.
Dunque, Egregio Presidente, chi Le scrive non presume di essere il privilegiato detentore di una panacea
che risolleverà le sorti del nostro Paese, ma spera solo di aver stimolato una profonda riflessione su
quanto è accaduto, i cui effetti si rifletteranno inevitabilmente sulle sorti della nostra Nazione, che
potrebbero essere reversibili se solo si valutassero, con i necessari parametri, le attuali necessità del
popolo sovrano italiano.
LE CHIEDIAMO, pertanto, e PROPONIAMO signor Presidente:
Di sospendere il pagamento di imposte, tasse e contributi per almeno 12 mesi, consentendo al
loro scadere una rateazione sostenibile senza applicazione di sanzioni ed interessi;
Di sospendere tutti i pagamenti rateali in corso con l’Agenzia delle Entrate e gli Enti previdenziali,
non ancora iscritti a ruolo, per 12 mesi, facendo ripartire la dilazione da tale termine, al fine di
evitare che i contribuenti siano gravati di ulteriori sanzioni del 30% derivanti dall’interruzione
della rateazione in essere ed alla contestuale iscrizione a ruolo del debito residuo;
Di disporre la moratoria di 12 mesi delle rateizzazioni in essere con gli Enti della riscossione,
facendo ripartire la dilazione, da tale termine senza applicazione di sanzioni ed interessi;
Di esonerare microimprese e piccoli professionisti dal pagamento dei contributi previdenziali
relativi ai primi due trimestri 2020;
Di prevedere una ridefinizione delle scadenze delle “rottamazioni” e misure di “saldo e stralcio”
delle cartelle in corso, e, al contempo, prevedere un nuovo modello di “saldo e stralcio” delle
cartelle esattoriali da estendere alle persone fisiche ma soprattutto alle imprese avente ad
oggetto tutte le imposte ed i contributi, al fine di consentire a tutti di ripartire senza ulteriori
“aggravi”;
Di erogare un “contributo per l’Italia” pari ad € 15.000,00, a beneficio di tutte le partite IVA con
fatturato dell’anno precedente di almeno fino a € 50.000,00, le quali non potranno beneficiare
della necessaria liquidità messa a disposizione dalle Banche a causa di limitati parametri di
accesso al prestito previsto dal decreto del 7 aprile 2020;
Di innalzare al 100% la retribuzione spettante ai lavoratori dipendenti in cassa integrazione, visto
che tutti gli italiani vivono la pandemia.
Di concedere alle aziende, senza vincoli e parametri limitativi, vera liquidità, sotto forma di
finanziamenti a tasso agevolato, con garanzia dello Stato, necessaria per gli investimenti in beni
strumentali e ricerca e sviluppo. In altri termini, si chiede che alle aziende vengano erogati aiuti
finanziari in base alle specifiche esigenze dei richiedenti, onde consentire ad essi di far
concretamente fronte agli investimenti, all’efficientamento produttivo ed all’innovazione
tecnologica;
Disporre i tempi di rimborso dei suddetti finanziamenti per un periodo non inferiore a venti anni,
non prima di un periodo di preammortamento di anni 5, (tenendo conto che alla Germania
furono concessi oltre novant’anni per ripagare solo una parte dei danni bellici);
Di varare una legge di unità nazionale volta alla ricostruzione dell’economia italiana, che
consenta ai professionisti ed alle micro e piccole imprese di usufruire di finanziamenti a fondo
perduto, da destinare al pagamento di debiti pregressi, mutui, salari e stipendi, con l’obbligo di
mantenere invariata la base occupazionale per almeno 12 mesi. In altri termini, si richiede la
cancellazione dei debiti delle micro e piccole imprese, a condizione che queste garantiscano il
livello occupazionale per almeno 12 mesi dall’ottenimento del finanziamento a fondo perduto e
che, la liquidità a loro concessa, sia utilizzata interamente per il pagamento dei debiti, dei mutui
e dei salari e stipendi;
Il tutto “sburocratizzando” e “semplificando” la fruizione dei benefici e, con essi, delle norme
(poche ed efficaci regole, modelli snelli, tempi rapidi e risposte certe che non debbano attendere
gli ulteriori e sempre confusi “decreti attuativi” di quello o quell’altro ministero).
