Oggi si celebra il 75° anniversario della Liberazione dell’Italia che ricorda la resistenza politica e militare, accanto alle forze partigiane, contro il regime fascista e l’occupazione nazista. Istituzionalizzata come festa nazionale dal 1949, la data del 25 aprile venne scelta nel 1946 dall’allora Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi.
Una data importantissima che ha cambiato per sempre la storia del nostro Paese e che ogni anno viene celebrata con manifestazioni ed eventi in tutta Italia.
Quest’anno però è una celebrazione molto diversa da quella degli anni passati. Quest’anno tutti noi stiamo combattendo contro un nemico terribile che, ora come allora, si è impossessato appieno della nostra libertà e proprio come 75 anni fa lo stiamo combattendo con dolore, sofferenza e molti, forse troppi morti.
Mai come quest’anno però, a tutti noi e soprattutto alle generazioni più giovani che non hanno vissuto le privazioni dei diritti, è sicuramente molto più chiaro il concetto di libertà.
Libertà di pensare, di criticare, di muoversi, di viaggiare, di organizzarsi, di incontrare gli amici, di cambiare idea, di stare con i propri cari, di incontrare le persone amate.
La libertà ci è arrivata come un regalo da chi ha combattuto e lottato per conquistarla, dopo la dittatura e le tragedie della seconda guerra mondiale.
Ha proprio ragione Piero Calamandrei “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale solo quando comincia a mancare”.
Per questo motivo, ogni anno, è doveroso celebrare e ricordare la Festa della Liberazione che quest’anno però cade in pieno distanziamento sociale che per molti di noi è anche e soprattutto distanziamento affettivo. Siamo impossibilitati infatti a frequentare le persone alle quali vogliamo bene e che per diverse ragioni si trovano in un altro comune o in altra regione. La cosa che fa più male è che spesso sono a pochi passi da noi ma, se sono bimbi o anziani è meglio non frequentarli. Ognuno di noi, forse portatore sano del coronavirus, potrebbe trasformarsi in un potenziale killer.
Insomma è proprio quest’anno, che abbiamo bisogno più che mai di celebrare ma soprattutto riconquistare la nostra libertà. Il post-pandemia dovrà vedere una rigenerazione civile e sociale simile a quella del dopoguerra. Non dovremo tirar su macerie materiali ma sociali e soprattutto economiche. Superata questa dolorosa esperienza saremo chiamati a ricostruire un mondo più giusto e più solidale.
Certo festeggiare la liberazione essendo in quarantena, privati della libertà è una contraddizione, un ossimoro. Sicuramente questa dolorosa esperienza ci insegnerà ad apprezzare di più le piccole e belle cose che la vita ogni giorno ci offre. Una stretta di mano, un abbraccio, una carezza, un bacio, un caffè al bar, una cena con gli amici.
Non ci sono cortei oggi, quest’anno il 25 aprile si celebra a porte chiuse a causa dell’emergenza sanitaria e a maggior ragione, ricorda il presidente della Repubblica Sergio Mattarella diventa simbolo di ripartenza e di rilancio.
Una cerimonia insolita quella che questa mattina lo ha visto protagonista, con tanto di mascherina e con la scorta ridotta al minimo, all’Altare della Patria. In cima alla scalinata del Vittoriale, il Capo dello Stato ha trovato due corazzieri — anche loro dotati di protezioni sanitarie — che hanno deposto una corona al Milite ignoto. Quel morto sconosciuto ha assunto le sembianze di tutte le persone che in questa guerra contro il Covid -19 abbiamo perso.
Un trombettiere dei Carabinieri ha suonato il «silenzio», come viene identificata la sequenza musicale di sole tre note eseguita in cerimonie istituzionali. Anche questi morti se ne sono andati purtroppo in silenzio, senza la vicinanza dei loro cari, senza una parola di conforto, senza un funerale.
In tempo di confinamento sociale non restano che le manifestazioni virtuali, sui social, in streaming e in tv. Ognuno in casa propria attaccato ad un video. Una festa nel segno dell’unità, anche se a distanza. Per questo è stata lanciata la convocazione «per ritrovarci insieme a festeggiare in una grande piazza virtuale» ma anche a fare donazioni alle associazioni che si occupano di chi ha bisogno. Daniela Gabriele