“Per sconfiggere i terroristi bisogna eliminare le ragioni che li rendono tali, uccidendo i terroristi non risolverà il problema!
Per eliminare il terrorismo ci vuole l’istruzione e per ottenere l’istruzione ci vogliono le scuole! Essere istruiti è la miglior difesa contro la stupidità e l’ignoranza, e l’unico modo per evitare il fallimento nella vita è non provare mai niente.”
Immaginate di trovarvi in Afghanistan circondati dai Talebani che, vi vogliono morto. Riuscite ad immedesimarvi? Non credo. Questa è la storia di uno ragazzo afgano, che però è riuscito ad attraversare lo schermo in senso opposto, e quello che noi vediamo come un film lo ha vissuto sulla propri pelle e su quella dei suoi affetti più cari. Questo ragazzo si chiama Atai Walimohammad, ed a soli ventitré anni è scampato alla morte più volte perché Atai si era messo contro l’indottrinamento dei talebani ed andava in giro per il villaggio a parlare alla gente: diceva loro che i bambini, se veramente volevano il paradiso, dovevano frequentare le scuole pubbliche e non quelle gestite dai talebani (“biglietterie per il paradiso”) finalizzate al martirio.
Il libro di Atai Walimohammad “Ho rifiutato il paradiso per non uccidere” avvicina il lettore alle storie quotidiane che ancora popolano l’Afghanistan, un paese dove la guerra e il terrorismo sembrano non finire mai. I Talebani Insegnano ai bambini a diventare kamikaze. Convincono i genitori dei piccoli aspiranti kamikaze che in questa maniera verrà garantito il paradiso subito per loro e per tutta la loro famiglia.
Ma i talebani non lasciano agli afgani il diritto all’istruzione, i Talebani distruggono le scuole ed uccidono coloro che amano l’istruzione, la vera cultura afgana, il vero islam e l’umanità. Perché, se uno si istruisce non obbedisce ai talebani e si rifiuta di uccidere gli altri: in questo modo i talebani perdono i “clienti” ed i loro affari vengono toccati. La religione per loro è affari. Perché l’istruzione è il peggior nemico del fanatismo e del fondamentalismo. Coloro che cercano la verità o che hanno trovato la verità sono i peggiori nemici dei terroristi. Il libro racconta le storie di lavaggio del cervello, di bambini kamikaze, dell’importanza dell’istruzione, ma anche di speranza, come quella dell’associazione FAWN (Free Afghan Women Now) di cui Atai è il fondatore.
Atai Walimohammad, un bimbo che non ha vissuto l’infanzia, ed i giocattoli della sua infanzia sono state le vere armi, un bimbo che ha solo la guerra come paragone e nonostante tutto ha cercato di vivere e di crearsi una giusta vita. Atai si è laureato in Italia in scienze delle mediazione linguistica, ha imparato da solo 7 lingue, fa l’interprete e traduttore per i tribunali, e lavora come mediatore linguistico culturale al centro di accoglienza per richiedenti asilo di Zavattarello. Si sta preparando per diventare lo psichiatra come suo padre.