Da ultimo, ma non ultimo, si ritiene necessario istituire, al pari dell’emergenza sanitaria, una “task force
per la ripartenza economica”, composta di esperti in settori diversificati (commercialisti, avvocati
tributaristi, manager, consulenti del lavoro, esperti del sistema bancario e finanziario, ecc.), che
conoscono le problematiche concrete dei loro interlocutori e i canali istituzionali con cui
quotidianamente interloquiscono, al fine di individuare concretamente le migliori soluzioni in termini
di efficienza normativa ed efficacia della sua attuazione.
Solo così la fiducia del popolo italiano nelle istituzioni uscirà rafforzata dalla drammatica esperienza
che ha travolto, non solo l’Italia, ma il Mondo intero, portando il cittadino, gratificato dalle attenzioni
di questo Esecutivo, ad onorare i propri impegni con rinnovata consapevolezza di dover contribuire alla
spesa pubblica in virtù del principio di capacità contributiva sancito dalla Costituzione.
A tale fine, il Movimento Italia Liberale Cristiana, se Lei lo vorrà, è pronta sin d’ora con i suoi membri
a mettere a disposizione del Governo le proprie migliori competenze tecniche per contribuire
fattivamente ed attivamente al rilancio auspicabile della Nazione, così come è disponibile ad un
incontro / confronto con i suoi consulenti per entrare nei dettagli.
Infine, illustre Presidente del Consiglio dei Ministri, ricordi all’Europa che il Popolo italiano, figlio di quei
partigiani che hanno combattuto il nazismo (e non di mafiosi come sostiene qualche schifoso giornale
tedesco), in tempi non sospetti, ha approvato l’azzeramento – quasi totale – del debito di guerra della
Germania, dimostrando, nonostante tutto, la Sua lealtà.
Rammenti alla Germania che solo nel 2010 – e dunque solo dopo oltre novant’anni – ha terminato di
pagare il proprio debito – azzerato quasi del tutto – per i copiosi danni bellici arrecati al Mondo intero.
Rammenti, altresì, al Governo olandese che gli italiani hanno costruito il proprio futuro grazie alla loro
creatività e tenacia e che, al contrario loro, non ha creato una ricchezza economica dal dominio
coloniale.
Rammenti al Governo olandese che l’Italia attrae il turismo per le Sue bellezze naturali e storiche e,
dunque, senza avvalersi di spinelli e squillo.
Ricordi all’Europa che gli Stati Uniti d’America hanno varato un provvedimento d’urgenza per assistere
la sanità e l’economia italiana, al contrario della UE, della Germania e della Olanda che tentano di
“ingabbiarci” con il MES.
Ricordi all’Europa che l’Italia ha un Suo Stato – popolo – Sovrano che non tollera ricatti di sorta.
Non dimentichi Presidente, che uno Stato sovrano ha l’obbligo di evitare in tutti i modi che le nuove
generazioni si vedano costrette a lasciare il proprio Paese alla ricerca di contesti più accoglienti doveancora poter coltivare speranze per un futuro migliore. Come si è visto, infatti, molti degli scienziati a
cui oggi ci aggrappiamo per avere soluzioni che ci portino fuori dall’emergenza sanitaria sono italiani
che lavorano all’estero.
L’Italia in questo momento non può far altro che confidare in Lei!
Grazie Presidente.
pur apprezzando, almeno in parte, lo sforzo profuso da questo Governo per cercare di arginare i danni
causati all’economia italiana dalla emergenza Covid-19, non riusciamo a celare il senso di rassegnazione
che suscitano le misure varate, nelle quali in molti, specie le partite IVA ed i professionisti, riponevano
speranze.
Ci si sarebbe attesi, Signor Presidente, delle misure che ponessero sullo stesso piano Cittadino e
Amministrazione pubblica, mentre la disparità è resa oggi ancor più profonda dalla mancata
sospensione dei termini di debiti tributari non ancora iscritti a ruolo, come quelli che originano dai
controlli automatizzati e/o formali dell’Agenzia delle Entrate, i cosiddetti avvisi bonari, o quelli
scaturenti dalle definizioni degli avvisi di accertamento.
Viene spontaneo, dunque, interrogarsi se l’incompletezza dei recenti decreti sia un effetto dell’urgenza
con cui essi sono stati elaborati, ovvero sia una scelta ragionata da taluni centri di potere per riversare
sul Contribuente un ulteriore aggravio tributario occulto, posto che la pandemia riguarda tutti i cittadini
italiani ma gli effetti economici ricadono solo sulle aziende e sui lavoratori del settore privato.
Già, Presidente! Perché il mancato pagamento di una rata delle dilazioni in essere con l’Agenzia delle
Entrate, come Lei ben saprà, sottopone il Contribuente ad un maggior gravame sanzionatorio nella
misura del 30% per via della decadenza dalla rateazione e contestuale iscrizione a ruolo del debito
residuo.
Altra grave disparità si riscontra nel trattamento riservato alle partite IVA, rispetto alla più tutelata
categoria dei lavoratori dipendenti, forti questi ultimi di ammortizzatori sociali che, tuttavia, non
possono reggere ad oltranza perché proprio il lavoro subordinato confida nella sopravvivenza di medio
– lungo periodo delle stesse partite IVA, svilite da bonus irrisori (mai percepiti) e da ulteriori proposte
di indebitamento (vedasi ultimo decreto) che proprio nell’attuale congiuntura depongono a tutto
sfavore di una concreta ripresa economica.
Al di là di proclami filantropici, sarebbe quanto mai necessario, dare vero impulso alle attività
produttive tutte, le quali, terminata l’emergenza sanitaria, forse non potranno riaprire i battenti, non
avendo esse potuto, in circa due mesi di chiusura forzata, produrre alcun fatturato, coltivando molte
di esse sempre maggiore consapevolezza che, al varco di una non ancora ipotizzabile fine del tunnel, le
attende un pesante fardello di debiti, tasse e contributi che codesto autorevole Governo non ha
potuto, per scelta o per imposizione della sovranità europea, sospendere nemmeno sino a pandemia
terminata.
Non si può, infatti, non riconoscere, Illustre Presidente, che la spina dorsale dell’economia del nostro
splendido Paese sia costituita da solerte quotidiano lavoro di tante micro imprese, gran parte delle
quali gestite a livello familiare, le quali, nonostante la morsa impietosa del Fisco, riuscivano fino a
qualche mese fa, seppur a fatica, a contribuire alla spesa pubblica.
Sarebbe stata scelta coraggiosa delle Istituzioni, nonché svolta epocale rispetto alle misure fin ora
adottate, lenire le ferite inferte dal Covid 19, ponendo fine all’annoso ed irragionevole contrasto tra
Fisco e Contribuente, attraverso una sorta di pace fiscale, rendendo entrambi compartecipi della
ripartenza del Paese, favorendo l’adempimento spontaneo di chi sovente, e a torto, viene bollato come
evasore proprio da chi non conosce quanto sia arduo, oltre che poco remunerativo, “alzare” ogni
mattina la saracinesca e sperare di poter assolvere alle obbligazioni contratte con gli stakeholders,
Stato incluso, senza dover contare, come contro partita, su un adeguato sistema di tutele, al pari di
tanti dipendenti del settore pubblico e privato.
Ci si sarebbe aspettati da “capitano”, quale Lei è signor Presidente, l’introduzione di misure di
maggiore respiro per la classe imprenditoriale – quella micro e piccola – senza lesinare concreta
iniezione di liquidità, non già a debito, ma, ad esempio, a titolo di contribuzione a fondo perduto, che
fungesse da potente propulsore della ripartenza del nostro apparato produttivo, senza che gli ostacoli
di una pesante e costosa macchina burocratica, sapientemente costruita dai Borboni, ma oggi mal
gestita, filtrino inutilmente risorse vitali per la classe imprenditoriale e per la vasta platea di lavoratori
che dalla stessa trae sostentamento.
Oltre vent’anni fa è stato richiesto agli italiani un contributo per l’ingresso nella moneta unica, ponendo
loro di fronte a prospettive di miglioramento del tenore di vita, costruendo l’illusione di un mercato
comune e di un grande progetto Comunitario, in onore del quale ogni cittadino italiano ha affrontato
notevoli sacrifici, versando ingenti risorse finanziarie, in nome di una conversione monetaria assolutamente
sfavorevole per l’Italia e di una troika che ha imposto alla nostra Nazione un regime di
austerità che giova solo al sistema finanziario comunitario.
Il Prof. Prodi lo chiamò “contributo per l’Europa”. Aveva ragione, era proprio un contributo che serviva
ad assecondare il disegno di rafforzare l’Europa a tutto discapito dell’Italia, ossia la Nazione che più di
ogni altra ha voluto l’Unione Europea e che anni prima, in regime di sovranità nazionale/monetaria,
godeva di una bilancia commerciale assolutamente favorevole, anche più delle “evolute”, si fa per dire,
economie francesi e tedesche.
Tralasciando l’analisi dei benefici – o dei danni – che sono derivati da quella scelta ormai lontana, è
arrivato il momento che si ascolti il grido di aiuto dei cittadini i quali invocano lo sforzo del Governo
centrale, questa volta perché si renda artefice, e responsabile in positivo, della sopravvivenza
dell’economia italiana.
Il vascello Italia, di cui Lei ora è il Capitano, ha bisogno di issare le vele e ripartire dando fondo alle
energie residue per far tornare a risplendere la nostra economia, il nostro Made in Italy, affinché il
nostro splendido Paese possa ricollocarsi a testa alta nei ranghi che gli competono in Europa e nel
Mondo
Allora illustre Presidente, è, ora più che mai, il caso che i proclami di apparenza filantropica, nonché
le promesse puntualmente disattese, cedano il passo a veri e propri interventi coraggiosi che
restituiscano vigore e orgoglio al nostro Paese e al Governo nazionale.
È il caso di riscoprire il valore della parola, quella parola che crea, e si trasforma, in azioni!
Egregio Signor Presidente, non è più tempo di varare riforme favorevoli a parametri cari all’Europa.
L’Italia ha, ora più che mai, bisogno di leggi mirate a salvare le numerose aziende che ancora hanno la
schiena forte, malgrado ogni avversità, ma anche quelle che, senza i dovuti interventi, forse saranno
costrette alla chiusura permanente.
Si tratta di confezionare ad arte un vestito per ogni singola azienda tenendo conto degli elementi
distintivi e delle specificità che la caratterizzano.
Voglia, a tal proposito, accettare una critica al decreto approvato il 7 aprile 2020, segnatamente ai
provvedimenti con cui questo Governo ha inteso apportare liquidità alle imprese sotto forma di
finanziamenti garantiti dallo Stato.
Abbiamo ascoltato in TV e letto sui giornali di un fantomatico finanziamento di € 25.000, messi a
disposizione dello Stato per ogni piccola azienda, ma questa favola ha il sapore di una trovata
mediatica più che di un vero rimedio curativo della attuale sofferenza imprenditoriale, in quanto
sembrerebbe che la relativa erogazione, nella misura massima di € 25.000, resti subordinata ad
ulteriori parametri che ne precluderebbero in concreto la fruizione da parte delle tante micro
imprese.
Provi ad immaginare la platea di piccoli artigiani, quali acconciatori, falegnami, elettricisti, calzolai, con
fatturato di 30 mila euro, i quali, laddove non si avvalgano di collaboratori alle dipendenze, potranno
ottenere solo un prestito di 7.500 euro, importo appena sufficiente – forse – a pagare due mesi di fitto
del locale, le bollette, e forse qualche rateizzazione di imposte sospesa sino a giugno, e che in ogni caso
saranno tenuti a riversare, di tutta fretta, da giugno in poi.
Dunque, Egregio Presidente, chi Le scrive non presume di essere il privilegiato detentore di una panacea
che risolleverà le sorti del nostro Paese, ma spera solo di aver stimolato una profonda riflessione su
quanto è accaduto, i cui effetti si rifletteranno inevitabilmente sulle sorti della nostra Nazione, che
potrebbero essere reversibili se solo si valutassero, con i necessari parametri, le attuali necessità del
popolo sovrano italiano.
LE CHIEDIAMO, pertanto, e PROPONIAMO signor Presidente:
Di sospendere il pagamento di imposte, tasse e contributi per almeno 12 mesi, consentendo al
loro scadere una rateazione sostenibile senza applicazione di sanzioni ed interessi;
Di sospendere tutti i pagamenti rateali in corso con l’Agenzia delle Entrate e gli Enti previdenziali,
non ancora iscritti a ruolo, per 12 mesi, facendo ripartire la dilazione da tale termine, al fine di
evitare che i contribuenti siano gravati di ulteriori sanzioni del 30% derivanti dall’interruzione
della rateazione in essere ed alla contestuale iscrizione a ruolo del debito residuo;
Di disporre la moratoria di 12 mesi delle rateizzazioni in essere con gli Enti della riscossione,
facendo ripartire la dilazione, da tale termine senza applicazione di sanzioni ed interessi;
Di esonerare microimprese e piccoli professionisti dal pagamento dei contributi previdenziali
relativi ai primi due trimestri 2020;
Di prevedere una ridefinizione delle scadenze delle “rottamazioni” e misure di “saldo e stralcio”
delle cartelle in corso, e, al contempo, prevedere un nuovo modello di “saldo e stralcio” delle
cartelle esattoriali da estendere alle persone fisiche ma soprattutto alle imprese avente ad
oggetto tutte le imposte ed i contributi, al fine di consentire a tutti di ripartire senza ulteriori
“aggravi”;
Di erogare un “contributo per l’Italia” pari ad € 15.000,00, a beneficio di tutte le partite IVA con
fatturato dell’anno precedente di almeno fino a € 50.000,00, le quali non potranno beneficiare
della necessaria liquidità messa a disposizione dalle Banche a causa di limitati parametri di
accesso al prestito previsto dal decreto del 7 aprile 2020;
Di innalzare al 100% la retribuzione spettante ai lavoratori dipendenti in cassa integrazione, visto
che tutti gli italiani vivono la pandemia.
Di concedere alle aziende, senza vincoli e parametri limitativi, vera liquidità, sotto forma di
finanziamenti a tasso agevolato, con garanzia dello Stato, necessaria per gli investimenti in beni
strumentali e ricerca e sviluppo. In altri termini, si chiede che alle aziende vengano erogati aiuti
finanziari in base alle specifiche esigenze dei richiedenti, onde consentire ad essi di far
concretamente fronte agli investimenti, all’efficientamento produttivo ed all’innovazione
tecnologica;
Disporre i tempi di rimborso dei suddetti finanziamenti per un periodo non inferiore a venti anni,
non prima di un periodo di preammortamento di anni 5, (tenendo conto che alla Germania
furono concessi oltre novant’anni per ripagare solo una parte dei danni bellici);
Di varare una legge di unità nazionale volta alla ricostruzione dell’economia italiana, che
consenta ai professionisti ed alle micro e piccole imprese di usufruire di finanziamenti a fondo
perduto, da destinare al pagamento di debiti pregressi, mutui, salari e stipendi, con l’obbligo di
mantenere invariata la base occupazionale per almeno 12 mesi. In altri termini, si richiede la
cancellazione dei debiti delle micro e piccole imprese, a condizione che queste garantiscano il
livello occupazionale per almeno 12 mesi dall’ottenimento del finanziamento a fondo perduto e
che, la liquidità a loro concessa, sia utilizzata interamente per il pagamento dei debiti, dei mutui
e dei salari e stipendi;
Il tutto “sburocratizzando” e “semplificando” la fruizione dei benefici e, con essi, delle norme
(poche ed efficaci regole, modelli snelli, tempi rapidi e risposte certe che non debbano attendere
gli ulteriori e sempre confusi “decreti attuativi” di quello o quell’altro ministero).
Da ultimo, ma non ultimo, si ritiene necessario istituire, al pari dell’emergenza sanitaria, una “task force
per la ripartenza economica”, composta di esperti in settori diversificati (commercialisti, avvocati
tributaristi, manager, consulenti del lavoro, esperti del sistema bancario e finanziario, ecc.), che
conoscono le problematiche concrete dei loro interlocutori e i canali istituzionali con cui
quotidianamente interloquiscono, al fine di individuare concretamente le migliori soluzioni in termini
di efficienza normativa ed efficacia della sua attuazione.
Solo così la fiducia del popolo italiano nelle istituzioni uscirà rafforzata dalla drammatica esperienza
che ha travolto, non solo l’Italia, ma il Mondo intero, portando il cittadino, gratificato dalle attenzioni
di questo Esecutivo, ad onorare i propri impegni con rinnovata consapevolezza di dover contribuire alla
spesa pubblica in virtù del principio di capacità contributiva sancito dalla Costituzione.
A tale fine, il Movimento Italia Liberale Cristiana, se Lei lo vorrà, è pronta sin d’ora con i suoi membri
a mettere a disposizione del Governo le proprie migliori competenze tecniche per contribuire
fattivamente ed attivamente al rilancio auspicabile della Nazione, così come è disponibile ad un
incontro / confronto con i suoi consulenti per entrare nei dettagli.
Infine, illustre Presidente del Consiglio dei Ministri, ricordi all’Europa che il Popolo italiano, figlio di quei
partigiani che hanno combattuto il nazismo (e non di mafiosi come sostiene qualche schifoso giornale
tedesco), in tempi non sospetti, ha approvato l’azzeramento – quasi totale – del debito di guerra della
Germania, dimostrando, nonostante tutto, la Sua lealtà.
Rammenti alla Germania che solo nel 2010 – e dunque solo dopo oltre novant’anni – ha terminato di
pagare il proprio debito – azzerato quasi del tutto – per i copiosi danni bellici arrecati al Mondo intero.
Rammenti, altresì, al Governo olandese che gli italiani hanno costruito il proprio futuro grazie alla loro
creatività e tenacia e che, al contrario loro, non ha creato una ricchezza economica dal dominio
coloniale.
Rammenti al Governo olandese che l’Italia attrae il turismo per le Sue bellezze naturali e storiche e,
dunque, senza avvalersi di spinelli e squillo.
Ricordi all’Europa che gli Stati Uniti d’America hanno varato un provvedimento d’urgenza per assistere
la sanità e l’economia italiana, al contrario della UE, della Germania e della Olanda che tentano di
“ingabbiarci” con il MES.
Ricordi all’Europa che l’Italia ha un Suo Stato – popolo – Sovrano che non tollera ricatti di sorta.
Non dimentichi Presidente, che uno Stato sovrano ha l’obbligo di evitare in tutti i modi che le nuove
generazioni si vedano costrette a lasciare il proprio Paese alla ricerca di contesti più accoglienti doveancora poter coltivare speranze per un futuro migliore. Come si è visto, infatti, molti degli scienziati a
cui oggi ci aggrappiamo per avere soluzioni che ci portino fuori dall’emergenza sanitaria sono italiani
che lavorano all’estero.
L’Italia in questo momento non può far altro che confidare in Lei!
Grazie Presidente.